Padre Paolo Benanti è il nuovo Presidente della Commissione AI per l’informazione. Lo annuncia in una nota il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini. Benanti prende il posto di Giuliano Amato.
Il passo indietro di Amato è arrivato in seguito alle parole di Giorgia Meloni nella conferenza stampa di fine anno sulla sua nomina, la quale era arrivata a ottobre 2023.
Professore della Pontificia Università Gregoriana, è l’unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.
“In questi mesi di lavoro ho potuto conoscere la sua competenza e il suo equilibrio. Per questo sono onorato che abbia accettato l’incarico – si legge nella nota di Barachini – Torniamo a lavoro dopo le feste natalizie con fiducia e con il desiderio di giungere presto ad una prima relazione da presentare al Premier Meloni e al collega Butti”.
Chi è Paolo Benanti
Romano, classe 1973, Paolo Benanti è un francescano del Terzo Ordine Regolare – Tor – e si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. In particolare i suoi studi si focalizzano sulla gestione dell’innovazione: internet e l’impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie.
Presso la Pontificia Università Gregoriana ha conseguito nel 2008 la licenza e nel 2012 il dottorato in teologia morale. La dissertazione di dottorato dal titolo “The Cyborg. Corpo e corporeità nell’epoca del postumano” ha vinto il Premio Belarmino – Vedovato.
Dal 2008 è docente presso la Pontificia Università Gregoriana, l’Istituto Teologico di Assisi e il Pontificio Collegio Leoniano ad Anagni. Oltre ai corsi istituzionali di morale sessuale e bioetica si occupa di neuroetica, etica delle tecnologie, intelligenza artificiale e postumano. Ha fatto parte della Task Force Intelligenza Artificiale per coadiuvare l’Agenzia per l’Italia digitale. E’ membro corrispondente della Pontificia accademia per la vita con particolare mandato per il mondo delle intelligenze artificiali. A fine 2018 è stato selezionato dal Ministero dello sviluppo economico come membro del gruppo di trenta esperti che a livello nazionale hanno il compito di elaborare la strategia nazionale sull’intelligenza artificiale e la strategia nazionale in materia di tecnologie basate su registri condivisi e blockchain. Di recente è stato nominato componente della task force Onu sull’AI.
Le dimissioni di Giuliano Amato
Giuliano Amato ha lasciato la “Commissione Algoritmi”, incaricata dal governo di studiare le implicazioni dell’intelligenza artificiale nel campo dell’editoria. L’annuncio affidato a un colloquio dell’ex presidente della Corte Costituzionale con il Corriere della Sera, in cui Amato torna sulle dichiarazioni di Giorgia Meloni alla conferenza stampa di fine anno. Parlando con i giornalisti la premier aveva detto di essere rimasta “basita” da una recente intervista in cui Amato parlava di “Democrazia a rischio, l’Italia può seguire Polonia e Ungheria”.
La posizione di Giuliano Amato
Riferendosi alla commissione Algoritmi, Amato sottolinea: “E’ una commissione della presidenza del Consiglio, e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico. Peccato, ci perdono qualcosa – conclude – Ma a me semplificherà la vita”. Proprio durante la conferenza stampa del 4 gennaio, infatti la premier aveva avuto l’occasione di sottolineare di non aver indicato direttamente il nome di Amato per guidare la commissione: “Credo si sappia che non sia una mia iniziativa”, aveva detto. I fatti risalgono alla fine di ottobre, quando Alberto Barachini, sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, aveva annunciato la decisione di dare la presidenza della commissione a Giuliano Amato, suscitando la reazione della premier, che aveva sottolineato di “non saperne niente”.
Come è nata la polemica
Il caso è esploso nel momento in cui la premier, rispondendo alla domanda di un giornalista, ha citato una recente intervista di Giuliano Amato dicendosi “basita” dalle sue dichiarazioni: “Siccome entro il 2024 il Parlamento che oggi ha una maggioranza di centrodestra deve nominare quattro giudici della Consulta, ci sarebbe il rischio di una deriva autoritaria – aveva detto Meloni parafrasando le parole di Amato – Io penso semmai che sia una deriva autoritaria considerare che chi vince le elezioni, se non è di sinistra, non abbia gli stessi diritti degli altri. Nella mia idea di democrazia questo non esiste. Il mondo nel quale la sinistra ha più diritti degli altri, per quanto mi riguarda, è finito”.
“Io non ho assolutamente parlato dell’elezione dei giudici della Corte – dice Amato al Corriere della Sera – Ho evidenziato un altro problema, come sa chi ha letto davvero l’intervista. Ho parlato dell’accoglienza delle decisioni della Corte, chiunque l’abbia eletta, e ad oggi in Italia non è mai stata la presidente del Consiglio a porre questa questione. Hanno cominciato altri esponenti della sua maggioranza, ma non lei”.
La commissione Algoritmi
L’indicazione di Giuliano Amato alla guida della commissione risale a ottobre, quando il sottosegretario Barachini aveva annunciato l’iniziativa di istituire un organismo di indagine sulla potenziale perdita di posti di lavoro legata all’adozione di algoritmi di intelligenza artificiale. L’incarico affidato alla commissione è stato quello di studiare il fenomeno e redigere un report per valutare quanti posti sono a rischio, per esempio proprio nell’editoria e nel giornalismo, e quali contromisure il governo potrà prendere.