INNOVATION SCOREBOARD UE

Innovazione, Italia sotto la media Ue

Secondo l’Innovation Scoreboard della Ue il nostro Paese è al 16° posto per ricerca, brevetti e dottorandi. Sul ritardo pesa un sistema pubblico e imprenditoriale che non fa crescere gli innovatori. Al top Svezia, Germania, Danimarca e Finlandia

Pubblicato il 26 Mar 2013

Federica Meta

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L’Italia innova più di Spagna e Portogallo, ma meno di Estonia, Cipro e Slovenia. A dirlo l’Innovation Scoreboard 2013 che ci colloca, per tasso di innovazione, ricerca, brevetti e dottorandi, in 16esima posizione, con indicatori al di sotto della media Ue.

Prima tra i “moderate innovators” l’Italia sconta il ritardo negli investimenti per l’innovazione del settore pubblico ed industriale, soprattutto quello ad alto contenuto tecnologico, nonché la bassa percentuale di Pil investita in ricerca e sviluppo che nel nostro Paese è dell’1,3% a fronte del 2% della media Ue e del 3% dei leader innovators Svezia, Germania, Danimarca e Finlandia.

Nel nostro paese è forte la disponibilità di capitale umano ad alta specializzazione ma, di contro, non c’è un sistema delle imprese in grado di valorizzarlo. E qui i numeri spiegano bene questa situazione. I laureati con dottorati di ricerca crescono del 7,5% così come la percentuale di studenti non europei che sceglie l’Italia come luogo per fare il dottorato (+16%) anche se la popolazione italiana con un livello di “educazione terziaria” è di circa il 12% a fronte di una media Ue superiore di 10 punti. Aumentano anche le pubblicazioni scientifiche internazionali che portano la firma di studiosi italiani, spesso operati all’estero (+5,2%) mentre cala il cosiddetto “ patrimonio intellettuale” ovvero il deposito di marchi e brevetti).

In questo contesto di luci e ombre sono il sistema imprenditoriale, finanziario e pubblico che non sono in grado di sostenere gli investimenti e a “scommettere” sull’innovazione: il venture capital calato dell’8,2% e spese in innovazione diverse da quelli di ricerca e sviluppo sono scese di quasi il 15% Numeri, questi, che impattano anche sui livelli occupazionali di profili ad alto valore aggiunto che calano dello -0,4.

Complessivamente, secondo l’Innovation Scoreboard, la resa innovativa nell’Ue è migliorata di anno in anno nonostante il perdurare della crisi economica, ma il gap dell’innovazione tra gli Stati membri si sta allargando. Mentre i paesi più innovativi hanno ulteriormente migliorato la loro resa, altri registrano un’assenza di progressione così da far rimanere stabile la classifica: la Svezia si situa al primo posto seguita da Germania, Danimarca e Finlandia. Estonia, Lituania e Lettonia sono i paesi che hanno registrato i maggiori miglioramenti dall’anno scorso. Tra i volani dell’espansione dell’innovazione nell’Ue vi sono le Pmi e la commercializzazione delle innovazioni, unitamente a sistemi di ricerca eccellenti. La contrazione delle attività economiche e degli investimenti in venture capital nel periodo 2008-2012 ha influito negativamente sulla resa innovativa.

Entrando nel dettaglio della ricerca si rileva che Svezia, Germania, Danimarca e Finlandia sono caratterizzati tutti da una resa ben al di sopra della media Ue che li colloca tra i leader dell’innovazione. Questi paesi condividono una serie di punti di forza nell’ambito dei loro sistemi di ricerca e innovazione, tra cui un importante ruolo delle iniziative di innovazione delle imprese e del settore dell’istruzione superiore. Le imprese di tutti i leader dell’innovazione hanno buoni risultati in termini di spesa per la ricerca e lo sviluppo (R&S) e di domande di brevetti. Essi hanno anche in comune un settore dell’istruzione superiore altamente sviluppato e forti legami tra il mondo industriale e quello della scienza.

I Paesi che tengono il passo sono Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio, Regno Unito, Austria, Irlanda, Francia, Slovenia, Cipro ed Estonia, che hanno tutti risultati superiori alla media Ue.

Il gruppo degli Innovatori moderati, come evidenziato sopra, è guidato dall’Italia. Seguono Spagna, Portogallo, Repubblica ceca, Grecia, Slovacchia, Ungheria, Malta e Lituania. Si tratta di paesi che hanno risultati inferiori alla media Ue. Infine il rendimento di Polonia, Lettonia, Romania e Bulgaria è nettamente al di sotto della media Ue.

“I risultati di quest’anno indicano che la crisi economica ha influito negativamente sull’innovazione in certe parti d’Europa – spiega Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario responsabile per l’industria e l’imprenditoria – Gli investimenti nell’innovazione sono essenziali se vogliamo mantenere la nostra competitività globale e rilanciare la crescita in Europa. Dobbiamo incoraggiare l’imprenditorialità poiché le PMI sono un volano essenziale dell’innovazione”.

Secondo Máire Geoghegan-Quinn, commissario responsabile per la ricerca, l’innovazione e la scienza, “l’innovazione dovrebbe essere al centro delle agende politiche di tutti gli Stati membri. La nostra più recente relazione sullo stato dell'”Unione dell’innovazione”, anch’essa pubblicata oggi, indica che nel 2012 abbiamo realizzato progressi su alcune delle grandi tematiche come il brevetto unitario e le nuove regole per i fondi di capitali di rischio, ma dobbiamo avanzare ancora di più per evitare di avere in Europa un divario dell’innovazione”.

Un raffronto con altri paesi europei conferma la posizione della Svizzera quale leader assoluto dell’innovazione che supera regolarmente tutti i paesi dell’Ue. I risultati di quest’anno indicano nuovamente che la Corea del Sud, gli Usa e il Giappone hanno risultati superiori a quelli dell’Ue.

Il vantaggio della Corea del Sud rispetto all’Ue sta aumentando, ma dal 2008 l’Ue è stata in grado di colmare di quasi la metà il proprio divario con gli Usa e il Giappone. L’Unione europea è ancora notevolmente arretrata rispetto ai leader globali soprattutto in termini di spesa delle imprese per R&S, di co-pubblicazioni pubblico-private e di brevetti, come anche in termini di istruzione terziaria. L’Ue continua a produrre risultati migliori di Australia, Canada, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Il distacco con la Cina si sta riducendo, mentre rimane stabile con gli altri paesi Brics ed è aumentato rispetto all’Australia e al Canada.

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