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Investimenti, Softbank punta 3 miliardi di dollari su Grab

La startup continua a crescere nel Sud-Est asiatico attraendo capitali grazie al business diversificato nel food delivery e nei servizi finanziari digitali. E il gruppo giapponese è proprio a caccia di diversificazione per riportare fiducia nel suo Vision Fund

Pubblicato il 03 Ago 2020

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Non si arresta la crescita di Grab nel Sud-est asiatico: la società di Singapore, attiva nei settori del ride-hailing, del food delivery e dei servizi finanziari digitali, ha continuato ad attrarre capitali anche in piena crisi coronavirus ed è tra le startup tecnologiche più finanziate della regione. Ad oggi ha raccolto più di 10 miliardi di dollari tra cui 3 miliardi dal gruppo giapponese SoftBank ed è valutata 14,3 miliardi di dollari, secondo CB Insights.

Il più recente round di finanziamenti ha visto Grab attrarre 200 milioni dalla società sud-coreana del private equity Stic Invesments, che sta cercando di accrescere la sua presenza nel Sud-est asiatico, secondo quanto riportato da Bloomberg.

La strategia di SoftBank

SoftBank si muove su una delicata strategia che alterna investimenti e dismissioni. Dopo la cessione delle quote dell’operatore T-Mobile US, il gruppo giapponese ha venduto una parte della sua partecipazione in Alibaba per un valore complessivo di 2,2 miliardi di dollari. SoftBank sta anche valutando la vendita del produttore di chip Arm, acquisito nel 2016.

Il gruppo giapponese mira a mettere insieme 41 miliardi di dollari vendendo diversi asset per finanziare un programma record di riacquisto di azioni proprie. Il cda ha approvato una seconda tranche (dopo la prima di aprile) di riacquisto per 500 miliardi di yen (4,7 miliardi di dollari), come parte di un programma di buyback da 2.500 miliardi di yen volto a far risalire il valore del titolo in Borsa.

Ma le dismissioni servono a SoftBank soprattutto per sostenere il Vision Fund, un fondo da 100 miliardi di dollari al quale partecipano i fondi sovrani dell’Arabia Saudita, ma anche i capitali di Apple e Qualcomm, e con cui SoftBank si è spostata dal business delle telecomunicazioni verso attività di investimento nelle tecnologie e startup più innovative.

Tuttavia molte delle aziende nelle quali il fondo ha investito non si stanno rivelando profittevoli, ha messo in guardia il ceo Masayoshi Son, e il Vision Fund sta perdendo rapidamente valore. Detiene ancora la proprietà di 88 startup, alcune delle quali in via di diventare unicorni, ma il fallimento di OneWeb, la crisi di WeWork (su cui SoftBank ha investito in 10 miliardi di dollari dal 2017) e i forti rischi per almeno una quindicina di società pesano sui conti di SoftBank.

Investimenti diversificati

A giugno sono entrati nel board di SoftBank nuovi membri, tra cui Lip-Bu Tan, ceo del produttore di software per chip Cadence Design Systems e presidente della società di venture capital Walden International, e di Yuko Kawamoto, professoressa alla Waseda Business School. Masayoshi Son ha risposto così alle pressioni dell’investitore attivista Elliott Management, che ha una partecipazione di 2,5 miliardi di dollari nel fondo, e ha chiesto più diversity nel board e una nuova commissione che supervisioni gli investimenti del Vision Fund.

Dopo aver archiviato i conti del Vision Fund con una perdita di 2 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre del 2019 e un crollo del 99% dell’utile operativo (da circa 4 miliardi a meno di 25 milioni anno su anno), Son ha dunque lanciato a febbraio un secondo Vision Fund, ridimensionato negli obiettivi, e con una dotazione di cash proprio da parte di SoftBank di “soli” 2,5 miliardi di dollari.

In piena crisi coronavirus Son ha dichiarato in un’intervista con Forbes: “Da un punto di vista tattico ho dei rimpianti. Ma dal punto di vista strategico non ho cambiato la mia visione di una virgola”. Il fondo adesso si sta concentrando su investimenti operativi, ha indicato Son, e sta lavorando per aiutare le sue aziende a rinegoziare tutti i contratti fissi e di fornitura, ribilanciando budget e spese; poi si procederà con nuovi investimenti.

Tra questi rientra l’interesse per le attività di Grab, che nel Sud-est asiatico ha una quota di oltre il 60% per quel che riguarda il ride-hailing, ma cresce ancora più velocemente nei servizi finanziari online e nei programmi di prestiti per le piccole imprese. Grab ha acquisito nel 2018 le attività di Uber nella regione; Uber continua ad avere il 28% di Grab. Anche SoftBank è azionista di Uber, ma la società americana del ride-hailing ha rappresentato una delle delusioni dei Vision Fund, visto che il titolo di Uber ha subito forti perdite dopo l’Ipo di inizio 2019.

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