Un sito Internet e un call center a disposizione della cittadinanza per decifrare meglio il rischio terrorismo in Francia, gestire la paura e la tensione del momento e collaborare con le autorità per venire a capo della situazione. L’indirizzo a cui collegarsi è stop-djihadisme.gouv.fr, che sotto una testata in cui compare lo slogan “Liberté, Egalité e Fraternité”, le parole d’ordine sono “Agire contro la minaccia terroristica”, e “Prevenire una radicalizzazione violenta”. In quattro sezioni (“Comprendere – la minaccia terroristica”, “Agire – l’azione dello Stato”, “Decifrare – la propaganda jihadista”, “Mobilitarsi – insieme”, sono disponibili video, infografiche, canali social, un formulario online per essere ricontattati e un numero verde, gestito da psicologi, assistenti sociali ed educatori, da chiamare “per segnalare una situazione preoccupante, evitare un possibile dramma, o chiarire dubbi, anche mantenendo l’anonimato.
Nella sezione “Chi sono i terroristi” il sito chiarisce che si tratta di giovani, a volte minorenni, provenienti da tutti i dipartimenti e da tutte le classi sociali. Alcune delle reclute, specifica il sito, non conoscono nemmeno bene l’Islam, e provengono da famiglie cristiane, ebraiche, laiche o agnostiche.
Il principale canale di reclutamento è la rete, in un contesto in cui l’Isis utilizza tecniche di comunicazione raffinate e multicanale, dai blog ai forum, dai video all’instant messaging ai social network, fino ad arrivare ai siti di dating online. “I reclutatori mentono promettendo un avvenire, degli ideali, delle cause da difendere – si legge sul sito – Ricorrono a tecniche di manipolazione mentale per indurre questi giovani a ripudiare scuola, lavoro e persino la propria famiglia”.
Nove i campanelli d’allarme individuati sul sito e suggeriti alle famiglie che temono di avere familiari o conoscenti coinvolti in attività terroristiche: i jihadisti, spiegano, diffidano dei vecchi amici che adesso considerano “impuri”; rigettano i membri della loro famiglia; cambiano in modo brusco le loro abitudini alimentari; abbandonano la scuola o gli istituti di formazione professionale perché l’insegnamento fa parte del “complotto”; smettono di ascoltare la musica perché li distrae dalla loro missione; non guardano più la Tv e non vanno più al cinema per non vedere immagini che sono loro proibite; interrompono le attività sportive perché sono miste (maschi e femmine); cambiano il loro vestiario, in particolare le ragazze usano abiti che nascondono il loro corpo; frequentano assiduamente reti sociali a carattere radicale o estremistico.