Passare a IPv6 sarà un’operazione invisibile agli occhi dei utenti e permetterà di incrementare in maniera significativa il numero di dispositivi domestici – frigoriferi, televisori, stereo e persino forni – che potranno comunicare intelligentemente tra loro attraverso Internet. Resta aperto il nodo sicurezza: a prescindere dal protocollo utilizzato, le minacce sferrate dagli hacker non cambiano. Questo il monito lanciato da Trend Micro, fornitore di soluzoioni di sicurezza specializzato in antivirus, che sottoliena come il nuovo protocollo IPv6 non protegga da malware, spam, phishing, furto di identità o qualsiasi altro attacco attualmente in voga tra i cybercriminali. Per questo tutti gli utenti devono restare sempre vigili, tenere aggiornati i software di sicurezza, i sistemi operativi e i browser e non aprire per alcun motivo allegati email sospetti o fare click su link poco affidabili pubblicati sui siti di social networking.
Gli apparati di home networking sono quelli più a rischio nel passaggio dal vecchio protocollo IPv4 all’IPv6. Secondo Trend Micro sarà necessario sostituire il parco router casalinghi per evitare rischi.
Il 6 giugno è stato ufficialmente lanciato il nuovo protocollo internet IPv6. A breve i grandi siti come Google e Facebook, i più importanti Isp e i produttori di apparati home (come quelli che fabbricano i router Wi-Fi, ad esempio) abiliteranno permanentemente il nuovo protocollo IPv6 su tutti i loro prodotti e servizi. Ma di cosa si tratta? Perché bisogna tenerne conto? E soprattutto, inciderà positivamente sulla sicurezza?
Quando un indirizzo Web viene digitato nel browser, questo viene tradotto in una sequenza di numeri noti come indirizzo IP, ovvero l’indirizzo usato per identificare i siti Internet. Sfortunatamente il protocollo IPv4 utilizzato fino ad oggi era stato concepito per poter fornire circa 4,3 miliardi di indirizzi; una quantità ampiamente raggiunta grazie alla popolarità del Web e al numero crescente di dispositivi collegati a Internet in tutto il mondo. Per garantire il corretto funzionamento di Internet è stato quindi messo a punto il nuovo protocollo IPv6, che fornisce trilioni di volte il numero degli indirizzi di IPv4. L’unico problema è costituito dal fatto che i due sistemi non sono direttamente compatibili.
Per questo è necessario che gli utenti aggiornino i dispositivi connessi a Internet (laptop, smartphone, tablet ecc.) e i sistemi per l’home networking come ad esempio i router; per quanto riguarda gli Isp, questi dovranno provvedere ad aggiornare le loro reti, mentre gli operatori di siti Web dovranno intervenire sulle loro infrastrutture.
IPv4 e IPv6 potranno coesistere per lungo tempo; questo evita il rischio che Internet smetta improvvisamente di funzionare per chi sta ancora utilizzando il vecchio protocollo. Il passaggio è ancora più facile grazie al fatto che la maggior parte dei sistemi operativi attualmente in uso come Linux, Windows Vista o versioni successive e Apple Mac OS X o versioni successive sono automaticamente abilitati con IPv6 per default. Più probabile invece è il verificarsi di potenziali problemi con i sistemi di home networking, come i router ad esempio, che vanno dunque sostituiti con versioni predisposte per IPv6.
I problemi legati agli Isp
Gli Isp dovranno aggiornare le loro reti passando a IPv6 in modo che i sistemi IPv6-enabled siano nelle condizioni di potersi collegare via Internet ai siti Web basati sul nuovo protocollo. Una transizione che, seppur inevitabile, in molti stanno cercando di posticipare il più possibile estendendo la vita utile dello spazio di indirizzamento IPv4 esistente. Questo tipo di intervento è realizzabile utilizzando una tecnica nota come Large Scale Network Address Translation, che permette a grandi quantità di dispositivi IPv4 di condividere un unico indirizzo IP. Secondo studi recenti questa pratica potrebbe però generare una serie di ripercussioni sulla qualità del servizio erogato agli utenti finali.
Un gruppo di ingegneri che partecipano al Broadband Internet Technical Advisory Group (Bitag) ha messo in evidenza come l’uso di questa tecnica da parte degli Isp possa tradursi in una serie di problematiche nel funzionamento di alcune applicazioni come Google Maps o iTunes per gli utenti di uno stesso nucleo famigliare che utilizzino contemporaneamente i loro dispositivi Internet. E i rischi derivanti dalla condivisione di un unico indirizzo IP interessano anche la sicurezza: a un hacker basterebbe violare un solo indirizzo per infettare tutti i sistemi che vi fanno riferimento.