“E’ significativa l’attenzione del Forum di Davos all’impatto dell’economia digitale sul mercato del lavoro, così come è preoccupante il saldo negativo tra vecchi lavori che scompaiono e nuove competenze che si affermano rilevato dalla ricerca divulgata oggi dallo stesso Forum e che costituirà il documento di base dei lavori. Ne dobbiamo dedurre che ci attende un tempo impegnativo dal punto di vista dell’accompagnamento di molte persone da un posto di lavoro all’altro attraverso vera formazione, così vera da consentire ai più di non essere esclusi dalla nuova dimensione tecnologica”.
Lo scrive Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato, nella sua rubrica quotidiana pubblicata sul blog dell’Associazione amici di Marco Biagi.
“Ma per tradurre la nuova fabbrica o il nuovo ufficio in occupazione occorre rimettere in discussione l’organizzazione stessa del lavoro, gli inquadramenti professionali, le mansioni, i livelli retributivi rigidi – prosegue Sacconi – Si parla di ‘quarta rivoluzione industriale’ e molti in Italia pensano ancora di rifare i contratti collettivi come furono disegnati nel 1973. In realtà l’ottimizzazione delle tecnologie e dell’occupazione si devono produrre fabbrica per fabbrica, ufficio per ufficio, considerando le concrete condizioni di partenza e tutte le possibili flessibilità che consentono di raggiungere obiettivi di produttività. Tutti coloro che difendono il vecchio mondo finiscono oggettivamente per danneggiare il lavoro e i lavoratori”.