L’INTERVENTO

Innovazione, Draghi: “L’Europa può costruire cloud settoriali”



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L’ex presidente del Consiglio: “Non siamo più in tempo per recuperare su Google & co ma possiamo realizzare piattaforme ad hoc come ad esempio per i dati sanitari. L’investimento pubblico resta sì necessario, ma per i grandi progetti comuni”

Pubblicato il 15 nov 2024



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“Da diversi anni la nostra produttività non cresce, l’industria europea non è più innovatrice, nell’alta tecnologia siamo molto indietro. La produttività americana è superiore alla nostra, ma questo dipende dai settori ad alta tecnologia” trainati “dall’innovazione”.

L’ha detto Mario Draghi, intervenendo al World Business Forum a Milano, dove ha approfondito alcuni dei temi affrontati all’interno del Rapporto sulla competitività europea, consegnato nei mesi scorsi alle autorità dell’Ue.

Recuperare terreno facendo leva su cloud settoriali

Rispetto ai cambiamenti che potrebbero essere innescati dalla nuova coppia al potere negli Stati Uniti – Donald Trump ed Elon Musk – Draghi ritiene che la nuova amministrazione a stelle e strisce “spingerà ancora di più sull’innovazione e sull’AI. Questa è una delle cose certe, questa spinta sull’innovazione c’era già prima ora aumenterà ancora”.

Quanto al ruolo dell’Europa e alla possibilità di recuperare terreno su questo fronte, “siamo ancora in tempo per certe cose, per altre no. Se guardiamo all’intelligenza artificiale per esempio, non siamo più in tempo per generare cloud come quelli di Google o Microsoft, cioè un cloud generalista. Ma possiamo costruire i nostri cloud settoriali: pensiamo solo al progresso che si avrebbe con un cloud con tutti i dati sanitari europei. Una cosa del genere è un tesoro, anche perché parte crescente delle nuove medicina si fa con l’AI, sarebbe una miniera straordinaria di dati. Ma è difficile”, ha ammesso l’ex premier: “Ci sono paesi, anche grandi, che non sono digitalizzati”. In Italia, secondo Draghi, grazie anche ai “meriti” del suo ministro all’Innovazione, Paolo Colao, “sono stati fatti passi notevoli sulla digitalizzazione della sanità“.

L’importanza di un mercato unico dei capitali

Il problema, allargando lo spettro agli obiettivi dello spazio comunitario, è trovare le giuste fonti di finanziamento, ma Draghi ha parlato anche di questo aspetto.

“Quando il rapporto è uscito, la prima reazione, a caldo dopo pochi minuti, di un ministro, nemmeno eletto, è stata: ‘mai questo debito‘, perché nel rapporto individuo un gran fabbisogno, di 800 miliardi, e riconosco che non può essere finanziato solo dal privato ma anche dal pubblico”. Il punto è che “più si migliora il mercato unico, più si migliora il mercato dei capitali, meno bisogno ci sarà di finanziamento pubblico perché, a quel punto, i finanziamenti privati arriveranno da soli. All’ultimo Consiglio europeo una cosa che ho detto è: ‘per non tornare sul discorso del debito comune che non volete fare bisogna combattere la frammentazione del mercato unico e creare un mercato di capitali’, ma non tanto per le banche, che sono secondarie nel rapporto, va fatto per le famiglie. Noi risparmiamo il doppio degli Usa, ma la ricchezza delle famiglie americane è cresciuta tre volte più rapidamente. Siamo scemi? No, questo è perché mancano opportunità di investimento, di risparmio, adeguatamente remunerative. Altra cosa che poi va fatta è eliminare la regolamentazione superflua”.

L’ex premier ha poi spiegato che “la cifra di 800 miliardi di investimenti” è una “stima prudente ma grossa”, fatta dal Fondo monetario e dalla Commissione Ue con le simulazione dei grandi modelli che hanno. La risposta è stata che con la distribuzione storica di finanziamento, ovvero 20% pubblico 80% privato, non ci si arriva o meglio sale l’inflazione e salgono i tassi d’interesse, si destabilizza l’economia. Il modo per arrivarci è una percentuale 50-50, mezzo pubblico e mezzo privato. Per arrivarci è necessario fare debito comune, perché i singoli paesi da soli non arrivano. Ma vedete”, ha aggiunto Draghi rivolgendosi alla platea del World Business Forum, “è molto marginale, perché se uno fa le riforme del mercato unico, del mercato dei capitali, elimina la deregolamentazione e, in altre parole, rende l’Europa un posto in cui affari e iniziativa privata vengono sviluppati di più, allora il risparmio privato fa a finanziare questo fabbisogno di investimenti naturalmente. L’investimento pubblico”, ha chiosato Mario Draghi, “resta sì necessario, ma per i grandi progetti comuni”.

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