Infineon prevede un aumento del 50% degli investimenti nel corso del 2022. È lo stesso produttore di chip tedesco ad annunciarlo, provocando un balzo del 3% delle azioni della società in borsa: gli investitori vedono di buon occhio una strategia di espansione in un momento in cui l’incremento della domanda di processori si scontra con la carenza globale di semiconduttori. Più nello specifico, Infineon ha dichiarato che investirà circa 2,4 miliardi di euro nel 2022, rispetto ai circa 1,6 miliardi di euro quest’anno. Sulla base dei dati preliminari, Infineon ha confermato per il 2021 la previsione con un livello di fatturato di circa 11 miliardi di euro, un margine di profitto di segmento superiore al 18% e un free cash flow di circa 1,5 miliardi di euro.
Le previsioni per il 2022
“Inizialmente punteremo su impianti esistenti”, ha detto a Reuters il responsabile del Finance Sven Schneider, precisando che Infineon sta valutando se sia necessario aggiungere più capacità, e aggiungendo che è ancora troppo presto per decidere in merito.
Il principale fornitore di chip per l’industria automobilistica prevede che i ricavi cresceranno a doppia cifra nel prossimo anno, con un margine di risultato del segmento di circa il 20%, in aumento rispetto all’obiettivo del 2021 del 18%.
“La parte principale della crescita delle vendite proverrà dallo sviluppo delle capacità produttive, con una componente generata da prezzi più alti, alcuni dei quali saranno trasferiti ai clienti”, ha affermato Schneider.
La società ha puntato il dito contro la scarsa propensione agli investimenti in nuove capacità da parte dei partner di produzione, che hanno puntato principalmente sulla realizzazione di processori ad alto margine utilizzati in dispositivi come gli smartphone. Ma la stessa Infineon ha dovuto affrontare problemi nel rispettare gli impegni di consegna dopo che una tempesta invernale ha messo fuori uso uno stabilimento negli Stati Uniti e le restrizioni sanitarie hanno interrotto le operazioni in Malesia.
Ecco perché il gruppo ha aperto un impianto da 1,6 miliardi di euro in Austria il mese scorso, aumentando la sua capacità di fornire chip di alimentazione per auto, data center ed energia rinnovabile. Secondo l’analista di Stifel Juergen Wagner, l’azienda con sede a Monaco potrebbe decidere di costruire presto un’altra fabbrica nell’ipotesi che la rapida adozione di veicoli elettrici continui a occupare capacità nei suoi impianti esistenti.
E Stellantis ferma la produzione ad Aspern
E proprio in Austria, nello stabilimento di Aspern (Vienna), Stellantis sospenderà la produzione per un periodo che va dal 18 ottobre al 31 dicembre 2021 a causa della carenza dei semiconduttori. È quanto spiega il gruppo in una nota sottolineando che “l’intera industria automobilistica mondiale si trova in una situazione eccezionale a causa della crisi sanitaria in corso e della carenza di semiconduttori”. La produzione riprenderà il 2 gennaio 2022. Per i dipendenti, annuncia Stellantis, è previsto un orario di lavoro ridotto “per rendere le interruzioni di produzione socialmente accettabili”.
Intel a Mirafiori, arriva l’endorsement di Confindustria
Tra le strategie allo studio per affrontare la crisi in Europa c’è il piano di espansione di Intel nel Vecchio continente, che in molti sperano possa coinvolgere Mirafiori. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, per esempio, ha detto che il Piemonte è la prima scelta della confederazione per la fabbrica dei chip Intel. La dichiarazione è stata resa durante un punto stampa tenuto insieme al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio al termine di un incontro privato tra i due. “Noi riteniamo che sia il luogo più adatto per una serie di motivazioni”, ha esordito il numero uno degli industriali italiani. “Primo, perché la volontà politica è importante in questo processo, visto che si tratta di un processo di gara nazionale. Il fatto che il presidente del Consiglio abbia già dato questa indicazione è un endorsment molto forte”, ha spiegato Bonomi, alludendo al fatto che ci sono diverse nazioni europee interessate a ospitare la fabbrica dei chip e all’indicazione sul Piemonte ricevuta dal premier Mario Draghi.
“Poi c’è il contesto, il Piemonte tradizionalmente ha una cultura manifatturiera a supporto di una serie di filiere industriali in cui il Piemonte è forte. Quindi ci sono le condizioni perché anche Intel possa valutare positivamente, perché è importante che il contesto sia valutato bene da chi viene a investire”.
Il deal Nvidia-Arm
Intanto prosegue il caso Nvidia-Arm. Nvidia ha offerto concessioni alla Ue nel tentativo di ottenere l’approvazione dell’antitrust sull’acquisizione da 54 miliardi di dollari di Arm.
L’accordo annunciato lo scorso anno ha destato preoccupazioni nel settore dei semiconduttori, soprattutto sul ruolo di Arm come provider “neutrale”.
In questo senso Nvidia ha assicurato che Arm continuerà ad essere un fornitore di tecnologia neutrale che concede in licenza la proprietà intellettuale anche alle aziende concorrenti.
Ora Bruxelles ascolterà i competitor prima di dedicere – la data è fissata al 27 ottobre – se accettare i rimedi o aprire un’indagine.