Quasi due terzi (61%) delle organizzazioni europee sta intraprendendo programmi di trasformazione dell’IT per introdurre innovazioni nei servizi di business. A dirlo una ricerca condotta da Idg Connect per Lca Technologies su 300 responsabili IT in tutta Europa, secondo la quale “al fine di erogare servizi di business in modo più rapido, economico e sicuro, il 32% degli intervistati intende varare dei programmi di trasformazione dell’IT nei prossimi dodici mesi, nonostante l’assottigliarsi delle risorse”
Considerando che, in media, il 28% del budget IT aziendale è attualmente dedicato a una o più iniziative di trasformazione dell’IT, la pianificazione efficace degli obiettivi di trasformazione dell’IT risulta ora più importante che mai. Le principali iniziative di trasformazione dell’IT individuate dallo studio interessavano le aree di Application Portfolio Management (adottato dal 88% delle organizzazioni), Data Center Consolidation (77%) e dei servizi per cloud pubbliche e private (75%).
La ricerca ha rilevato che il 54% delle organizzazioni che si servono di una soluzione Ppm (Project & Portfolio Management) per la pianificazione in ambito IT o commerciale, oltre al 62% che utilizza una soluzione Ppm per entrambi gli ambiti, si sente più fiduciosa circa le proprie capacità di pianificare ed eseguire progetti di trasformazione dell’IT.
“Questa indagine conferma che chi non usa strumenti di Ppm ha meno fiducia nelle probabilità di successo dei progetti di trasformazione dell’IT rispetto a chi lavora in organizzazioni che prevedono un utilizzo intensivo del Ppm – spiega Kathryn Cave, direttrice di Idg Connect – I dati raccolti suggeriscono inoltre che chi non utilizza il Ppm nutre aspettative più limitate nei confronti della trasformazione dell’IT, mentre esiste una forte correlazione fra le organizzazioni che utilizzano il Ppm e quelle che contano di raccogliere frutti consistenti dalla trasformazione dell’IT, compresa la capacità di stimolare l’innovazione, generare valore strategico e migliorare la performance nel business. Per le organizzazioni che puntano a una crescita sostanziale, appaiono ancora maggiori i rischi insiti in uno sfruttamento parziale del potenziale di trasformazione dell’IT. Ciò spiega indubbiamente perché abbiano scelto di servirsi di strumenti avanzati per pianificare ed eseguire i programmi di trasformazione dell’IT”.
Secondo la ricerca i responsabili IT che lavorano per organizzazioni che hanno investito nel Ppm tendono a nutrire speranze più ambiziose per i programmi di trasformazione dell’IT, assegnando una priorità relativamente più alta a obiettivi più impegnativi od olistici, quali la capacità dell’IT di stimolare l’innovazione, generare valore strategico e migliorare la performance nel business. Al contrario, i dirigenti IT alle dipendenze di organizzazioni che non utilizzavano soluzioni di Project & Portfolio Management tendevano a puntare su obiettivi meno elevati, quali la precedenza ai tagli dei costi e un’erogazione più rapida dei servizi informatici.
“Questa ricerca fornisce prove decisive sul fatto che le organizzazioni europee hanno bisogno del Ppm per portare a buon fine i programmi di trasformazione dell’IT e realizzare innovazioni nei servizi di business – sottolinea Helge Scheil, Senior Vice President per la divisione europea di Service & Portfolio Management Solution Sales di CA Technologies – La riuscita dei programmi di trasformazione dell’IT — incluse iniziative tecnologiche quali la migrazione verso cloud, la razionalizzazione delle applicazioni e il consolidamento dei data center o iniziative strategiche quali l’empowerment mobile dei dipendenti — dipende da un’efficace pianificazione, esecuzione e controllo di molteplici programmi e progetti collegati nel corso di un arco di tempo prolungato. Introducendo una visione olistica dell’intero portfolio dei servizi, il Ppm offre ai Cio gli strumenti necessari per portare a termine con successo quest’opera di pianificazione, esecuzione e controllo — riducendo rischi e costi, ma accelerando anche l’erogazione di servizi innovativi a valore aggiunto”.