Se il “sistema Internet” fosse una nazione, sarebbe al quarto posto nel mondo per consumo di elettricità dopo Cina, Stati Uniti, India e prima del Giappone. Lo rivela lo studio dal Centro Luigi Einaudi e Intesa Sanpaolo secondo cui il data mining si avvia a consumare, entro pochi anni, tanta energia quanta l’estrazione di minerali e metalli.
I quattro focus del report
E’ uno dei temi al centro dell’analisi che accende i riflettori sul “Mondo post-globale” evidenziando quattro focus principali: la fragilità del sistema economico globale di fronte ai problemi delle catene globali del valore emersi con la pandemia e l’ampliamento dei divari tra classi diverse di popolazione; la crisi ambientale connessa all’uso delle risorse energetiche; l’accelerazione dello smart working con riflessi sul mercato immobiliare, l’ordine geopolitico del pianeta.
I punti critici dell’Italia
L’Italia esprime ambiti d’eccellenza ma resta gravata dalla presenza di troppe micro‐imprese: il 92% dei dipendenti privati lavora in aziende con meno di 50 milioni di fatturato.
Lo studio presenta numerose proposte: in primis una riforma fiscale che renda conveniente lavorare e investire, una revisione della disciplina fiscale sulle fusioni, l’introduzione del quoziente famigliare nella tassazione diretta e l’introduzione sperimentale della settimana lavorativa di quattro giorni, integrata da attività di formazione a distanza.
Le strategie “tradizionali” non bastano più
Tutte e quattro le crisi, si legge nello studio, “influenzano un’economia mondiale che sta perdendo rapidamente i suoi caratteri di globalità e riducendo altrettanto rapidamente le proprie capacità di crescita”.
Le criticità politiche ed economico-industriali che stanno emergendo dal conflitto ucraino, accanto alla ricomparsa di dinamiche inflattive, che le economie mature non sperimentavano da decenni, non possono non influire – tra l’altro – sugli obiettivi fissati dalla Recovery and Resilience Facility delineata dalla Commissione europea e di cui l’Italia è la principale beneficiaria.
Anche perché la nuova inflazione – un mix di problemi tecnici legati al sempre peggiore funzionamento di molte catene globali del valore, da quelle alimentari fino ai microchip – è profondamente diversa dai fenomeni inflazionistici del secolo scorso.
Contro di essa le “cure tradizionali”, di carattere fiscale e monetario, si sono rivelate poco efficaci. L’Unione europea, con la Bce, sta promuovendo contro la spinta inflattiva risposte di tipo nuovo, piuttosto diverse rispetto a quelle della Fed americana. I “meccanismi” economici di Bruxelles sono considerati normalmente lenti e complicati, tuttavia da un punto di vista storico l’Europa mostra una crescita istituzionale assai rapida se paragonata a quella degli Stati Uniti.
La vulnerabilità energetica europea
Gli avvenimenti recenti hanno purtroppo messo a nudo la vulnerabilità energetica del Vecchio Continente e, di concerto, la difficoltà a realizzare gli “obiettivi verdi”, pur culturalmente molto appetibili. E poiché il mondo non aspetta, l’Europa dovrà in tempi brevi occuparsi a fianco di queste tematiche anche di coordinamento sanitario, di supporto alla disoccupazione e ai giovani, di forze armate. E della revisione dei Trattati.