“Il grande tema dell’Internet of things è un qualcosa che lentamente sta arrivando sui tavoli di amministratori delegati, direttori generali e direttori tecnici. Soprattutto in Italia, che è il secondo Paese manifatturiero in Europa ma con un sistema industriale composto per la maggior parte da piccola e media impresa, il divulgare in maniera capillare questo messaggio come un nuovo approccio all’automazione, che è la base di Industria 4.0. E’ un lavoro complicato ancora in gran parte da fare. Solo nel momento in cui si parla con aziende che hanno già fatto proprio questo concetto si può entrare in una logica più applicativa”. Così Carmine Stragapede, direttore generale di Intel Italia, descrive la roadmap italiana verso la quarta rivoluzione industriale, parlando di un’ondata di innovazione che è destinata a mettere in discussione prodotti, processi e piani di business.
Stragapede. Quali sono i passaggi chiave perché l’Italia e il suo sistema produttivo possa imboccare con decisione la strada della quarta rivoluzione industriale?
Partirei da poche basi certe, come il fatto che si sta andando verso una quantità elevatissima di oggetti che avranno a bordo intelligenza e saranno capaci di essere connessi a Internet. Una cosa è sicura per noi come Intel: la missione è lavorare per rendere intelligente e connesso alla rete virtualmente qualsiasi tipo di oggetto. Poi servirà la capacità di aggregare i segnali che vengono dagli oggetti intelligenti e connessi in maniera efficiente, e anche su questo abbiamo dato un contributo a livello strategico disegnando una piattaforma di acquisizione dei segnali, che si chiama Intel IoT Gateway: abbiamo seguito il nostro approccio open industry per fare in modo che le aziende che vogliono sviluppare un aggregatore di segnali lo possano fare nella massima libertà. Rispondiamo così al bisogno di far comunicare tra loro decine di diversi protocolli con un approccio standard, o di ritagliare il servizio in funzione delle esigenze. Abbiamo e mettiamo a disposizione tutta una serie di prodotti, come il SoC Intel Quark, il modulo Intel Joule, Intel Edison, la scheda Genuino 101, che possono aiutare l’industria a capire come sia possibile fare ulteriori passi verso l’automazione.
Non abbiamo ancora parlato di sicurezza
E’ l’altro aspetto importante, perché distribuire intelligenza e connettività significa rendere ogni punto d’accesso alla rete sicuro. Abbiamo detto del Gateway, che ci consente di mandare i segnali aggregati localmente in un sistema intelligente a livello industriale per un’analisi locale oppure di mandarlo direttamente in cloud per analisi più sofisticate, ma il tutto deve essere gestito da una piattaforma software open industry capace di far colloquiare tutte queste componenti. Quindi così come noi stiamo dando un contributo alla standardizzazione della intelligenze della connessione e degli strumenti di acquisizione, dall’altra parte stiamo lavorando con aziende che dominano il lato delle piattaforme software perché è dal connubio di queste tecnologie che realizzano le applicazioni che si fa Industria 4.0.
Sta aumentando la propensione all’investimento nelle aziende, anche in virtù di risultati che iniziano a essere misurabili?
Inizia a esserci attenzione. Quando si parla di Industry 4.0 si parla di un nuovo paradigma per fare in maniera diversa qualcosa che già viene fatto. Sul concetto di automazione industriale il nostro Paese non parte da zero, è già molto forte. Il tema è prendere in considerazione il nuovo paradigma Industria 4.0 con piani industriali che recepiscano questi nuovi input, e rendano chiaro come il prodotto cambierà. I vertici aziendali dovranno chiedersi se il prodotto da cui oggi dipende il fatturato sarà lo stesso o se grazie al fatto che avrà dell’intelligenza a bordo potrà cambiare. Il modello di business cambierà? Il prodotto continuerà a essere venduto come fino a oggi, o magari sarà venduto con un modello di pay per use? I processi di automazione industriale, ma anche quelli di integrazione con l’ecosistema e la catena dei fornitori cambieranno? Parlare di industry 4.0 significa parlare di come trasformeremo il prodotto, i processi, il modello di business. Quindi non è una partita che si può giocare alla leggera, ma deve essere integrata in un piano industriale.
Ci sono due scuole di pensiero: una dice che Industry 4.0 è una rivoluzione a cui adeguarsi subito, l’altra parla della necessità di un passaggio graduale. Chi ha ragione?
Sono due visioni che devono essere conciliate. Qualsiasi oggetto, virtualmente anche a bassissimo costo, avrà la capacità di avere l’intelligenza a bordo e di essere connesso. Detto questo, non sono processi che si cambiano rapidamente, quindi il consiglio è di far convivere questi due aspetti. Di sicuro c’è bisogno di piani industriali che portino ad avere al centro Industry 4.0, da applicare con gradualità perché un vero impatto lo si avrà nel momento in cui esisterà un approccio armonico.
Il governo ha appena presentato un piano su Industria 4.0. Qual è la sua valutazione sulle misure annunciate?
Molto bene che il Governo abbia messo a fuoco come il tema Industry 4.0 sia un tema strategico per il Paese. Questa è una partita che non possiamo perdere. I dettagli legati alla defiscalizzazione sono sicuramente positivi, dimostrano che Industry 4.0 è nell’agenda del governo, che si vogliono mettere risorse e si vuole veramente dare una mano alle imprese industriali che vogliono competere in un mercato globale, perché questa è la partita.
Sarà utile per recuperare il gap accumulato con la Germania, la Francia e altre grandi realtà extraeuropee?
Sono sicuro del fatto che le eccellenze manifatturiere che noi abbiamo resteranno tali. Il tema è avere una visione, capire nella visione di questa trasformazione dell’industria grazie all’approccio industry 4.0 qual è il piano di ogni azienda, e avere una roadmap, un percorso definito, con dei tempi, per usarla meglio in tutti gli ambiti industriali