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Intelligenza artificiale, il boost dell’Europa fra innovazione e privacy

Migliore assistenza sanitaria, trasporti più sicuri, produzione più efficiente, agricoltura intelligente e fonti di energia più economiche e sostenibili: si amplia il raggio d’azione della tecnologia la cui diffusione sta accelerando anche a seguito della pandemia. La Commissione Ue lavora alle nuove regole: c’è bisogno di un approccio inclusivo

Pubblicato il 05 Nov 2020

Angeliki Dedopoulou

Senior Manager EU Public Affairs Huawei Technologies

Angeliki Dedopoulou, Senior Manager, EU Public Affairs, Huawei Technologies

Quando la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha tenuto il suo primo discorso al Parlamento europeo nel dicembre 2019, ha riconosciuto ufficialmente l’Intelligenza Artificiale come un’area di importanza strategica per l’Unione Europea. Nove mesi dopo, rivolgendosi ancora una volta al Parlamento europeo nel suo discorso inaugurale sullo “Stato dell’Unione”, era passata da Intelligenza Artificiale a “AI”, per sottolineare quanto sia già nota questa tecnologia all’interno della UE. E non c’è da sorprendersi, dal momento che l’AI viene ormai impiegata in pressoché (se non tutti) tutti i settori dell’economia, dalla diagnostica clinica alla riduzione al minimo dell’impatto ambientale dell’agricoltura.

C’è da dire che molto lavoro è stato fatto dalla Commissione Europea da quando la Presidente Ursula Von der Leyen e il suo team sono entrati in carica. Nel dicembre 2019 era stata promessa una “proposta legislativa” sull’intelligenza artificiale, e a febbraio è stato consegnato un white paper sull’AI. Pur non trattandosi di una proposta legislativa, è un documento che ha dato il via al dibattito sull’AI umana ed etica, sull’uso dei Big Data e su come queste tecnologie possano essere impiegate per creare ricchezza per la società e le aziende.

Il white paper della Commissione sottolinea l’importanza di stabilire un approccio uniforme all’AI in tutti e 27 gli Stati membri dell’UE, dove diversi Paesi hanno iniziato ad adottare un proprio approccio nei confronti della regolamentazione, e quindi potenzialmente stanno costruendo barriere al mercato unico dell’UE. Inoltre, cosa importante per Huawei, il white paper discute anche di piani per adottare un approccio basato sul rischio per la regolamentazione dell’AI.

In Huawei abbiamo studiato il white paper con grande interesse e, insieme ad altre (più di 1.250) parti interessate, abbiamo contribuito alla consultazione pubblica della Commissione, che si è conclusa il 14 giugno, dando il nostro contributo e le nostre idee in qualità di esperti che lavorano in questo campo.

AI, trovare il giusto equilibrio

Il punto principale che abbiamo sottolineato alla Commissione è la necessità di trovare il giusto equilibrio tra consentire l’innovazione e garantire un’adeguata protezione ai cittadini.

Nella fattispecie, ci siamo concentrati sulla necessità di regolamentare le applicazioni ad alto rischio in un quadro giuridico chiaro, e abbiamo proposto idee per quella che dovrebbe essere la definizione di “AI”. A questo proposito, riteniamo che la definizione di AI debba arrivare fino alla sua applicazione, con valutazioni del rischio che si concentrino sull’uso previsto dell’applicazione e sul tipo di impatto derivante dalla funzione dell’AI. Se vi sono elenchi di valutazione dettagliati e procedure di autovalutazione per le aziende, allora questo ridurrà il costo della valutazione iniziale del rischio, che deve corrispondere ai requisiti specifici del settore.

