Poche competenze per l’attuazione del Pnrr, soprattutto nella PA. L’allarme un un’indagine realizzata da Intellera Consulting, secondo cui uno dei principali freni all’attuazione del Piano è la mancanza di adeguate competenze, sia trasversali che verticali, e la difficile reperibilità di personale qualificato.
Per portare a compimento il Piano, oltre alle necessarie risorse specialistiche specifiche per ogni ambito, si stima un fabbisogno tra settore pubblico e privato di 13-15mila professionisti da inserire, tra project manager/programme manager e responsabili della gestione amministrativa – contabile, con un investimento tra 13 e 14 miliardi di euro, pari al 6-7% delle risorse totali tra Pnrr e Fondo Nuove Competenze. Ma nelle 146 call for experts pubblicate sul portale unico per il reclutamento di personale InPA, ad oggi sono stati assunti solo 1.161 esperti, di cui 99 junior e 1.062 senior, con competenze sia trasversali che verticali.
Gli ambiti più in difficoltà
L’ambito che necessita il maggior numero di professionisti – rivela l’indagine – è la Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, per cui servono circa 3.500 profili, seguito dalla Missione 1 “Digitalizzazione, Innovazione, competitività, cultura e turismo” con circa 2.900 profili e dalla Missione 4 “Istruzione e Ricerca” con 2600 profili. Vengono poi la Missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” con 2000 professionisti, la Missione 6 “Salute” con 1400, la Missione 5 “Coesione e inclusione” con 1350, a cui si aggiungono 1600 profili del Fondo Nuove Competenze.
“La mancanza di adeguate competenze nella Pubblica Amministrazione è uno dei problemi più rilevanti per l’attuazione del Pnrr, dovuto alla difficile reperibilità di personale qualificato, ma anche ad un’allocazione inadeguata delle risorse rispetto agli obiettivi – spiega Giancarlo Senatore, presidente esecutivo di Intellera Consulting -. In particolare, la PA italiana evidenzia competenze deboli di project e programme management, carenza che conduce al ricorso di strumenti indiretti di assistenza tecnica e consulenza”.
“Per portare a compimento il Pnrr – prosegue Senatore – è necessario identificare i progetti strategici con maggiore impatto ed effetto di trascinamento sugli altri investimenti e prevedere “poteri speciali” per concentrare le migliori risorse per portarli a termine. Bisogna poi sviluppare un modello di analisi del fabbisogno di competenze snello, in grado di registrare l’effettiva necessità della PA ai diversi livelli di governance, allocare correttamente persone e competenze operando sul matching interno alla PA, valorizzare il trasferimento di competenze tra personale della PA, esperti e consulenti con rapidi processi di upskilling e reskilling in modo da supplire all’assenza di un numero adeguato di persone già formate”.
L’offerta di professionisti
Dalla mappatura delle 146 call for experts pubblicate sul portale unico InPA per il reclutamento di personale della PA si scopre che ad oggi sono stati finalizzati all’assunzione 1.161 esperti, di cui 99 figure junior e 1.062 senior. Ai senior sono richieste soprattutto competenze verticali (per il 68% dei profili), mentre ai profili junior principalmente competenze trasversali (67% dei profili). La retribuzione media annua attualmente offerta agli esperti è di oltre 85 mila euro, ma quelli con competenze verticali percepiscono un compenso medio annuo di circa 12mila euro superiore a quelli con competenze trasversali. Nell’area del Mezzogiorno – cui il Pnrr destina il 40% delle risorse – si riflette in percentuale la stessa richiesta, nonostante si registrino carenze nettamente superiori in termini di competenze.
Le competenze mancanti nella PA
Un’analisi qualitativa sui fabbisogni di profili e competenze sui dirigenti della Pubblica Amministrazione e professionisti del settore privato rivela che nella Pubblica Amministrazione le principali carenze per l’attuazione del Pnrr riguardano competenze di project e programme management, competenze di gestione amministrativa del Pnrr (gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo dell’attuazione degli investimenti) e competenze verticali specifiche delle singole misure, come esperti informatici, ingegneri, architetti, chimici, geologi, etc.
