Ho avuto l’onore di partecipare alla riunione di insediamento del gruppo di esperti selezionati dal Ministero dello Sviluppo Economico per supportare il Governo nella stesura della strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale.
Il rapporto tra Intelligenza Artificiale e regolamentazione è, infatti, al centro dell’attività di ricerca dell’InnoLawLab, il Laboratorio di Diritto dell’Innovazione dell’Università Europea di Roma, di cui faccio parte e dove ho la titolarità del corso di diritto e mercati dei contenuti e servizi online.
Se, fino ad oggi, i rapporti tra informatica e diritto si sono incentrati sul modo in cui la prima è stata in grado di aiutare gli operatori del diritto nello svolgimento della propria opera o, per converso, sulle nuove fattispecie che l’informatica è stata in grado di produrre in termini di condotte umane giuridicamente rilevanti, è ragionevole pensare che in un futuro prossimo la predetta relazione si arricchirà di un ulteriore tassello: la regolamentazione giuridica di condotte non umane.
A tal riguardo la dottrina ha da tempo coniato l’espressione “cibernetica del diritto” per indicare l’ipotesi in cui il computer sia programmato per l’applicazione automatica della legge (più in particolare, per la formazione di provvedimenti amministrativi o giurisdizionali) o per la stipulazione di contratti senza l’intervento dell’uomo.
La presenza di macchine intelligenti che consentono processi cognitivi di alto livello come pensare, percepire, imparare, risolvere i problemi e prendere decisioni, consegna all’umanità una serie infinita di nuove opportunità per integrare l’intelligenza umana con quella non umana e cambiare il modo in cui le persone interagiscono e lavorano.
Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad un’enorme attività riguardante le politiche da implementare per garantire un pieno sviluppo dell’Intelligenza Artificiale: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Giappone, India e Cina hanno pubblicato i loro documenti strategici in merito. Affinché l’Italia non resti indietro, è importante che si provveda a rilasciare un documento strategico che rappresenti la base su cui costruire un programma ambizioso che assicuri al nostro Paese il posto che gli compete in questa era di trasformazione.
Non dobbiamo pensare all’intelligenza artificiale come un qualcosa che riguardi solo le grandi aziende o solo le aziende del comparto tecnologico. In Danimarca, ad esempio, sistemi di intelligenza artificiale sono già usati per consentire ai soccorsi di diagnosticare un arresto cardiaco sulla base del suono della voce di chi sta telefonando per chiedere l’intervento medico. In Austria, l’intelligenza artificiale aiuta i radiologi nella individuazione dei tumori, attraverso una comparazione istantanea tra i risultati della radiografia e un enorme quantità di dati medici. Nel settore agricolo, molte fattorie utilizzano già sistemi di intelligenza artificiale per adattare automaticamente il cibo somministrato agli animali alle esigenze rilevate dalla costante osservazione dei loro movimenti, della loro temperatura, del loro consumo di cibo.
L’intelligenza artificiale può migliorare enormemente le analisi predittive: questo può consentire alle imprese di avere maggiori certezze sugli effetti a lungo termine di una determinata scelta di mercato. In tale ottica, nella stesura della strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale occorrerà occuparsi anche degli aspetti regolatori, nella consapevolezza delle numerose e complesse problematiche che sul piano giuridico si pongono e sempre più si porranno.
Va, infatti, assicurata un’adeguata cornice legale basata sui diritti fondamentali, incluso il rispetto e la tutela dei dati personali, nella consapevolezza che l’intelligenza artificiale e la robotica permetteranno un nuovo approccio all’erogazione dei servizi, un approccio che può essere definito “machine-to-machine”: nell’immediato futuro, infatti, molti servizi offerti saranno forniti attraverso un’interazione diretta tra oggetti, senza necessità d’intervento umano.
Nel medio-lungo periodo, tematiche come la responsabilità civile per le condotte scaturenti da algoritmi, oppure, la tutela del consumatore rispetto a pratiche commerciali poste in essere direttamente dal software senza intervento umano, diventeranno cruciali per garantire un pieno e ordinato sviluppo economico. Nell’immediato, però, vanno create le migliori condizioni, anche regolamentari, perché le imprese possano comprendere la portata e avvantaggiarsi dell’Intelligenza Artificiale: sotto tale profilo il regulatory sandbox, che ha già dato buoni risultati nel fintech, può rappresentare un modello a cui guardare con fiducia.
Infine, anche sulla scorta delle migliori esperienze internazionali maturate, si possono indicare tre direttrici lungo le quali muoversi: rafforzare la ricerca lab-to-market; favorire l’accesso delle piccole e medie imprese ai sistemi di intelligenza artificiale, sviluppando una piattaforma “AI on demand” come unico punto di accesso per tutte le risorse rilevanti in tema di conoscenze, database, capacità di calcolo, strumenti, algoritmi; incentivare la creazione di digital innovation hub focalizzati sull’intelligenza artificiale che, come auspicato dal Sottosegretario Cioffi nel discorso di insediamento del gurppo, possano trovare nel Mezzogiorno il luogo prediletto di collocazione.