Come ha riportato il nostro sito, un giudice di Busto Arsizio ha rinviato l’esecuzione di un decreto ingiuntivo perché l’improvvido avvocato dell’azienda creditrice ha presentato gli allegati al fascicolo processuale per via telematica. Il giudice non ne ha voluto sapere: istanza respinta.
Il magistrato bustocco ha argomentato che gli allegati vanno presentati in forma cartacea. Perché lui è abituato a valutare le istanze sottolineandone a penna i contenuti più rilevanti e segnando con le canoniche orecchiette le pagine più interessanti. E lo schermo del pc non collabora: non si lascia né sottolineare né piegare ad orecchietta. Aristotelicamente, non fa una piega.
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Non sappiamo se il comportamento del giudice di Busto Arsizio dovrebbe interessare il Csm o i responsabile dell’efficienza di quel Tribunale più dei commenti sulla bellezza degli occhi di Garko postati su Facebook da una Pm di Imperia.
Quel che ci preme sottolineare, piuttosto, è che un episodio di per sé risibile e ridicolo (anche se certamente così non la pensa l’azienda creditrice che ha visto sfumare l’incasso dei crediti pretesi) mostra quanto l’innovazione digitale sia una corsa ad ostacoli.
In questi anni l’attenzione di tutti si è incentrata moltissimo sull’introduzione delle infrastrutture materiali abilitanti e delle tecnologie digitali a supporto della rivoluzione che sta segnando la nascita di una nuova economia e di una nuova società. La strategia del governo per la banda ultralarga e la crescita digitale oltre allo “sblocca cantieri” sono i punti di più compiuta elaborazione in tal senso.
Una fase è però finita. Lo scenario è disegnato, ora si tratta di attuarlo. Ma, come l’episodio di Busto Arsizio dimostra, non bastano né tecnologie né infrastrutture. E non basta nemmeno ridisegnare tutti i processi della PA. O meglio, per farlo è necessario riuscire a coinvolgere le persone, digitalizzarne cultura e mentalità. Ed è la cosa più complessa, difficile e lunga. Ma è necessario concentravi il massimo impegno. Sarà una delle priorità su cui dovrà lavorare Diego Piacentini quando il 17 agosto assumerà l’incarico a Palazzo Chigi di Commissario per il Digitale. Altrimenti, ci sarà sempre un giudice a Busto che la pensa diversamente.