L’espressione Smart Manufacturing fa riferimento a quell’insieme di innovazioni digitali che, venuto a maturazione negli ultimi anni principalmente nel terziario avanzato, cerca adesso un nuovo spazio applicativo all’interno di processi operativi (manifatturieri e logistici) delle aziende industriali, dando vita a quella che sarà ricordata come la Quarta Rivoluzione Industriale.
Lo Smart Manufacturing si concretizza nell’adozione di alcune tecnologie digitali innovative che si possono ricondurre a due grandi insiemi, uno più coeso e vicino all’IT, rappresentato da Cloud Computing, IoT e Big Data, ed uno più eterogeneo e vicino al layer delle Operational Technologies, rappresentato da Advanced Automation, Advanced Human Machine Interface ed Additive Manufacturing.
L’Osservatorio Smart Manufacturing del Politecnico di Milano ha studiato 40 casi di aziende medio-grandi in Italia. Da questo campione emerge un quadro di buon livello di “attività” sul tema a cui fa da contraltare, purtroppo non di rado, l’assenza di una visione strategica, poiché Smart Manufacturing significa saper “orchestrare” il digitale per trasformare i processi industriali.
Nelle aziende con all’attivo applicazioni di Smart Technologies vi è un’ampia soddisfazione in merito al rapporto tra costi e benefici, ad esempio con riferimento all’adozione di smart meters per l’efficienza energetica o all’Advanced Automation. In verità, vi è una certa difficoltà a generalizzare i benefici, a meno di eccezioni come quelle sopra menzionate, per due ordini di motivi. In primo luogo, la stessa Smart Technology può trovare giustificazioni differenti in contesti differenti; in secondo luogo, molte Smart Technologies toccano prestazioni che, seppur percepite come fonte di vantaggio competitivo, sono difficili da valorizzare: il 33% delle aziende dichiara benefici nell’area “Visibilità e controllo”, il 27% in area “Soddisfazione dei clienti ed Immagine aziendale”, mentre solo il 23% in area “Riduzione costi” ed il 15% in area “Incremento ricavi”. Vi è dunque il rischio che le applicazioni Smart Manufacturing più innovative non siano scelte da aziende che si focalizzino solo su ritorni tangibili nel breve. Il percorso per diventare “smart” presenta anche altri ostacoli, alcuni specifici del contesto manifatturiero italiano, altri più generali a questo comparto dell’innovazione digitale.
Con riferimento al contesto Italia, la dimensione media dell’azienda manifatturiera è una delle variabili che meno aiuta, in primo luogo perché le aziende piccole di solito hanno basi tecnologiche più fragili dal punto di vista delle tradizionali soluzioni di digitalizzazione dei processi, in secondo luogo per limiti nella “cultura digitale”: delle aziende analizzate, meno di un quarto ha sviluppato un programma di formazione su temi delle e-skills. Un’altra debolezza tipica delle imprese italiane è quella finanziaria, che ha portato molte di loro, sia grandi che piccole, ad essere acquisite: sul campione di aziende intervistate che fanno parte di un gruppo multinazionale, poco più di un terzo ha dichiarato di essere indipendente dal punto di vista decisionale e di poter avviare programmi di sperimentazione autonomi, mentre le altre devono attenersi ai piani di innovazione dell’headquarter. Con riferimento a problematiche più generali, due sono i punti di attenzione. In primo luogo lo Smart Manufacturing è per sua natura una innovazione che agisce all’interfaccia tra i due mondi IT ed Operational Technology. Questo si scontra con la storica contrapposizione organizzativa tra IT e OT. A questa barriera si aggiunge il fatto che le Smart Technologies portano con sé un modello di adozione fatto da ecosistemi, più che da singoli fornitori: è proprio sfruttando l’ecosistema che il potenziale delle singole tecnologie emerge, ed i tempi ed i costi di implementazione sono ridotti. In futuro un Operations Manager potrà disegnare un’applicazione di controllo avanzamento produzione o analisi dati a supporto della pianificazione della manutenzione componendo servizi già sviluppati e disponibili in cloud. L’insieme di queste differenze richiederà ai fornitori un importante ruolo di formazione e supporto verso le imprese. Il percorso per diventare “smart” dunque non è semplice, ma esso conduce al futuro della manifattura. Mettere a fuoco le barriere e saper valutare i benefici costituisce, per le imprese, la prima condizione per avere successo.