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Intelligenza artificiale, ecco il documento del team del Governo

Corcom pubblica il paper da oltre 80 pagine, messo a punto dai 30 esperti del Mise, che definisce nel dettaglio la strategia nazionale. Regole ad hoc e investimenti mirati per mettere in moto la “ReinAIssance”. “Opportunità senza precedenti per il nostro Paese”. La governance alla Presidenza del Consiglio

Pubblicato il 21 Giu 2019

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Proposte per una strategia italiana per l’Intelligenza artificiale”: si intitola così il paper da oltre 80 pagine realizzato dal gruppo di 30 esperti sull’Ai a cui ha dato vita il Mise a inizio anno con il compito di elaborare una strategia nazionale e contribuire al Piano Coordinato promosso dalla Commissione europea. La versione del documento che pubblichiamo in anteprima per i nostri lettori (scarica qui il documento integrale) è datata 10 maggio ossia a pochi giorni dal 23 maggio, giorno, in cui il team lo ha consegnato ufficialmente al Mise. Al netto dunque di revisioni dell’ultim’ora è questo il paper a firma degli esperti del Gruppo che farà da base per la discussione in sede Ue e anche per l’eventuale realizzazione di provvedimenti di tipo normativo.

L’intelligenza artificiale si legge nell’Introduzione è considerata “un’opportunità senza precedenti per incrementare la produttività del lavoro e per consentire progressi straordinari verso lo sviluppo sostenibile” e al punto da “costituire, per l’Italia, l’inizio di una rinascita” una “ReinAissance”. Gli esperti però non nascondono i rischi derivanti dall’uso “incauto” sul fronte in particolare della democrazia e per l’ordine globale. Tre le parti in cui è stato strutturato il documento: la Parte I è dedicata all’analisi del mercato globale, europeo e nazionale dell’AI (Capitolo 1), della strategia Europea in corso di definizione (Capitolo 2) e la visione italiana, antropocentrica e orientata verso lo sviluppo sostenibile (Capitolo 3). La Parte II descrive gli elementi fondamentali della strategia qui proposta: l’AI per l’Uomo (Capitolo 4), l’AI per un ecosistema affidabile e produttivo (Capitolo 5), e l’AI per lo Sviluppo Sostenibile (Capitolo 6). La Parte III descrive la governance proposta per l’AI italiana e propone alcune raccomandazioni per l’implementazione, il monitoraggio e la comunicazione della strategia nazionale in tema di Intelligenza Artificiale.

Non solo Ue, Italia deve essere leader a livello di G7

Oltre ad avere un ruolo di primo piano nell’ambito della discussione in sede Ue gli esperti suggeriscono al governo di “far sentire la sua voce anche a livello internazionale e in particolare nell’ambito del G7. In questo contesto, la recente iniziativa franco-canadese sulla creazione di un panel internazionale per l‘intelligenza artificiale (IPAI) sembra destinata a incontrare la

resistenza o addirittura il boicottaggio di soggetti come gli Stati Uniti e la Cina”, si legge nel parte del documento dedicata alle Raccomandazioni. E si raccomanda in particolare al governo “di posizionare l’Italia come protagonista dell’agenda europea sull’AI for good, evitando di accelerare il dialogo internazionale prima di aver definito una posizione comune con gli altri Stati Membri. Ciò implica anche che il nostro paese privilegi iniziative europee alle attuali iniziative franco-tedesche come Jedi”.

Governance nazionale sotto la Presidenza del Consiglio

Fondamentale poi la creazione di una “governance nazionale per la scienza e la tecnica” con l’obiettivo di “coordinare gli investimenti con un disegno unitario e sinergico”. Secondo il team “questa potrebbe dipendere direttamente dalla Presidenza del Consiglio in supporto alle diverse amministrazioni, sul modello di un Cto Office aziendale”. Una governance unitaria nazionale – suggeriscono gli esperti – “consentirebbe al Governo italiano di utilizzare tutto il technology stack – e di conseguenza l’AI – per dotarsi di competenze, procedure e strumenti per poter meglio monitorare gli impatti delle politiche pubbliche, analizzandone gli effetti ex ante, ricorrendo sistematicamente alla consultazione pubblica, monitorando e valutando ex post gli impatti sul benessere sociale, la crescita e soprattutto lo sviluppo sostenibile”.

