In uno scenario in cui l’81% dei datori di lavoro concorda sul fatto che i progressi dell’AI richiederanno nuovi modi di lavorare e nuovi talenti, è sempre più cruciale per le aziende comprendere le sfide e i rischi della rivoluzione digitale in corso. A partire da questa necessità, ManpowerGroup Italia ha lanciato il primo manifesto sugli impatti dell’AI nell’impresa del futuro. Il documento, che definisce una serie di impegni tangibili a cui le aziende potranno aderire per favorire una gestione e uno sviluppo virtuoso, etico e consapevole del mondo del lavoro, è stato creato collettivamente e con il contributo di esperti di AI.
Un lavoro più equo, dinamico e future proof
“Si tratta di un documento che, proponendo impegni concreti e utili a guidare le aziende in questo nuovo territorio, vuole stimolare una riflessione sulla centralità del capitale umano – spiega Anna Gionfriddo, Amministratrice Delegata di ManpowerGroup Italia – Siamo, infatti, profondamente convinti che il capitale tecnologico sia legato a doppio filo con il capitale umano e, solo grazie a questa combinazione di elementi, il futuro del lavoro possa davvero essere sostenibile e a misura di persona”.
I cinque ambiti di azione del manifesto
Il manifesto definisce i cinque differenti ambiti in cui l’adozione dell’AI potrà avere più significative ripercussioni sul capitale umano e sull’organizzazione aziendale:
- etica e responsabilità;
- qualità della vita;
- cultura e leadership;
- formazione e competenze;
- governance e processi.
Ognuno di questi ambiti identifica un impegno specifico da parte delle aziende, per un totale di 5 azioni:
- l’impresa del futuro dovrà essere etica e responsabile;
- l’impresa del futuro vedrà il benessere come priorità;
- l’impresa del futuro punterà sulla leadership che ispira e unisce,
- l’impresa del futuro promuoverà una formazione continua;
- l’impresa del futuro vedrà nell’adattabilità il successo.
Infine, all’interno delle varie azioni, sono state identificate 15 challenge utili a gestire in modo virtuoso gli impatti dell’AI sul lavoro.
Chi ha contribuito alla stesura del manifesto
A orientare la stesura del Manifesto hanno contribuito Paola Pisano, docente di gestione dell’Innovazione all’Università di Torino, Cosimo Accoto, filosofo tech, research affiliate e fellow del Mit Boston, Tomas Chamorro-Premuzic, Chief Innovation Officer di ManpowerGroup Global, e Leandro Pecchia, docente di bioingegneria elettronica e informatica all’Università Campus Bio-Medico Roma.
La ricerca “The work we want”
L’elaborazione del documento è stata, inoltre, indirizzata dalle risultanze evidenziate dai dati della ricerca internazionale “The Work We Want”, realizzata da World Employment Confederation di cui ManpowerGroup è partner, e dell’indagine ManpowerGroup sui sentimenti di persone e aziende riguardo all’AI.
Da queste ultime è emerso che, se le aziende guardano con ottimismo all’Intelligenza Artificiale, con il 72% dei datori di lavoro che ritiene che impatterà positivamente sul business e il 55% che prevede benefici anche in termini occupazionali, sono, al contrario, le lavoratrici (51%) e il personale operativo (43%) a esprimere le maggiori preoccupazioni e perplessità circa il suo impiego. Il nodo cruciale rimane quello delle competenze e della formazione: il 78% dei datori di lavoro teme di non riuscire a formare i dipendenti abbastanza velocemente per stare al passo con gli sviluppi tecnologici nei prossimi tre anni. La rapidità con cui le innovazioni si affacciano sul mondo del lavoro rende, infatti, sempre più complesso per larga parte delle aziende (80%) pianificare il fabbisogno futuro di talenti.
Verso una nuova organizzazione del lavoro
Da qui la necessità, espressa da quasi la totalità dei manager (92%), di una nuova organizzazione del lavoro che, attraverso l’introduzione di strategie flessibili, permetta alle aziende una maggiore adattabilità e una capacità migliore di risposta ai cambiamenti. Dalla creazione di pool di talenti settoriali (91%), all’adozione di un approccio alle assunzioni basato sulle competenze (89%), dall’utilizzo di piattaforme di talenti online (89%), all’aumento di lavoratori in somministrazione a tempo indeterminato o determinato (88%), fino all’offerta di una maggiore flessibilità interna (88%) e all’assunzione di talenti dall’estero (88%). Il 79% dei manager intervistati afferma inoltre che, assumere una quota di lavoratori già esperti e con competenze legate all’AI, è un modo efficace per diffondere la conoscenza tra tutte le persone dell’azienda.