Sì al modello multi-stakeholder, per cui le decisioni vengono prese insieme e in modo paritario dai principali attori del settore, ma attenti a non ledere i diritti degli utenti per mancanza di trasparenza: è il messaggio fatto arrivare oggi dalla Commissione europea in apertura dell’Ifg (International Government Forum), conferenza annuale sul governo della Rete organizzata dalle Nazioni Unite che si terrà fino al 5 settembre a Istanbul.
“Per continuare a crescere, Internet e il modo in cui è governato devono dimostrare di essere affidabili, resistenti ed equi”: lo ha detto oggi Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea e responsabile dell’Agenda Digitale, parlando ai partecipanti all’Ifg, aggiungendo che la Conferenza deve “ottenere uno status permanente” e “spostarsi verso il livello di problem solving”.
Dopo aver delineato l’attuale scenario internazionale – con Internet che “raggiunge circa 3 miliardi di persone, l’e-commerce che arriva nei posti più remoti e il fiorire delle startup” – Kroes ha indicato alla comunità Igf cosa deve essere fatto in futuro. Innanzitutto, ha detto, la Conferenza dovrebbe “ottenere uno status permanente ed essere perciò finanziata in quanto forum centrale dove identificare e discutere le questioni relative a Internet”.
Di conseguenza l’Igf dovrebbe diventare un soggetto di problem solving e principale entità-catalizzatore delle questioni relative a queste tematiche.
Kroes ha poi sollecitato l’applicazione dei principi emersi dal NetMundial, conferenza internazionale svoltasi a fine aprile e fortemente voluta dalla presidente brasiliana Dilma Rousseff, vittima dello spionaggio americano, che si batte per globalizzare il processo decisionale della Rete sottraendolo al controllo assoluto degli Usa.
Quindi la vicepresidente ha sollecitato tutti i membri della comunità Igf (governi, ma anche esponenti del mondo dell’industria, organizzazioni non-profit e università) a un “impegno collettivo verso migliori decisioni, trasparenza, inclusività e processi equi”.
“A questo proposito – ha aggiunto – la globalizzazione dell’Icann deve essere perseguita attivamente in modo trasparente ed efficace”. L’Icann è l’ente no profit statunitense incaricato di delineare la governance mondiale di Internet dopo che lo scorso 17 marzo il governo statunitense ha annunciato che, entro settembre 2015, intende “passare alla comunità globale dei multistakeholder le funzioni fondamentali legate al Domain Naming System (Dns, sistema che assicura a chi digita l’indirizzo di un sito di finire nel posto giusto, ndr)”.
Sul processo che sta portando avanti l’Icann – dirigendo e coordinando le trattative internazionali per trovare un nuovo modello di governance della Rete che sostituisca quello attuale, definito dallo stesso presidente dell’Icann, Fadi Chehadé, “troppo Usa-centrico” – si è espressa anche la Commissione europea attraverso una nota diffusa in apertura della Conferenza a Istanbul.
“La Commissione – si legge – supporta con forza l’attuale modello multi-stakeholder della governance di Internet e una maggiore globalizzazione delle funzioni chiave della Rete”. Il documento sottolinea che “la transizione (…) non deve mettere a rischio sicurezza, stabilità o resistenza di Internet”. Concetto, come visto, già espresso durante il discorso inaugurale dalla Kroes.
Nella nota, però, la Commissione non manca di ricordare che continuerà a lavorare per “superare manchevolezze e una certa mancanza di affidabilità nell’approccio multistakeholder a Internet. La Commissione critica – si legge ancora nel documento – i difetti di procedura nell’introduzione dei domini .wine e .vin”. L’Icann sta infatti portando avanti le operazioni di assegnazione dei domini di primo livello .wine e .vin senza tener conto dell’indicazione geografica nonostante l’opposizione di diversi paesi europei, che temono così che una qualunque multinazionale possa scippare loro il nome di un vino legato a un particolare territorio. “Introdurre questi domini senza le adeguate protezioni sarebbe un grave errore – sostiene la Commissione europea – perché minerebbe i diritti dei produttori di vino e la credibilità del modello multistakeholder”.
La Commissione ha inoltre ricordato di essere “fortemente impegnata per la libertà di espressione” e ha criticato le restrizioni a questa libertà imposte dal governo turco agli utenti.