L’innovazione in Italia è più marcata nel Nord e nel Lazio, ma in generale il nostro Paese non riesce ad essere tra i leader in Europa per capacità innovative. È il quadro che emerge dal rapporto Regional Innovation Scoreboard 2012, pubblicato oggi dalla Commissione europea, che classifica 190 regioni europee in base alla loro abilità nello stare al passo con le novità tecnologiche.
Seguendo la metodologia chiamata Innovation Union Scoreboard, l’organismo della Ue ha stabilito che 41 regioni sono nel gruppo migliore, quello degli “innovation leaders”, 58 appartengono invece al secondo gruppo (“innovation followers”), 39 al gruppo dei “moderate innovators” e 52 ai “modest innovators”.
Per quanto riguarda l’Italia, nessuna ragione è purtroppo “innovation leader”. Sette appartengono al gruppo degli “innovation followers” (Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Lazio), 12 a quello dei “moderate innovators” (Valle d’Aosta, Liguria, Provincia Autonoma di Bolzano, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna) e 2, Calabria e Molise, sono fanalino di coda in quanto fanno parte dei “modest innovator”.
In generale la nostra penisola si piazza solo 15esima su 27 Paesi della Ue, finendo nella categoria degli Stati a innovazione moderata. Sullo stesso piano Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Ungheria, Grecia, Malta, Slovacchia e Polonia. A guidare invece la graduatoria dei più bravi sono Svezia, Danimarca, Germania e Finlandia. In Germania, ad esempio, 12 su 16 regioni sono innovation leaders, in Finlandia 3 su 5, in Svezia 5 su 8. Ultimi nella classifica generale Lettonia, Bulgaria e Lituania.
Dal 2007 le performance regionali sono rimaste relativamente stabili: la maggior parte delle regioni europee ha mantenuto lo stesso potenziale di innovazione.
Ci sono però 8 regioni in continuo miglioramento nelle loro capacità d’innovazione, ottenendo sempre il punteggio più alto in ciascuna delle ultime tre valutazioni (2007, 2009, 2012): la regione tedesca del Niedersachsen, quelle francesi del Bassin Parisien e Ouest, la regione polacca del Mazowieckie, la portoghese Lisbona, la regione svizzera del Ticino e anche le italiane Calabria e Sardegna.
Uno dei principali elementi emersi dal rapporto riguarda le differenze interne da una nazione all’altra: si registrano infatti più variazioni a livello locale che a livello nazionale. I Paesi ad avere più variabilità locale sono Francia e Portogallo. Altre nazioni in una situazione simile sono Repubblica Ceca, Italia, Finlandia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Regno Unito: tutte hanno almeno una regione in 3 differenti gruppi di performance innovativa. I Paesi più omogenei invece sono Grecia, Polonia, Ungheria e Slovacchia.
Le nazioni più innovatrici hanno maggiori punteggi in indicatori come gli investimenti privati e pubblici in Ricerca e Sviluppo, attività innovative in piccole e medie imprese, collaborazioni fra privato e pubblico in Ricerca e Innovazione, numero di brevetti, servizi ad alta intensità di conoscenza. Le regioni a innovazione moderata e modesta hanno una struttura di innovazione meno equilibrata. In particolare soffrono di un’attività di innovazione relativamente bassa delle pmi e di attività molto bassa in Ricerca e Sviluppo. Inoltre in queste regioni la collaborazione di innovazione tra le imprese e tra imprese e organizzazioni pubbliche è molto al di sotto della media europea. Il risultato è un numero relativamente basso di brevetti e prodotti tecnologici (e non) innovativi.
La maggior parte delle regioni a innovazione moderata e modesta utilizzano a malapena i fondi europei del Programma Quadro, ma di solito sono grandi consumatori di Fondi strutturali per l’innovazione aziendale.
Diversi innovation leader, invece, attraggono le sovvenzioni nell’ambito del Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo: oltre il 90 per cento dei principali assorbitori di questi fondi sono leader regionali per l’innovazione. Nei casi di Calabria, Sardegna e Mazowieckie, il costante aumento delle performance nell’innovazione si è avuto nel corso di un periodo di maggiore utilizzo dei fondi comunitari.