Il Frankenstein di Mary Shelley. Il mito di Pigmalione. E ovviamente le tre leggi della robotica di Asimov. Sì, per l’Europa –nel 2017 – l’Intelligenza artificiale era ancora una novità totale, se per introdurre la prima proposta normativa sulla tecnologia si avvertiva la necessità di un approccio letterario. Sono passati cinque anni da allora. Eppure l’Intelligenza artificiale rappresenta ancora un universo per lo più inesplorato. Dagli impatti industriali, etici, economici, sociali da definire e ricalibrare costantemente.
Ci pensa Paola Severino, presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione e vicepresidente dell’Università Luiss (oltre che Rappresentante Speciale della Presidenza Osce per la lotta alla corruzione, ministro della Giustizia nel Governo Monti e vp del Consiglio Superiore della Magistratura Militare) a mettere ordine nello tsunami dell’Intelligenza artificiale con il libro “Intelligenza artificiale. Politica, economia, diritto, tecnologia” (edito Luiss University Press), che raccoglie anche interventi di Stefano Manzocchi e Livio Romano, Giuseppe F. Italiano e Enrico Prati, Sebastiano Maffettone, Paolo Benanti, Giuseppe F. Italiano, Antonio Malaschini.
L’esplosione di studi sull’Intelligenza artificiale
“L’idea di quest’opera collettanea sul tema della intelligenza artificiale – spiega Severino nell’introduzione – nasce da una serie di incontri universitari e da una molteplicità di conversazioni tra amici e colleghi su uno dei profili più stimolanti e problematici del millennio in corso. I libri di Yuval Noah Harari sui rischi correlati al dominio mondiale dell’intelligenza artificiale, gli ingentissimi investimenti delle grandi potenze internazionali nello sviluppo di algoritmi predittivi e di tecnologie informatiche, hanno rappresentato l’humus nel quale si sono alimentati i primi approfondimenti sul fenomeno”.
Il carattere interdisciplinare dell’impatto tecnologico, che include aspetti etici, normativi, economici, filosofici, giuridici ha subito fatto “esplodere” una enorme quantità di studi su ciascuna delle materie indicate. I più recenti approfondimenti hanno invece portato a una lettura globale del fenomeno, mettendo insieme le tante facce del problema e cercando di promuovere soluzioni ispirate a una visione multidisciplinare.
In questo senso il libro cerca di individuare un fil rouge tra aspetti definitori, etici, giuridici, comparatistici. Un “mettere ordine” strategico “per evitare – spiega Severino – che il
rapporto uomo-macchina si trasformi in un “vaso di Pandora” e per cogliere le opportunità di uno sviluppo oramai inarrestabile mitigandone le conseguenze negative attraverso una adeguata delimitazione e regolamentazione”.
Cogliere le sfide senza cadere “nel buio delle coscienze”
“Se non saremo capaci di raccogliere questa sfida – si legge nel libro – potremo trasformare un enorme potenziale di crescita in una discesa verso quel buio delle coscienze, della democrazia, dei valori, così ben descritto nei libri di Yuval Noah Harari come l’incubo del XXI secolo”.
Tutti gli studi, i convegni, le relazioni, i Libri Bianchi, gli assessment, gli indirizzi programmatori, le consultazioni pubbliche, le strutture create e le proposte di regolazione degli ultimi cinque anni sono stati “molto rumore”, per non produrre poi
“nulla”? A una prima valutazione sembrerebbe di sì.
La complessità del tema si riflette nel fatto che non esiste oggi una regolazione complessiva e organica dell’AI. E il vuoto, si legge, “è spesso riempito dal riferimento ad altre norme, come quelle sulla cybersecurity, sulla commercializzazione e sull’uso dei prodotti informatici; dall’ampliamento, anche in via interpretativa, della disciplina a tutela dei diritti personali o sociali; dalla previsione di standard di produzione e utilizzazione già pensati
per altri beni; dalla istituzione di innumerevoli comitati, commissioni, gruppi di esperti, che hanno prodotto una ragguardevole dose di relazioni e documenti”.
AI ancora in cerca di disciplina organica
Forse non è “casuale”, ipotizza il libro, che mnanchi quasi sempre una disciplina organica. “Il fenomeno dell’intelligenza artificiale è – si legge – quantomeno nella sua percezione da parte dei legislatori, così “nuovo” e rapidamente evolventesi da non consentire neanche una sua con-
divisa definizione. Né una piena consapevolezza delle sue “drammatiche” potenzialità”.