Ruolo forte della Rai per diffondere la cultura AI

Istruzione, formazione e comunicazione gli altri tre pilastri della strategia: puntare al miglioramento delle competenze del corpo docente, investire su professionalità mirate che possano svolgere programmi specifici di coding e approfondire le complementary skills fra le azioni proposte. Il tutto accompagnato da una riprogettazione dei corsi di laurea. E per “educare” gli italiani “un’importante attività di educazione digitale potrà essere svolta dalla Rai, che attraverso i vari canali della propria offerta radiotelevisiva potrà spiegare direttamente ai cittadini cos’è l’intelligenza artificiale tramite programmi divulgativi e programmi di approfondimento tecnico/applicativo”.

Regole ad hoc e contratti standardizzati

Da fare ci sarà anche sul fronte regolatorio: bisogna pensare – evidenzia il team del Mise – “a uno strumento ideato ex novo e ispirato alla Dpia, ma caratterizzato da specifiche peculiarità in relazione agli obiettivi di sicurezza da perseguire in ambito AI: Security Impact Assessment (Sia), ovvero Algorithmic Impact Assessment. La Sia/Aia diverrebbe così lo strumento mediante il quale vengono descritti gli eventuali rischi e i relativi rimedi”. E azioni vanno ideate anche sul fronte contrattuale B2B attraverso in particolare l’adozione di “veri e propri set di standard contrattuali”.

Investimenti in 5 aree chiave, determinante il ruolo di Cdp

Cinque le aree su cui dovranno concentrarsi gli investimenti: IoT, manifattura e robotica; Servizi: finanza, sanità, creatività; Trasporti, agrifood, energia; Pubblica amministrazione; Cultura e digital humanities. “Su queste il nostro Paese vanta un’eccellenza a livello europeo o mondiale che può garantire certamente una maggiore probabilità di successo nell’applicazione verticale dell’AI”.

Il team propone inoltre la creazione di un Istituto italiano per l’intelligenza artificiale “una struttura di ricerca e trasferimento tecnologico capace di attrarre talenti di prima classe dal “mercato” internazionale e, contemporaneamente, diventare un “faro” per lo sviluppo dell’AI in Italia”, nonché di un Fondo per l’Innovazione, partecipato da Cdp ma anche da altri attori privati, che “eroghi credito a medio lungo termine per progetti ad alto potenziale innovativo, ma ad alto rischio”. “Si potrebbero inoltre orientare gli investimenti del Fondo Nazionale Innovazione verso l’AI per sostenere la nascita e lo sviluppo delle start-up e delle Pmi innovative e accompagnarle nella fase di way out dell’investimento; realizzare strumenti pubblici di supporto agli investimenti: contratti di sviluppo, accordi per l’innovazione; utilizzare attraverso Cdp del Fondo InvestEU che prevede una specifica linea di intervento per l’innovazione e la digitalizzazione; rafforzare il sostegno pubblico-privato del venture capital, anche esteri consentendo la protezione dell’invenzione per start-up, spin-off e Pmi che producono nuove soluzioni di intelligenza artificiale”.

Monitoraggio continuo attraverso milestone

Last but not least il monitoraggio: “L’implementazione delle raccomandazioni definite nel presente documento deve essere periodicamente monitorata dall’Istituto Italiano di AI per valutare l’impatto socioeconomico che l’introduzione delle nuove tecnologie di AI porteranno nel nostro paese. Dobbiamo definire delle milestone nelle aree di sviluppo dei tre pilastri sui quali si basa la strategia, e dei meccanismi di misurazione e controllo del raggiungimento degli obiettivi in un’ottica di better regulation e di utilizzo efficace e sostenibile delle risorse pubbliche”.

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