Sull’intelligenza artificiale l’entusiasmo dell’industria della tecnologia si scontra con la diffidenza del grande pubblico. A svelarlo è un sondaggio di Edelman che ha indagato la percezione nei confronti di una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche del presente e del prossimo futuro sottoponendo, nell’estate del 2018 e negli Stati Uniti, un questionario sull’AI e le sue applicazioni a due campioni, uno rappresentato dai top manager dell’industria tecnologica (300 tech executive) e un altro dalla popolazione generale (1.000 persone). I dati sono stati elaborati dall’Edelman AI Center of Expertise.
L’AI è il centro della prossima rivoluzione tecnologica: su questo punto concordano entrambi i campioni intervistati. Le percentuali variano dal 91% dei tech executive all’84% della popolazione generale. Molti si definiscono ottimisti sugli impatti a lungo termine dell’AI, tuttavia i top manager dell’industria tecnologica sono molto più positivi della popolazione generale. Il 69% dei tech exec definisce l’AI come la più grande rivoluzione tecnologica in atto, prima del cloud computing (58%) e dei Big data (50%).
A preoccupare il pubblico generale sono soprattutto gli impatti sul mondo del lavoro e l’equità sociale. L’AI beneficerà i ricchi e danneggerà i poveri, dice circa il 50% del campione nella popolazione generale; quasi l’80% si aspetta una reazione da parte di chi sarà danneggiato dalla tecnologia. Tuttavia, il 60% pensa anche che alla momentanea perdita di posti di lavoro seguirà, più in là nel futuro, la creazione di nuova occupazione.
Molti temono un “lato oscuro dell’intelligenza artificiale” – una preoccupazione condivisa sia tra top manager dell’industria che nel pubblico generale: circa il 70% parla di potenziale perdita di capacità intellettuali nell’essere umano, mentre le macchine prenderanno le decisioni al posto nostro, e circa il 70% teme l’isolamento sociale come conseguenza di un mondo dominato dai dispositivi connessi e smart, da cui dipendiamo al lavoro, a casa e nel tempo libero. L’intelligenza artificiale potrebbe sminuire la creatività e la libertà di pensiero umana, dice ancora il 70%.
Molti temono che l’AI sia messa al servizio di governi autocratici per aumentare il controllo sulle persone tramite manipolazione dell’informazione. Il 51% del pubblico generale e il 45% dei tech executive si aspetta che audio e video deepfake, ovvero generati da programmi di AI, erodano la fiducia del pubblico in ciò che è reale; in entrambi i gruppi, un terzo pensa che tale fenomeno potrebbe portare a un conflitto.
Positivo il giudizio sui robot che danno assistenza agli anziani, rispondendo alle sfide dell’invecchiamento della popolazione: 76% della popolazione generale crede in questa applicazione. Negativo invece il commento sugli smart toy, che sia per i tech executive che per il pubblico generale potrebbero aumentare l’isolamento dei bambini e rappresentare anche un rischio per la privacy.
La curiosità e l’entusiasmo fanno, tuttavia, da contraltare alla paura: la maggior parte degli intervistati vuole capire dove ci porteranno le evoluzioni della tecnologia. A essere curioso è il 46% della popolazione generale (come il 50% dei tech exec); il 32% è ottimista (come il 49% dei tech exec) e il 31% entusiasta (contro il 54% dei tech exec); il 59% è in qualche forma preoccupato (42% tra i tech exec).
Conoscere meglio le applicazioni dell’AI potrebbe aiutare: nel pubblico generale non è elevata la consapevolezza su come l’intelligenza artificiale viene usata, osserva lo studio Edelman. Se tutti conoscono, infatti, gli assistenti virtuali o i robot, molte meno persone sono consapevoli del fatto che l’AI si trova anche nelle app del ride hailing, nelle console per i giochi, nei droni e nel riconoscimento di voce e testo.