Pechino non vuole perdere d'occhio le rapide e molteplici
evoluzioni del mondo di Internet. Il governo ha deciso di creare
una nuova potente agenzia, lo State Internet Information Office,
interamente dedicata alla supervisione del web, segno
dell’evoluzione del contesto normativo nel Paese asiatico che
vuole tenere conto delle sempre più numerose e profittevoli web
companies nazionali, alcune delle quali stanno attraendo grande
interesse da parte degli investitori stranieri. Diverse Ipo sono
del resto all’orizzonte, dopo il debutto in Borsa
dell’operatore del sito di social-networking Renred che,
nonostante nel 2010 sia in perdita, ha raccolto alla New York Stock
Exchange 743,4 milioni di dollari.
Non è chiaro se il nuovo ufficio governativo cinese cercherà di
semplificare la pesante burocrazia o piuttosto la renderà ancora
più complessa. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa
Xinhua, il nuovo State Internet Information Office sarà guidato
dai rappresentanti di almeno tre altre agenzie che regolano diversi
aspetti di Internet, ovvero lo State Council Information Office,
responsabile dei contenuti, il Ministrero dell’Industria e
dell’Information Technology, che regola le tecnologie e le
telecomunicazioni, e il Ministero della pubblica sicurezza, che ha
compiti di polizia. La nuova agenzia "dirigerà, coordinerà e
supervisionerà la gestione dei contenuti online e si occuperà
dell’approvazione amministrativa delle attività collegate con la
comunicazione di notizie online”, riferisce Xinhua.
Le web companies in Cina devono fronteggiare non pochi ostacoli a
causa del contraddittorio atteggiamento del governo verso Internet,
riconosciuto come enorme opportunità economica ma temuto come
minaccia politica e sociale per la libertà di espressione che
offre e la scarsa possibilità di controllo. Oltre a dover passare
attraverso una serie di permessi e concessioni, le Internet
companies cinesi devono filtrare i contenuti per eliminare quelli
vietati, dalla pornografia alla violenza ai temi “politicamente
sensibili”; dai vari livelli del governo possono poi arrivare
ulteriori richieste di censurare contenuti sgraditi.
Le misure repressive di Pechino sui siti nazionali e anche
sull’accesso ai siti esteri sono state intensificate all’inizio
dell’anno dopo le rivolte in Medio Oriente e Nord-Africa: il
ruolo giocato dai siti di social networking ha messo in allerta il
governo cinese. Altro elemento letto come rischioso da Pechino è
il fatto che alcune Internet companies cinesi, al fine di potersi
quotare all’estero, hanno stabilito delle holding con sede
straniera che possiedono poi compagnie con sede in Cina che
comprano le licenze sul mercato nazionale per poter operare su
Internet (accade così per Sina e Baidu).
La Cina conta oltre 450 milioni di utenti Internet, più che in
qualunque altra nazione. Gli investitori nel mondo stanno guardando
con interesse a questo mercato gigantesco e in forte espansione per
servizi come l'online video, l'e-commerce e il
microblogging. Alcune delle prime Internet companies cinesi che si
sono quotate, come Telcent Holdings e Baidu, sono oggi tra le più
grandi aziende Internet per capitalizzazione di mercato, anche se
molto più piccole per fatturato rispetto alle aziende americane.