Intel ha vinto il ricorso presentato alla Corte di giustizia europea per una multa da 1,06 miliardi di euro comminata dall’Antitrust europeo nel 2009. La maxi sanzione era stata inflitta al colosso dei semiconduttori per quelli che secondo la Commissione erano sconti “scorretti” nella vendita di microprocessori x86 praticati dal colosso Usa a quattro grandi produttori di computer (Dell, Hp, Nec e Lenovo), e a un distributore (Media-Saturn). Trattamenti di favore che, stando alle accuse della Commissione avrebbero alterato la concorrenza per cinque anni, tra il 2002 e il 2007.
L’evoluzione del caso
Intel aveva perso un primo ricorso nel 2014 ma nel 2017 i giudici avevano deciso un rinvio al tribunale. Ora la Corte di giustizia europea interviene sostenendo che l’analisi sulle politiche dei prezzi di Intel fatta dalla Commissione sia incompleta. “La Commissione non è in grado di stabilire che gli sconti e i pagamenti della ricorrente in questione fossero in grado di avere o potessero avere effetti anticoncorrenziali e costituissero pertanto una violazione dell’articolo”, scrivono in particolare i giudici nella sentenza.
La Corte pur avendo annullato solo la decisione sugli sconti anticoncorrenziali, alla fine ha annullato l’intero articolo dell’Antitrust dichiarando di non essere in grado di individuare l’importo della multa solo per le restrizioni allo scoperto.
“È passato più di un decennio da quando la Commissione ha preso il caso” contro Intel per abuso di posizione dominante nel mercato dei semiconduttori. “Dovremo leggere nel dettaglio che cosa possiamo imparare dalla Corte di giustizia europea”, “quale sia il bilanciamento tra quello che vogliamo e il fatto che abbiamo perso”, per “definire come reagiremo”. “Ci vorrà un pò di tempo”, ha detto la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, commentando la decisione.
In Italia il Tar accoglie (in parte) il ricorso di Google
E’ un accoglimento parziale delle richieste di Google Ireland Limited il senso di un’ordinanza con la quale il Tar del Lazio ha accolto le richieste cautelare della società con riferimento al un ricorso con il quale viene contestato la delibera con cui l’Antitrust il 16 novembre scorso ha emesso un provvedimento sanzionatorio di 10 milioni di euro accertando due violazioni del Codice del Consumo, una per carenze informative e un’altra per pratiche aggressive legate all’acquisizione e all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali.
I giudici, premettendo che “le questioni prospettate presentano un particolare grado di complessità e devono essere affrontate nella fase del merito”, hanno considerato che, nelle more della trattazione di merito del ricorso – già fissata l’udienza del 20 luglio prossimo – sono presenti le condizioni per accogliere la domanda cautelare “limitatamente alla sospensione dell’obbligo della pubblicazione dell’estratto della delibera impugnata, al fine di mantenere la res adhuc integra”.
In più, secondo il Tar “non sussistono i presupposti di estrema gravità ed urgenza richiesti dalla norma per sospendere anche l’inibitoria di cui all’atto impugnato, con cui si dispone il divieto della diffusione o continuazione delle pratiche commerciali ritenute scorrette e di comunicare le iniziative assunte in ottemperanza al provvedimento, non essendo imposta l’adozione di una specifica misura per l’ottemperanza”.
A conclusione dell’ordinanza, i giudici hanno comunque ritenuto di ordinare all’Antitrust di depositare in forma integrale e priva di ‘omissis’ entro un mese il provvedimento impugnato, unitamente a ogni altro documento utile per la definizione della controversia