La mappa degli Intel Lab europei è possibile si arricchisca di un nuovo sito. Questa volta italiano. Murtin Curley, responsabile dei laboratori continentali di Intel, non lo ammette esplicitamente ma spiega che le discussioni con l’Università di Bologna sono già avviate e il Cineca, il consorzio che raggruppa 69 università e tre enti, è già entrato a fare parte dell’Intel parallel computer center program.
La presenza di un lab italiano andrebbe ad arricchire la struttura formata già da quaranta laboratori sparsi per il Vecchio continente con quattomila ricercatori interni e altri quattrocento che collaborano in lab esterni.
Città sostenibili, trasporti e automotive, embedded power computing, communication high tech low carbon, cloud sono alcuni dei settori interessati dall’attività degli Intel lab dove si pratica quello che Curley ha definito come “Open innovation 2.0”.
Dalla “cloesed innovation” dove i processi e l’organizzazione erano centralizati si è passati all’open innovation con un apertura alle collaborazioni esterne. “Oggi però – ha sottolineato il responsabile delle strutture europee – siamo andati verso la creazione di un ecosistema dell’innovazione” come dimostra anche il recente annuncio della collaborazione con Arduino, la piattaforma hardware open source con la presentazione della scheda Intel Galileo, il primo prodotto di una nuova famiglia di schede di sviluppo compatibili con Arduino e basate su architettura Intel.
Nell’era dell’open innovation 2.0 per Intel è fondamentale la collaborazione con industria, università e governi. E proprio la veloce rotazione delle compagini governative in Italia ha frenato l’impegno della società di Santa Clara che ha già contatti con Telecom e aveva già avuto un primo approccio con il precedente governo.
Secondo Curley è ovviamente importante avere una relazione con il governo, in Uk è stato infatti firmato un accordo, ma Intel si muove anche verso gli enti locali e con Bologna sembra avere trovato un buon rapporto. In Europa la società sta lavorando a una serie di progetti che riguardano per esempio la realizzazione di una piattaforma per una città sostenibile che ha Londra e Dublino come progetti pilota dove avviare i primi test. Il primo debutterà ad Hyde park entro i prossimi mesi.
In Irlanda si studia anche come ottimizzare i consumi casalinghi del riscaldamento con i sensori che rilevano la presenza delle persone nelle stanze e regolano la temperatura, oppure la distribuzione di energia in modo da ottimizzare i consumi ed evitare bruschi cali o picchi di domanda.
Le strutture presenti all’interno del parco tecnologico francese di Sophie Antipolis mettono invece a punto le nuove tecnologie per quanto riguarda la qualità dell’audio mobile e le connessioni, mentre altri lab sono impegnati in un sistema permette di distribuire tramite mobile i contenuti via wireless su diffferenti display o rendere più sicuro il mondo dell’Internet of things.
L’importanza di questa rete è stata sottolineata anche da Peter Droll della commissione europea che ha ricordato come “l’innovazione sia il motore della crescita” del continente che ha recentemente varato un piano per aumentare la presenza del manifatturiero contrastando la delocalizzazione verso i paesi a basso costo. E dove c’è R&D c’è innovazione e produzione.