Nasce in Italia, con sede a Roma, il Centro di Studi Avanzati per l’Intelligenza Artificiale (Csaia). L’iniziativa prende il la da un’idea del professor Pier Paolo Maria Menchetti (Ee Commission / Ema Chairman Expert Panels spinal devices in Orthopaedics, Traumatology, Rehabilitation, Rheumatologye socio fondatore), e vede coinvolti nel Comitato scientifico sette atenei italiani, il Cnr e il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana di Erice, con la partecipazione attiva di tre rettori in carica e di un ex rettore.
La mission? Aggregare saperi interdisciplinari
“Il Centro Studi ha come mission la volontà di aggregare saperi interdisciplinari, sia scientifici che umanistici”, spiega Menchetti. “È stato quindi indispensabile coniugare l’aspetto umanistico della questione, con la giurisprudenza, la filosofia, le arti, il diritto del lavoro, insieme alla medicina, all’ingegneria, alla fisica, alla matematica, alla cybersecurity. Abbiamo voluto coinvolgere a 360 gradi tanto le Università quanto le imprese che fanno ricerca, ritenendo che studi e applicazioni dell’intelligenza artificiale possano scaturire da un percorso di collaborazione tra pubblico e privato. Uno strumento che è nelle mani dell’uomo, una reale nuova rivoluzione industriale del terzo millennio. La grande innovazione rappresentata da questa Fondazione sta nel pensare all’intelligenza artificiale coinvolgendo tutti gli ambiti della conoscenza: in questo il Centro Studi è arrivato per primo. Non ci sono realtà concrete, a oggi, in cui vi sia un’unione tra discipline così diverse come all’interno della nostra realtà”.
L’AI è (anche) una questione filosofica
Giorgio Scichilone, docente di Scienze politiche e relazioni internazionali, presidente del Polo Territoriale Universitario di Trapani, Università degli Studi di Palermo e componente del comitato scientifico, aggiunge: “Csaia rappresenta un progetto ambizioso che ci mette in sintonia con il futuro che è già arrivato, al di là della retorica, e che vuole unire la dimensione scientifica a quella culturale, la componente accademica a quella industriale e professionale. L’intelligenza artificiale attraverserà la nostra vita sociale, è un salto antropologico molto delicato, è una questione filosofica. Serve consapevolezza, dobbiamo studiare questo nuovo strumento, non dobbiamo esserne dominati e questo anche grazie al frutto delle nostre ricerche, che metteremo al servizio della società, attraverso un parterre molto assortito, che fornirà un osservatorio veramente importante. L’intelligenza artificiale va a impattare sui profili normativi, andiamo a toccare punti sensibili della convivenza civile e ritengo che ci sia una strumentazione che deve necessariamente aggiornarsi. L’impianto normativo risulta in ritardo rispetto ai nuovi scenari che si aprono e questo è un altro aspetto su cui puntiamo l’attenzione. Il fine sono la promozione umana e la convivenza pacifica, il rispetto delle libertà fondamentali dell’individuo, il concetto di sicurezza. Il campo dell’etica”, chiosa Scichilone, “è prioritario in questa discussione”.