LEGGE COMUNTARIA

Internet, Pd e Fli contro l’emendamento “bavaglio”

Nella legge comunitaria passa l’emendamento Fava (Lega) che prevede la chiusura di un sito senza l’intervento di Agcom o della magistratura. Vita e Giulietti lanciano l’allarme: “Bloccarlo prima che sia troppo tardi”. Contro-emendamento di Perina e Della Vedova per la libertà su Web

Pubblicato il 24 Gen 2012

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“Allarme rosso: è passato un orribile emendamento nella legge comunitaria 2011 nella commissione competente della Camera dei deputati, volto a censurare la rete. Infatti, si rende possibile a qualsiasi utente chiedere la chiusura di un hosting provider, senza nessun ruolo affidato all’Agcom o alla magistratura”.

A lanciare l’altolà sono Vincenzo Vita (Pd) e di Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. “A causa dell’emendamento Fava, deputato della Lega Nord, è stato dato, quindi, un colpo ferale alla libertà della rete anche in Italia – continuano Vita e Giulietti in una nota – Dopo Sopa e Pipa negli Stati Uniti arriva pure da noi il bavaglio digitale. Ora il testo è in discussione nell’aula della Camera. Lo si blocchi prima che sia troppo tardi e si accenda l’attenzione su un argomento così delicato”.

Anche Fli scende in campo contro la norma. I deputati Flavia Perina e Benedetto Della Vedova hanno presentato un ulteriore emendamento per abrogare l’articolo 18 della legge comunitaria in discussione alla Camera con l’obiettivo, appunto, di cancellare e la misura proposta dal deputato della Lega Nord Gianni Fava. Nel dettaglio l’emendamento Fava introdurrebbe la facoltà per “qualunque soggetto interessato”, e non solo per l’autorità pubblica, di richiedere a un fornitore di servizi Internet la rimozione di contenuti pubblicati online e ritenuti illeciti dallo stesso soggetto richiedente.

“Se qualcuno pensa che, per contrastare la pirateria e gli atti illeciti compiuti in Rete, si debba ridurre la libertà di espressione degli utenti, limitare l’attività dei principali operatori del web e introdurre un’insensata inversione dell’onere della prova sulla liceità dei contenuti pubblicati – afferma la Perina – non ha capito molto di Internet, né di pirateria. E sicuramente non sa cos’è la libertà”.

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