L’ANALISI

Intelligenza artificiale, in Italia i vantaggi tardano ad arrivare (per ora)

Solo il 44% delle imprese ritiene che l’AI abbia modificato l’operatività contro il 59% della media dei dieci Paesi presi in esame nell’ambito del sondaggio realizzato da Experian-Forrester Consulting che ha coinvolto 889 dirigenti di società di servizi finanziari e Tlc. La corsa all’implementazione è ben avviata e l’adozione nella maggior parte dei casi d’uso è destinata a raddoppiare nel prossimo anno

Pubblicato il 02 Ott 2023

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Quali sono le potenzialità dell’adozione di dell’intelligenza artificiale nelle società dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni? Fornire supporto alla gestione del rischio e rendere più efficienti gli analytics e le operazioni – suggerisce la nuova ricerca commissionata da Experian a Forrester Consulting. Le imprese italiane, tuttavia, sono più indietro delle controparti globali nell’investire e, quindi, nel generare benefici.

Stando alla ricerca di Forrester, infatti, l’adozione di analytics avanzati con funzionalità di intelligenza artificiale è una priorità su cui investe il 79% dei dirigenti aziendali globali, ma in Italia si scende al 69%. Nel nostro Paese solo il 44% delle imprese ritiene che l’Ai abbia modificato la propria operatività, contro il 59% su scala globale.

Analytics-Ai, unione vincente per telco e finance

L’indagine ha raccolto le opinioni di 889 dirigenti di società operanti nei servizi finanziari e nelle telecomunicazioni in dieci Paesi delle regioni Emea e Apac, tra cui Australia, Danimarca, Germania, India, Italia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Sudafrica, Spagna e Turchia.

I risultati dello studio hanno messo in luce le priorità di business per il prossimo anno e il modo in cui l’intelligenza artificiale sta influenzando gli analytics, la valutazione del rischio e l’esperienza dei clienti.

La cybersecurity (55%) e la privacy dei dati (54%) sono le principali preoccupazioni indicate per l’anno prossimo, seguiti dal rischio di credito (42%) e da quello Esg (40%). Per mitigare questi rischi, le aziende devono intervenire per ottimizzare la capacità predittive dei modelli e sfruttare al meglio il valore dei dati provenienti da una vasta gamma di fonti. È qui che l’Ai, e in particolare il machine learning, entrano in gioco.

La posizione delle imprese italiane 

In Italia sono stati intervistati oltre 100 leader aziendali di imprese operanti nei settori dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni. Rispetto al riscontro in Emea e Apac, emerge un leggero ritardo negli investimenti in Ai e, di conseguenza, minori benefici derivanti dalla sua adozione.

Anche in Italia, cybersecurity (56%) e privacy dei dati (48%) rappresentano i principali vincoli di rischio per l’anno prossimo, insieme a quello Esg (41%), ma a differenza del riscontro generale in Emea e Apac si inserisce anche il rischio geopolitico, percepito dal 44% delle aziende. Ma il quadro non è negativo, come indica Armando Capone, general manager Italy di Experian.

“L’Ai è più che mai al centro dell’innovazione e sta diventando una tecnologia davvero differenziante: il 56% dei dirigenti che abbiamo intervistato ritiene che fornisca loro un vantaggio competitivo decisivo”, dichiara Capone. “La corsa all’implementazione è ben avviata e l’adozione nella maggior parte dei casi d’uso è destinata a raddoppiare nel prossimo anno. Man mano che l’adozione dell’Ai si consolida è più probabile che gli innovatori individuino nuovi casi d’uso. Il vantaggio principale dell’Ai – prosegue Capone – è la capacità di trovare modelli che gli analisti non sono in grado di trovare, soprattutto con i dati non strutturati. Più le aziende integrano i processi e la governance dell’Ai nel loro kit di strumenti analitici, più valore può essere creato”.

La prima sfida è nei dati

Per essere efficace, l’Ai deve poter fare affidamento su grandi volumi di dati e su una robusta infrastruttura di dati. Nonostante le fonti di dati siano in continuo aumento, per il 42% degli intervistati a livello globale – il 43% in Italia – la sfida più grande è la mancanza di dati per valutare il merito creditizio dei clienti. Di conseguenza, il 75% dei dirigenti aziendali sta dando priorità agli investimenti in nuove fonti di dati che consentono di comprendere meglio il rischio e l’accessibilità al credito.

In termini di analytics, invece, la ricerca ha rilevato che la sfida maggiore per quasi la metà degli intervistati (48% in Emea/Apac, 46% in Italia) risiede nell’abilità di mettere in collegamento diversi asset di dati in maniera continua in un data warehouse in grado di supportare i casi d’uso Ai/Ml in maniera adeguata. Per affrontare questo problema, il 79% degli intervistati a livello globale sta investendo in tecnologie cloud volte a integrare perfettamente i dati e il 52% concorda sul fatto che affidarsi a servizi cloud ospitati all’esterno dell’infrastruttura aziendale consente di evitare i silos di dati e aggregare le fonti. Tuttavia, queste percentuali calano notevolmente in Italia, dove solo il 68% delle aziende ha dichiarato di star investendo in tecnologie cloud per l’integrazione dei dati e solo 2 imprese su 5 opterebbero per servizi cloud gestiti per evitare i silos e aggregare i dati.

I casi d’uso che le aziende già esplorano

Molte aziende stanno esplorando attivamente i casi d’uso dell’Ai applicandoli ad un’ampia gamma di scenari concreti, come il miglioramento delle sottoscrizioni attraverso modelli basati sul Ml, l’identificazione proattiva e precoce dei clienti vulnerabili, una migliore prevenzione delle frodi e un servizio clienti più rapido. Più della metà (54%) delle imprese in Emea e Apac che stanno già utilizzando l’Ai ritiene che l’aumento di produttività abbia compensato il costo iniziale, una chiara indicazione del Roi positivo derivante dall’adozione dell’Ai.

In Italia, tuttavia, poco più di un’azienda su 3 (38%) concorda sul Roi positivo, ma il fatto che il 62% abbia già messo in atto un programma completo di gestione del rischio dell’Ai dimostra come le imprese italiane siano ben avviate nella fase di preparazione all’utilizzo della tecnologia e stiano lavorando per assicurare un’integrazione quanto più fluida e sicura possibile.

Malin Holmberg, ceo, Emea & Apac, Experian, evidenzia che le aziende che abbracciano la tecnologia dell’Ai “si troveranno avvantaggiate nell’identificare nuove opportunità di crescita attraverso l’efficienza dei processi e una maggiore automazione.

Tuttavia, a fronte delle innegabili innovazioni negli analytics, è fondamentale garantire che l’utilizzo resti responsabile ed etico. A questo proposito, aggiunge Holmberg, “È rassicurante vedere che il 61% degli intervistati dispone di un programma di gestione dei rischi legati all’Ai e che sta affrontando attivamente, grazie ad un’Ai trasparente e spiegabile, i pregiudizi inconsci”.

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