Ci siamo raccomandati che la Commissione esamini la possibilità di riunire le organizzazioni dei consumatori, il mondo accademico, gli Stati membri e le imprese per valutare se un sistema di AI può essere qualificato come ‘ad alto rischio’. Esiste già un organismo istituito per occuparsi di queste cose: il Comitato Tecnico Permanente per i Sistemi ad Alto Rischio (Technical Committee High Risk Systems, Tcrai). Riteniamo che questo organismo possa esaminare e valutare i sistemi di AI in base a criteri ad alto rischio sia dal punto di vista giuridico che tecnico. Se questo organismo prendesse un po’ di controllo, combinato con un sistema di etichettatura volontario, sarebbe un modello di governance che considera l’intera catena di fornitura; stabilisce i giusti criteri e si pone l’obiettivo della trasparenza per i consumatori/imprese; incentiva lo sviluppo e la diffusione responsabile dell’AI e crea un ecosistema di fiducia.

Al di fuori delle applicazioni ad alto rischio dell’AI, abbiamo dichiarato alla Commissione che il quadro giuridico esistente basato sulla responsabilità contrattuale e per colpa è sufficiente, anche per tecnologie all’avanguardia come l’AI, dove si potrebbe temere che le nuove tecnologie richiedano nuove regole. Tuttavia, una regolamentazione supplementare appare superflua, in quanto sarebbe troppo onerosa e scoraggerebbe l’adozione dell’AI.

Da quanto sappiamo dei pensieri attuali che circolano nella Commissione, sembra che essa intenda anche adottare un approccio basato sul rischio per la regolamentazione dell’AI. In particolare, la Commissione propone di concentrarsi a breve termine sulle applicazioni di AI “ad alto rischio”, ovvero sui settori ad alto rischio (come la sanità) o sull’uso ad alto rischio (ad esempio se produce effetti legali o altrettanto significativi sui diritti degli individui).

E ora cosa succede?

La Commissione ha molto lavoro da fare per ottenere tutte le risposte alla consultazione, tenendo conto delle esigenze delle imprese, della società civile, delle associazioni di categoria, delle Ong, ecc. L’onere aggiuntivo di lavorare sulla crisi legata al coronavirus non ha certamente aiutato, e la risposta formale della Commissione non è attesa prima del primo trimestre 2021.

Il coronavirus è stato un fattore di cambiamento per l’uso della tecnologia in ambito sanitario, naturalmente, e senza dubbio avrà un impatto sul modo di pensare della Commissione in questo settore. Si parla da anni di termini come “telemedicina”, ma la crisi ha trasformato le consultazioni virtuali in realtà, quasi da un giorno all’altro.

Al di là dell’assistenza sanitaria, vediamo che la diffusione dell’AI è in continua evoluzione in settori come l’agricoltura e negli sforzi dell’UE per combattere il cambiamento climatico. Noi di Huawei siamo orgogliosi di far parte di questo sviluppo digitale in Europa, una regione in cui e per la quale lavoriamo da 20 anni. Lo sviluppo delle competenze digitali è al centro di tutto questo: non solo fornisce alle generazioni future gli strumenti per cogliere il potenziale dell’AI, ma permetterà anche alla forza lavoro attuale di essere attiva e agile in un mondo in continuo cambiamento. C’è bisogno di un approccio inclusivo, basato sull’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e guidato dall’innovazione per l’istruzione e la formazione in materia di AI, in modo da aiutare le persone a passare da un lavoro all’altro senza soluzione di continuità. Il mercato del lavoro è stato pesantemente colpito dalla crisi e sono necessarie soluzioni rapide.

In attesa della risposta formale della Commissione al white paper, cos’altro c’è da dire sull’AI in Europa? Migliore assistenza sanitaria, trasporti più sicuri e più puliti, produzione più efficiente, agricoltura intelligente e fonti di energia più economiche e sostenibili: questi sono solo alcuni dei benefici che l’AI può portare alle nostre società, e all’UE nel suo complesso. Huawei lavorerà con i responsabili politici dell’UE e si adopererà per garantire che la regione trovi il giusto equilibrio: innovazione combinata alla protezione dei consumatori.

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