Solo nell’ultimo periodo i governi, in particolare quelli occidentali, si sono concretamente posti il problema delle tecniche predittive, del controllo sociale, del profiling, della manipolazione delle notizie (fake news), dei pregiudizi e delle discriminazioni determinate dagli algoritmi. E solo da poco, al contrario, governi diversi da quelli della Cina, degli Stati Uniti, della Russia e di pochi altri Paesi hanno preso piena coscienza dei vantaggi strategici che può comportare l’uso dell’AI nel confronto internazionale.
L’esperienza dell’Italia
L’esperienza italiana è emblematica: mentre la ricerca e l’industria procedevano con risultati apprezzabili (si pensi al data mining, al deep learning, a tanti settori della robotica), il governo si è attivato solo sotto la spinta del Piano Coordinato della Commissione europea del 2018, fermandosi però a metà strada; non cogliendo tra l’altro per gli investimenti in questo settore, che rimangono inferiori a quelli di altre nazioni simili alla nostra, tutte le opportunità offerte dal Pnrr. “Solamente negli ultimi tempi – siega il libro -, come sopra ricordato, ci si sta muovendo con un’attenzione e un approccio maggiormente consapevoli”.
Lo scenario regolatorio cinese
In Cina non esiste al momento una legislazione che disciplini in modo puntuale il tema. Riferimenti utilizzabili possono rinvenirsi nella Cybersecurity Law e nelle altre norme che regolano la raccolta e la diffusione dei dati. Punto centrale rimane l’Artificial Intelligence Devel-
opment Plan (Aidp) che aggiusta il focus su competizione internazionale, l’economia e la governance sociale.
“Tuttavia – si legge – esiste oggi in Cina un apparato di disposizioni e di indirizzi che definiscono con sufficiente chiarezza il quadro di riferimento normativo sull’uso della AI”.
In campi diversi (militare, economico, sanitario, finanziario, agricolo, del riconoscimento visuale e vocale, in quello più ampio del controllo sociale e così via) il Paese si pone tra i primi nella ricerca scientifica e nelle utilizzazioni pratiche di questo strumento. “Per fare un solo esempio relativo al settore della medicina -siega il libro -, nel contrasto alla pandemia da Covid-19 il sistema di prevenzione e controllo sviluppato con l’uso dell’AI dalla società cinese 4Paradigm ha portato in pochissimo tempo l’accuratezza dei risultati del tracciamento infettivo dal 5,8% al 93%. Decisamente superiore a quella di altri Paesi”.
Intelligenza artificiale universo in espansione
L’universo Intelligenza artificiale è tuttora, costantemente, un “sorvegliato speciale” dalle grandi promesse. Le innovazioni tecnologiche non hanno solo il potenziale di “generare
un rimescolamento delle posizioni consolidate all’interno dei mercati – si spiega nel libro -,
favorendo il processo di distruzione creativa che migliora l’efficienza dinamica del sistema economico e consente di intercettare nuovi bisogni latenti nella società”.
Le tecnologie “di frontiera” possono anche determinare l’emergere di strutture di mercato
caratterizzate “da una forte concentrazione dell’offerta e del potere di estrarre rendite monopolistiche per le imprese che le hanno introdotte. Questo accade nella misura in cui il vantaggio tecnologico inizialmente acquisito invece di essere contendibile, e quindi per sua natura transitorio, “diventa una barriera strutturale all’ingresso di potenziali concorrenti, che ostacola così la redistribuzione dei benefici del progresso tecnico raggiunto all’interno della società e rallenta lo sviluppo di successive innovazioni in quello stesso mercato, frenando così la crescita economica”.
L’impatto sulle vite dei cittadini
È oramai opinione diffusa che l’impatto della cosiddetta Intelligenza Artificiale nelle nostre vite “abbia determinato – si legge ancora – un mutamento epocale nella quotidianità e, quindi, nella nostra cultura. Sempre più la pervasività degli strumenti digitali invade il mondo e sempre più si corre il rischio di non riuscire a controllare macchine pensanti che diventano da automatiche autonome”.
A fronte di questo problema metafisico e pratico, il libro offre una proposta interdisciplinare e punta a comprendere la natura e un primo inquadramento da diverse prospettive dei dilemmi più urgenti in questo ambito. “La strada per farlo si legge – non può infatti che essere multidisciplinare e interattiva. Il nuovo Leonardo, il genio che proporrà soluzioni in materia, non sarà una persona ma un gruppo multitasking di persone con diverse competenze unite da uno scopo comune”.