Industria 4.0 senza bandi. Un colpo alla burocrazia

Tutto sarà affidato alle imprese: chi investirà bene vedrà accrescere il proprio fatturato e la redditività. Chi lo farà male perderà terreno. E’ il mercato. La rubrica di Edoardo Narduzzi

Pubblicato il 14 Ott 2016

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Affidare alle sole imprese la scelta di come e, soprattutto, in cosa investire parrebbe un ossimoro. Chi meglio di un’impresa o di un’imprenditore può sapere quale investimento tecnologico o innovativo è meglio fare per essere più competitivi? Quale burocrate, anche il più formato, può capire i dettagli e le specificità dei processi di un’azienda così bene da poter scegliere al suo posto se un progetto è utile o meno? Domande dalla risposta ovvia ma non in Italia, dove da decenni ogni investimento in R&D che vede il cofinanziamento pubblico è affidato alla burocrazia.

A una burocrazia, peraltro, non degna dell’eurozona e di gran lunga più inefficiente e paralizzata dal formalismo giuridico di quanto non accada in Germania o in Olanda. Il risultato è una ulteriore penalizzazione delle imprese italiane che devono attendere quattro anni per vedersi liquidati i contributi dei progetti di ricerca. L’esempio di LazioInnova è più che sufficiente a dare un’idea di quanto perverso sia il fenomeno: una recente interrogazione del M5S accusa la finanziaria regionale di aver messo in crisi le Pmi laziali perché, a fine 2016, ancora non ha liquidato i fondi della programmazione 2007/2013. LazioInnova impiega quattro anni a pagare i contributi di un progetto della durata di diciotto mesi. Follia burocratica allo stato puro che zavorra lo sviluppo e l’occupazione.

Ora il ministro Carlo Calenda ha deciso di voltare pagina. L’intero stanziamento destinato a finanziare gli investimenti della cosiddetta Industria 4.0, cioè l’internet delle cose che entra in fabbrica e nella vita di tutti i giorni, sarà gestito esclusivamente dalle imprese interessate. Nessun bando pubblico per decidere a chi assegnare i fondi. Nessuna commissione ministeriale o graduatoria da pubblicare in GU. Nessuna rendicontazione amministrativa da dover fare a degli ottusi burocrati. Calenda ha liberato la funzione di investimento legata all’innovazione dall’arbitrio della burocrazia. Nessun burocrate stabilirà cosa è giusto o meno finanziare. Nessun burocrate potrà rallentare ad arte, in realtà con interpretazioni meramente letterali delle norme e dei regolamenti con la unica finalità di non essere responsabile di nulla.

Nessun burocrate potrà adottare condotte opache nella gestione dei fondi asintotiche la corruzione. Tutto sarà affidato alle imprese: chi investirà bene vedrà accrescere il proprio fatturato e la redditività; chi lo farà male perderà terreno. Questo è il sano mercato, un bravo a Calenda che lo ha valorizzato.

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