L’Italia recupera due posizioni ma rimane a distanza rispetto ai Paesi europei più sviluppati e da quelli del G7 nel campo dell’innovazione: si piazza infatti 26esima (l’anno scorso era 28esima) nel Global Innovation Index 2023 di Wipo, la World Intellectual Property Organization, che prende in esame – attraverso 80 indicatori, raggruppati in 7 categorie, la propensione all’innovazione di 132 Paesi.
La classifica
L’Italia ottiene secondo gli indicatori dell’index 46,6 punti, con uno 0,5 in più rispetto al 2022, e si piazza dietro Malta, che occupa la 25esima posizione, e davanti a Cipro. In testa alla classifica si piazzano la Svizzera con 67,6 punti, poi la Svezia (64,2),gli Stati Uniti (63,5), la Gran Bretagna (62,4), Singapore (61,5), Finlandia (61,2), Olanda (60,4), Germania (58,8), Danimarca (58,7) e Corea del Sud (58,6). Undicesima la Francia con uno score di 56,0.
Le sette categorie d’indagine
Le 7 categorie d’indagine prese in considerazione da Wipo sono la Business Sophistication (investimenti in Ricerca & Sviluppo, afflussi netti di investimenti diretti esteri), la Market Sophistication (dimensione del Pil, intensità della concorrenza del mercato locale), le Infrastrutture (strade, ospedali, edilizia scolastica, efficienza energetica), Capitale umano e ricerca (investimento statale per alunno, qualità delle istituzioni scientifiche e di ricerca), Istituzioni (stabilità politica e sicurezza, facilità di avviare un’impresa), Creativity Output (marchi a valore aggiunto, applicazioni di design industriale, applicazioni di marchi), Conoscenze e tecnologia (domande di brevetto, aumento della produttività del lavoro, spesa per software).
“Oltre al miglioramento di due posizioni rispetto all’anno passato – si legge in una nota dell’ufficio di rappresentanza italiana presso l’Onu di Ginevra – la classifica conferma, da un lato, il posizionamento dell’Italia tra la leadership globale in termini di diversificazione dell’industria nazionale, nonché di sviluppo dell’innovazione soprattutto nel design industriale. D’altro canto, il rapporto individua margini di miglioramento per la nostra economia, soprattutto in relazione alla capacità di attrazione di investimenti diretti esteri”.Il nodo dell’attrazione di capitali
“Come dice anche il Rapporto dobbiamo migliorare nella capacità di attrarre capitali esteri – commenta Mario Mantovani, presidente Manageritalia – Per farlo, aumentando anche quelli privati nazionali e mettendoli al servizio anche dell’innovazione, dobbiamo però incrementare la capacità di gestione manageriale e di fare sistema delle nostre aziende. L’innovazione oltre che stimolata va messa a sistema sia in azienda che nelle filiere – prosegue – e per farlo serve organizzarla e darle corpo e sostanza perché startup e Pmi possano incanalarla verso nuovi modelli di business e organizzativi e prodotti e servizi che sviluppino alto valore e capacità di competere sui mercati. In tutto questo una maggiore managerialità nel nostro sistema economico e una valorizzazione delle competenze di tutti sarebbe la vera prima e determinante innovazione da mettere in campo”.