Le attività online dei parlamentari del Regno Unito e le loro conversazioni telefoniche saranno immuni dai controlli investigativi. Lo stabilisce l’”Investigatory powers bill”, il disegno di legge sulla riforma delle intercettazioni e del controllo della Rete, presentato a Westminster dal ministro degli interni Theresa May (nella foto).
Alle aziende sarà richiesto di conservare per almeno un anno i dati sui siti visitati dai cittadini britannici (ma non il dettaglio sulle singole pagine), con l’obbligo legale e morale di aiutare le autorità in caso di indagini. Per adeguarsi le società informatiche dovranno creare dei nuovi database, che potranno essere consultati in caso di necessità dagli inquirenti.
Le indagini, tuttavia, rispetto alle norme attuali, saranno ancora più soggette al veto dei giudici, i quali in determinate situazioni potranno bloccare le attività investigative. Parlando alla Camera dei Comuni, May ha anche sottolineato come il nuovo testo sia ben diverso da quello precedente, che lo scorso anno era stato bloccato dai liberal-democratici, allora alleati di governo dei conservatori. I tory, che adesso guidano la Gran Bretagna da soli, hanno fatto proprie molte delle indicazioni dettate all’epoca dai lib-dem. Secondo May, la normativa “garantirà una tutela notevolissima, la più forte e sicura nel mondo democratico, con un approccio che stabilirà nuovi standard per il libero accesso e la trasparenza”.
Il controllo dei siti visitati e delle applicazioni scaricate sarà esteso anche agli smartphone.
Il fatto che gli investigatori potranno risalire genericamente ai siti visitati dai cittadini, ma non alle singole pagine, è un compromesso tra la posizione dell’esecutivo e quelle delle associazioni per i diritti civili, dalle quali negli ultimi mesi erano stati sollevati molti dubbi. L’unica eccezione alla regola, in ogni caso, riguarderà i parlamentari, le cui comunicazioni non saranno intercettabili né memorizzabili. Una scelta, quella del Governo britannico, che mette nero su bianco una consuetudine già in vigore nel Regno unito, in virtù della cosiddetta “Dottrina Wilson”, che risale al 1966 e si richiama al nome dall’allora primo ministro laburista, Harold Wilson: proprio lui stabilì, anche se in modo “informale”, il divieto d’intercettare le comunicazioni telefoniche tra i deputati. Secondo le voci che circolano nel Regno Unito sulla nuova norma, sembra possibile che ad appoggiare il provvedimento siano anche i laburisti, che sono all’opposizione, che avrebbero apprezzato le differenze rispetto al disegno di legge naufragato lo scorso anno, definito a suo tempo come un “piano di sorveglianza di massa”.