La banda dei 6 GHz può essere una delle più efficaci applicazioni dello spectrum sharing e l’accesso a più utenti permetterebbe di fornire prestazioni di rete ottimali in ambienti chiusi e con elevato traffico di dati. Per le imprese sarebbe una spinta alle implementazioni IoT e IIot (Industrial internet of things), soprattutto se queste frequenze sono non licenziate. È quanto si legge nello studio realizzato da Senza Fili e sponsorizzato da Meta. Il 6 GHz si presta a “un accesso condiviso in modo sicuro ed equo con gli incumbent se la potenza di trasmissione è bassa” grazie alla “limitata propagazione nella banda e ai progressi tecnologici nello spectrum sharing”, si legge nel documento.
Il 6 GHz è adatto a fornire una copertura ad alta capacità in aree con un’elevata concentrazione della domanda, che sono spesso, ma non esclusivamente, al chiuso, dove la congestione e il peggioramento delle prestazioni sono più comuni, e anche dove la bassa potenza consente il riutilizzo di frequenze più elevate, sostiene il paper della società di consulenza specializzata nei servizi wireless.
Più opzioni regolatorie
Decidere come allocare lo spettro è sempre un’operazione complessa che inevitabilmente genera polemiche su quale sia il modo più efficace per soddisfare le nostre esigenze di connettività e su chi sia nella posizione migliore per farlo. La scelta di un quadro normativo – licensed, lightly-licensed, unlicensed o un mix di questi – dipende da chi ha bisogno delle frequenze, da chi può beneficiare maggiormente dello spettro, dalle caratteristiche dello spettro e dall’eventuale presenza di incumbent o utenti storici.
Nel caso della banda a 6 GHz il dibattito è stato animato per via della grande quantità di spettro disponibile (1.200 GHz, 5.925-7.125 GHz).
Senza Fili esamina come la regolazione dei 6 GHz possa soddisfare al meglio le esigenze di connettività degli utenti in luoghi densi, per lo più al chiuso, e delle applicazioni aziendali IoT e IIoT che utilizzano una bassa potenza di trasmissione. L’ipotesi è che questi siano i casi d’uso meglio serviti dalla banda a 6 GHz e che se queste frequenze sono date con modello unlicensed si abilitano più facilmente applicazioni come la digitalizzazione delle fabbriche, le smart city, l’IIot e l’XR (realtà virtuale, realtà aumentata e realtà mista).
Il modello americano
“L’esperienza fornita dal progetto degli Stati Uniti con Cbrs, che utilizza la condivisione dell’accesso multi-tier nella banda a 3.5 GHz, può fornire informazioni su quanto potrebbe essere efficace l’accesso condiviso nel promuovere la connettività a bassa potenza aziendale e in sede nella banda superiore a 6 GHz e in come si confronta con i regimi con licenza e senza licenza”, si legge nello studio.
Cbrs o Citizens broadband radio service è in pratica una porzione di spettro di 150 MHz che la Federal communications commission ha messo a disposizione degli operatori mobili, che possono usarla anche per fornire servizi 5G senza avere spettro in licenza.
L’Ue e altri paesi hanno allocato la parte inferiore dei 6 GHz band (500 MHz, 5.925-6.425 GHz) per l’uso RLan senza licenza, incluso il wifi, con alcune limitazioni per assicurare la coesistenza con gli utenti incumbent. Usa, Canada, Brasile e Arabia Saudita hanno assegnato l’intera banda dei 6 GHz all’accesso non licenziato, con differenti restrizioni di potenza per l’uso indoor e outdoor.