WEB & LAW

Internet, la commissione Boldrini ha detto la sua. E adesso?

Il gruppo di lavoro istituito dalla presidente della Camera e guidato da Stefano Rodotà ha concluso la propria attività e varato la carta dei diritti e dei doveri in Internet. Ora Governo e Parlamento devono garantire il migliore Internet environment, fissando norme più semplici e chiare per tutti

Pubblicato il 14 Set 2015

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Il 28 luglio 2014 la Presidenza della Camera dei Deputati istituiva la Commissione per i diritti e i doveri in Internet. La presidente Boldrini chiamava a presiederla il professor Stefano Rodotà. Esattamente un anno dopo, con straordinario tempismo, il 28 luglio 2015 la Commissione pubblicava la Dichiarazione per i diritti e i doveri in Internet.

Si tratta di un testo articolato, dettagliato, chiaramente ambizioso e ricco di principi nuovi, ma anche di richiami, taluni espliciti, alla Costituzione italiana, alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’Onu, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, e altri più criptici, decodificabili solo dagli addetti ai lavori, riferibili ad esempio al vigente Codice Privacy italiano.

La sapiente mano di Stefano Rodotà traspare in ogni articolo – se ne contano ben 14. E grazie al lavoro dei componenti e alla loro autorevole guida in un anno esatto, passando anche per una consultazione pubblica e diverse audizioni, si è prodotto un testo che perfettamente si incastra, come una tessera di un grande puzzle, nel panorama giuridico italiano, europeo e transnazionale.

Notevole e di enorme portata l’introduzione di un diritto di accesso ad Internet (art. 2) e alla conoscenza e all’educazione in rete (art. 3). Più timido invece il concetto ivi delineato di neutralità della rete (art. 4). Gli articoli 5-8, sulla tutela dei dati personali, sono una sintesi ben riuscita del succo della vecchia legge 675/96, declinata nel 2003 nel Codice Privacy, con una nuova enfasi sull’abuso del consenso ed il divieto di trattamento dei dati per finalità discriminatorie. Interessante la norma sul diritto all’identità in rete (art. 9), che fortemente accentra l’attenzione sulle tecniche di profilazione e marketing. Audace è l’introduzione di un diritto all’anonimato in rete (art. 10), mentre molto più scontato è il richiamo al diritto all’oblio (art. 11), che si riappropria anche del suo nome originario, in barba a Bruxelles. Gli ultimi tre articoli, dal 12 al 14, come in ogni articolato che si rispetti, propongono norme di sistema e di chiusura, sui diritti e le garanzie delle persone sulle piattaforme e sulla sicurezza e il governo della rete.

Un gran bel testo, dunque. E adesso? L’auspicio è che il Parlamento, ma non solo, ne faccia tesoro e ne tenga conto in ogni occasione futura.

Ma non basta. A mio avviso, le azioni di Governo e Parlamento d’ora in poi, per non risultare drammaticamente anacronistiche, dovranno tener conto di alcune ineludibili esigenze e di nuovi principi, come quelli della privacy by design e privacy by default; dovranno considerare dati di fatto che stanno cambiando il mondo, come la rivoluzione machine to machine e l’Internet of Everything; ma, soprattutto, non si potrà limitare la riflessione dell’impatto della rete solo ai diritti delle persone, continuando ad alimentare una sorta di contrapposizione con gli operatori della rete e con lo Stato.

Identità, reputazione, sicurezza, interoperabilità, circolazione, segretezza e tutela dei dati, accesso, semplificazioni, sono esigenze sentite in egual modo dalle imprese. Le persone giuridiche in rete sono esposte, seppure in misura diversa, agli stessi rischi delle persone fisiche. Provvedere ad una tutela delle loro prerogative, permetterebbe a valle una miglior tutela degli internauti, oltre che ad una maggiore presenza di imprese e P.A. in rete. E’ un dato di fatto che le imprese italiane in rete siano poco più del 5% del totale di quelle attive sui diversi mercati. Se solo si garantisse un migliore Internet environment e si fissassero diritti/doveri più semplici e chiari per tutti, la rete ne beneficerebbe ad ogni livello.

Internet nella sua naturale irruenza travolge tutto ciò che incontra sulla sua strada con una forza e prepotenza senza precedenti. E’ la forza dell’innovazione e delle opportunità che la tecnologia offre. Bene fa, chi ne coglie il senso, lo spirito e le relative opportunità, sociali, culturali, economiche, o di servizio che siano. Tuttavia, è un dato di fatto la deriva a cui stiamo assistendo di concetti cardine che hanno guidato la società negli ultimi duemila anni, permettendo a tutti di arrivare dove siamo: concetti quale quello di giurisdizione, di sovranità, di legge applicabile ed enforcement sono oggi saltati e divenuti vistosamente labili.

La rete è un’opportunità straordinaria, ma richiede attenzione, consapevolezza, regole, oltre agli investimenti e alla migliore tecnologia.

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