Dalle parole si sta passando ai fatti. E’ questa in estrema sintesi la lettura che Fabio Pettarin, presidente di Tecnest, dà dello scenario italiano di Industria 4.0. Tecnest è un’azienda specializzata nella fornitura di soluzioni informatiche e organizzative per la pianificazione, il controllo e la gestione dei processi di produzione e della supply chain, fondata nel 1987 e con sede a Tavagnacco (Udine) e Cinisello Balsamo (Milano), e grazie ai suoi 30 anni di storia è testimone della transizione nella quarta rivoluzione industriale.
Pettarin, come sta cambiando lo scenario industriale italiano?
Dal nostro osservatorio, quello di un’azienda che lavora nell’ambito dell’industria manifatturiera, quindi nel cuore della supply chain, notiamo che da una fase in cui il concetto di Industry 4.0 si è fin troppo enfatizzato ma poco concretizzato, in questi ultimi mesi si sta finalmente passando ad azioni e scelte concrete. Le aziende si sono rese conto che è un’opportunità da cogliere, per sopravvivere e per essere più competitive, e quindi si stanno attrezzando, anche con una maggiore propensione a investire. Noi siamo specialisti in sistemi per gestire i processi produttivi, sia in termini di pianificazione e programmazione della produzione, sia in ambito operations. I nostri clienti sono aziende manifatturiere appartenenti a diversi settori, dall’industria manifatturiera discreta all’industria di processo; le nostre soluzioni permettono di rendere più efficienti i processi, controllare i costi, rispondere in modo più efficace al cliente finale. Quello che oggi il mercato ci chiede sono soluzioni software ma, sempre di più, anche un supporto consulenziale nella gestione e ottimizzazione dei processi.
Considera adeguate alle esigenze della “quarta rivoluzione industriale” le misure annunciate dal Governo e dagli enti locali?
Le istituzioni europee, nazionali e locali, come nel nostro caso in Friuli Venezia Giulia, hanno messo in campo azioni mirate a sostenere questo tipo di investimenti, finanziando progetti di ricerca e di implementazione, e dando concretamente la possibilità di accedere a fondi o ad agevolazioni. Si tratta di misure che mirano in modo specifico all’introduzione delle nuove tecnologie per la Fabbrica 4.0, con strumenti di finanziamento a cui le aziende possono accedere con facilità. La concretezza delle misure è fondamentale, perché in questo modo se un imprenditore ha voglia di fare trova una serie di agevolazioni già pronte, a vari livelli. Direi che anche l’ultima ondata di misure annunciata dal Governo ha contenuti importanti, a partire dalla defiscalizzazione legata alla ricerca. Il concetto di Industry 4.0 infatti, essendo una nuova frontiera, richiede non solo di implementare ma anche di sperimentare nuove soluzioni e tecnologie, per cui considero positivo che su questo ci siano coperture concrete per le aziende.
Cosa pensa dell’estensione anche ai software degli incentivi?
C’è ancora oggi la tendenza a pensare che gli investimenti in ambito industriale siano soltanto quelli sugli impianti. Ma ormai il software è un elemento permeante qualsiasi attività in azienda, riguarda gli impianti, le macchine, le risorse umane, che ormai sono governate e aiutate da soluzioni informatiche. Il software è per forza di cose una parte importante degli investimenti. In quest’ottica, ad esempio, in Friuli sono stati stanziati fondi che coprono l’acquisizione di soluzioni informatiche e il miglioramento dei processi produttivi attraverso l’introduzione di soluzioni software.
Avete recentemente stretto un accordo con Eurotech nel campo dell’IoT. Qual è il senso?
Eurotech è una società multinazionale leader nell’ambito degli strumenti e delle tecnologie Internet of Things, applicabili a diversi settori, mentre noi di Tecnest possiamo vantare quasi 30 anni di esperienza nel mondo manifatturiero e nella gestione dei processi di produzione. Con questa collaborazione noi potremo contare su nuove tecnologie e rendere possibile un ulteriore salto verso il nuovo paradigma dell’Industry 4.0 ed Eurotech potrà ampliare il proprio bacino d’utenza per adattare le proprie soluzioni anche al manifatturiero, nell’ambito di una classica alleanza win-win.
Quanto pesano i Big data e la possibilità di analizzarli?
Stiamo assistendo a un vero e proprio cambio di paradigma. Se prima il dato che veniva raccolto serviva per fare valutazioni a posteriori, adesso è sempre di più necessario avere a disposizione dati e informazioni in real time, per poter fare azioni correttive, migliorare i processi o servire meglio il cliente. L’analisi dei dati non è più qualcosa che si fa per capire cosa è già successo, ma per tenere sotto controllo cosa sta succedendo all’interno della fabbrica e della filiera, e quindi intervenire immediatamente in caso di necessità.
Quanto contano secondo la vostra esperienza le competenze digitali nelle aziende, al di là degli investimenti in tecnologie?
Nelle aziende oggi si trovano persone sempre più preparate, non solo sulle tematiche relative ai processi ma anche alle nuove tecnologie; quindi la cultura sta cambiando, e questo faciliterà l’introduzione di nuovi strumenti. Le figure tradizionali in azienda vengono sempre più spesso affiancate da giovani ingegneri gestionali, che hanno più confidenza con queste nuove tematiche. L’aspetto formativo è determinante, perché se un’azienda investe in tecnologia ma non cambia cultura, rischia di non ottenere i miglioramenti desiderati: per questo molte imprese ci chiedono di fornire formazione specifica sulla pianificazione e gestioni dei processi di produzione, oltre che soluzioni di gestione concrete ed avanzate.