Le aziende dovrebbero accelerare l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale (Ai) per migliorare la propria resilienza e prepararsi ad affrontare le sfide a lungo termine, ma solo l’1% è pronto da questo punto di vista. È questo, in estrema sintesi, il risultato più evidente del report “Ai Maturity Survey” commissionato da Avanade e condotto tra il 2018 e il 2020 dalla società di ricerca indipendente Vanson Bourne attraverso interviste a 1.700 decisori aziendali It di livello senior di 15 paesi (tra cui l’Italia) e cinque settori di business. L’indagine rivela per l’appunto che solo una minima parte delle aziende, nonostante il mix di maggiore produttività, efficienza e riduzione dei costi garantito dai sistemi di Intelligenza Artificiale, può definirsi “maturo per l’Ai”. D’altro canto, le imprese che riescono a integrare completamente l’Ai nei propri sistemi sono in grado di ottenere un Roi fino a cinque volte superiore alla media, grazie a una combinazione di maggiore produttività, migliore efficienza dei processi e minori costi operativi.
I principali risultati del report
Sul piano della strategia, il 95% degli intervistati (93% in Italia) ritiene che l’Ai sia fondamentale, ma un terzo (32% in Italia) cita proprio la pianificazione strategica come una delle tre barriere principali alla effettiva implementazione di un progetto di Ai. Il 35% degli intervistati (34% in Italia) è alla ricerca di un supporto consulenziale esterno alla propria azienda per definire la propria strategia.
Parlando invece di attrazione di talenti e cultura aziendale, l’80% degli intervistati (91% in Italia) concorda sul fatto che la cultura aziendale e il cambiamento siano la chiave del successo a lungo termine di un progetto di Ai e più della metà del campione (69% in Italia) è impegnato nella ricerca e assunzione di talenti con competenze adeguate o nel processo di change management.
L’indagine ha affrontato anche il tema dell’etica digitale: il 96% (86% in Italia) ritiene che per implementare progetti di Ai sia necessario creare policy e procedure aziendali che garantiscano il rispetto dei principi di etica digitale” e il 66% (54% in Italia) lo sta già facendo.
In termini di soluzioni tecnologiche legate all’Ai, il 61% degli intervistati (64% in Italia) ha sperimentato sistemi di automazione e advanced analytics, circa la metà del campione utilizza la computer vision (33% in Italia) o gli agenti virtuali (22% in Italia). Se oggi il 65% delle aziende intervistate (69% in Italia) esprime l’esigenza di migliorare la qualità dei dati nella gestione della Supply chain, l’83% del campione (il 94% in Italia) che già oggi utilizzano strumenti di Ai concordano sul fatto che questa tecnologia porterà un vantaggio competitivo in futuro. Il successo stimato dei progetti di Ai si misurerà principalmente con un aumento della produttività per il 64% del campione (75% in Italia), incremento dell’efficienza dei processi, dei sistemi e degli strumenti per il 57% (63% in Italia) e riduzione dei costi per il 54% (62% in Italia).
“Mentre le incertezze sull’impatto dell’Ai sull’elemento umano sono diminuite in modo significativo negli ultimi anni, la maggior parte delle aziende sono però ancora indecise su quali modalità di implementazione adottare per ottenere risultati di business significativi e sostenibili”, dichiara in una nota Roberto Chinelli, Data & Ai Lead Italia di Avanade. “Oggi la resilienza delle imprese è messa a dura prova e le organizzazioni devono ripensare e accelerare l’integrazione dell’Ai per sfruttarne appieno i vantaggi, qualunque sia il futuro. Il nostro strumento per la valutazione dell’AI può aiutarle a intraprendere questo percorso”.