Peggiora il mercato IT italiano. Secondo Assintel, che anticipa i dati del suo report 2012, il primo trimestre dell’anno ha fatto registrare un calo del -2,9% rispetto all’ultimo trimestre del 2011, e il confronto con il medesimo periodo dello scorso anno segna un -6,2%.
Il segno rosso a distanza di un anno colpisce prima di tutto l’Hardware (-8,7% rispetto al primo trimestre 2011), seguito dal comparto Servizi IT (-7,6%) e infine dal Software (-3,2%). Uniche note positive significative il Cloud Computing (+43,8%) e il segmento tablet/smartphone (+12,3%).
Assintel conta che dal 2008 si sono persi quasi 3 miliardi di euro: tanto vale la crisi per l’Information Technology italiana.
“Come sempre il nostro Paese non è stato capace di sfruttare le dinamiche anticicliche legate all’Information Technology, intrappolato in logiche tattiche, purtroppo necessarie, di taglio dei costi – commenta amareggiato Giorgio Rapari, presidente di Assintel – Eppure intravedo nel binomio Monti-Passera una vision nuova, ben rappresentata dall’attenzione dimostrata dal Governo verso l’Agenda Digitale”.
“In attesa di politiche strutturali di medio periodo, sono un deciso sostenitore del motto “chi fa da sé fa per tre”, perché il mercato non può attendere i tempi e le incertezze della Politica. E allora alle nostre imprese serve affinare la capacità di riconoscere e cavalcare i trend latenti dell’economia digitale, per fare Innovation Technology: penso all’enterprise mobility, al cloud, al mondo social, all’information security management – afferma il presidente – Questa è la salvezza per la nuova IT, che si contrappone sempre più all’IT tradizionale, legata a prodotti e servizi ormai consolidati e proprio per questo pienamente allineata al dumping delle tariffe professionali, alla contrazione della Domanda classica, al loop dei tagli interni con il conseguente depauperamento dei propri talenti”.
Se analizziamo i dati in un’ottica di trend, ciò che risulta evidente è il declino della spesa nel medio periodo. Rispetto all’ultimo trimestre del 2011, l’Hardware segna un -9,7% e archivierà l’anno con tutta probabilità confermando tale cifra. Il comparto Servizi IT segna un -0,3% che peggiorerà fino ad una previsione del -3,8%, afflitto da un surplus dell’offerta e dalle basse tariffe professionali; il Software, unica nota leggermente positiva, è stabile nel primo trimestre (+0,2%) e potrebbe chiudere l’anno con un +0,8%.
Il comportamento dei segmenti di mercato seguirà una linea di contrazione generalizzata, guidata dalla Pubblica amministrazione, dall’Industria e dal Commercio-Distribuzione-Servizi. Si prevedono note leggermente positive solo per i segmenti Assicurazioni, Tlc-Media e Consumer.
A preoccupare Assintel anche la riforma del mercato del lavoro al vaglio del governo. L’associazione ha mostrato preoccupazione per un prpvevdimento che na nella direzione di una minore flessibilità in entrata e ugual rigidità in uscita.
Secondo Assintel in questo contesto di difficoltà, la riforma proposta aumenta i costi per le aziende e la rigidità nella gestione delle flessibilità in entrata. I contratti a termine rischiano di divenire di difficile praticabilità, nemmeno mitigati dall’esclusione della causale in quanto limitata a sei mesi. Si determina inoltre una presunzione di non correttezza nell’uso delle partite Iva e dei contratti a progetto, la cui nuova regolamentazione rischia di penalizzare pesantemente le lavorazioni a commessa, tipiche del nostro comparto.
Sul fronte dei costi appare incomprensibile e negativa la scelta di far pesare sulle imprese, in modo del tutto indifferenziato, il costo per l’Aspi che riguarda l’apprendistato. In questo modo nei fatti si penalizzano proprio quelle imprese che possono aprire le porte del lavoro alle giovani generazioni.
Il testo del provvedimento inoltre stabilisce anche incrementi contributivi per la gestione separata anche per coloro che sono iscritti ad altre gestioni previdenziali.
Per ciò che riguarda la flessibilità in uscita, pur comprendendo le necessità di tener conto delle differenti esigenze di tutti gli attori del mercato del lavoro, il nuovo testo non risponde affatto alle richieste aperture che da tempo ci vengono sollecitate dalle imprese e dai nostri partner europei.
“Il precedente testo – sottolinea Rapari – era frutto di un lungo lavoro di mediazione e di compromesso cui si era giunti non senza importanti rinunce rispetto le legittime attese delle imprese, ed anche del settore Ict, esposto a una pesante concorrenza internazionale e a una decisa contrazione degli investimenti. Il testo del disegno di legge appare significativamente peggiorativa, auspico che il Parlamento e il Governo modifichino la riforma nell’ottica di favorire lo sviluppo del mercato e dell’occupazione”.