L’esplosione dell’intelligenza artificiale (AI) scatenerà un “superciclo” dei minerali critici della durata di 10 anni, poiché l’enorme fabbisogno energetico dei nuovi data center AI aumenterà la pressione sulle catene di approvvigionamento globali già sotto pressione per raggiungere gli obiettivi globali di zero emissioni nette.
Lo afferma un’analisi di The Oregon Group – “L’intelligenza artificiale e il prossimo superciclo minerale critico” – , secondo cui questa crescita della domanda sarà guidata da una potente combinazione di aziende tecnologiche, domanda dei consumatori e delle imprese e sostegno del governo, tutti impegnati a mantenere un’avanguardia globale.
Energia e minerali: i “muscoli” dell’AI
Il mondo – spiega l’indagine – è “sull’orlo di un’era di trasformazione guidata dall’AI. Questa potente tecnologia sta rapidamente rimodellando i settori, dalla sanità alla finanza, dai trasporti alla produzione. La crescita esponenziale dell’IA provocherà un’impennata della domanda di materie prime.
Gli algoritmi possono essere il cervello, ma l’energia e i minerali critici sono i muscoli dell’intelligenza artificiale: il funzionamento dei modelli di intelligenza artificiale richiede infatti una notevole potenza di calcolo, che si traduce in una maggiore richiesta di energia, mentre la costruzione di grandi centri dati e la produzione di chip semiconduttori non è possibile senza minerali critici.
La crescita esponenziale delle applicazioni dell’AI, dai veicoli autonomi alle reti intelligenti, dall’agricoltura di precisione all’agricoltura di massa, dalle reti intelligenti all’agricoltura di precisione e alla robotica avanzata, indica che le tecnologie guidate dall’AI stanno già iniziando a influenzare ogni aspetto della società moderna. In questo quadro le catene di approvvigionamento di minerali critici, già sottoposte a pressioni crescenti a causa delle richieste di transizione energetica e di zero emissioni, si prevede che si restringeranno ulteriormente.
Offerta che fatica a tenere il passo con la domanda
Il rapporto esamina come anni di investimenti insufficienti in nuove miniere, fornitura concentrata e lavorazione in regioni ad alto rischio, nonché la crescente domanda di minerali per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette, diano origine a un’offerta che fatica a tenere il passo con la potenziale domanda di intelligenza artificiale, che solo ora inizia ad essere apprezzata.
Le grandi aziende tecnologiche stanno scommettendo centinaia di miliardi su nuovi data center – Amazon prevede di spendere 150 miliardi di dollari nei prossimi 15 anni per i data center – poiché stanno già affrontando sfide alle loro ambizioni di crescita dell’intelligenza artificiale.
Secondo l’indagine, gli incentivi combinati di significativi profitti aziendali, progressi tecnologici, restrizioni ambientali e pressione dei consumatori supereranno molti degli ostacoli agli investimenti in tutto il settore, anche quelli che ostacolano gli obiettivi di zero emissioni nette.