Se si analizzano i profili per cui emerge carenza e quelli acquisiti attraverso le call4experts emerge un deciso disallineamento. Una delle maggiori cause del gap di competenze, secondo gli stessi dirigenti della PA, è dovuta alle procedure di selezione attraverso concorsi che non consentono di verificare le competenze organizzative, attitudinali e skills specifiche. C’è poi la scarsa formazione offerta, ma emerge anche un’allocazione inefficiente: il personale pubblico è tipicamente polarizzato tra competenze economiche e giuridico-amministrative, mentre quelle di project e programmemanagement e quelle di gestione dei fondi comunitari sono scarsamente considerate nell’accesso alle posizioni del pubblico impiego.
Le competenze mancanti nel privato
L’attuazione Pnrr dipende anche dalla realizzazione di interventi da parte di aziende, che lamentano carenza di competenze soprattutto tra i soggetti attuatori. Un’analisi di Intellera sui fabbisogni espressi dalle imprese in termini di profili professionali tramite annunci web da aprile a settembre 2022(elaborazioni su fonte dati Lightcast), rivela come gli ambiti del Pnrr in cui c’è maggiore richiesta di personale sono il digitale (Missione 1), dove si concentra il 34% degli annunci di lavoro per il Pnrr, poi l’Edilizia e Urbanistica (Missioni 2-4 5) con il 12% degli annunci, la Sanità (Missione 6) con un ulteriore 12%. Seguono poi Trasporti (M2-M3), Energy/Utilities (M2-3), Istruzione e Ricerca (M4) tutti con il 10% degli annunci, Cultura (M1) con il 6%, Sociale (M5) con il 3% e infine Ambiente&Clima (M2) con il 2%. Tra fabbisogno di competenze espresse dallo stesso Pnrr e i primi 5 profili più richiesti negli annunci web in ogni ambito si evidenzia una correlazione di massima. Ma emerge soprattutto che il settore privato, in qualità di soggetto realizzatore, è molto più attivo nella ricerca di personale non qualificato rispetto al settore pubblico, dove invece sembrano essere più necessari profili con alte qualifiche.
Le possibili soluzioni
Le interviste rivolte ai responsabili di Enti titolari e soggetti attuatori hanno permesso di evidenziare alcune possibili soluzioni per sopperire nel breve e nel medio periodo alla carenza di professionisti e competenze. Nel breve termine, per ovviare velocemente alla carenza di personale qualificato, si propone di ricorrere al mercato, attivando soggetti privati o servizi di assistenza tecnica strutturata, e poi utilizzare metodi di reclutamento alternativi che consentano acquisizioni più rapide e mirate di profili alti e specialistici. I privati auspicano un ruolo di supporto più attivo del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (Dipe). Tutti i soggetti richiedono una regia centrale più forte, per coordinare e gestire l’incontro tra domanda e offerta di professionalità. Nel medio termine, gli intervistati propongono di rivedere le procedure di selezione per essere più orientate all’esperienza e alle attitudini professionali, superando l’attuale approccio nozionistico per discipline, allentare i vincoli di assunzione della pubblica amministrazione e attivare più diffusamente contratti di collaborazione a tempo determinato. Gli intervistati, inoltre, richiedono percorsi formativi differenziati per target di riferimento, altamente qualificati e certificati all’interno di un sistema di accreditamento.
Allarme manodopera anche nelle Tlc
Nei mesi scorsi Anie ha lanciato l’allarme manodopera nelle Tlc, in particolar modo nell’execution dei progetti relativi al roll out della banda larga.
Per scaricare a terra gli investimenti nel settore delle telecomunicazioni previsti dal Pnrr, Anie stima che occorrerà impiegare circa 20.000 risorse aggiuntive, tra progettisti, addetti agli scavi, alla posa e alla giunzione delle fibre ottiche, antennisti e tecnici specializzati nell’integrazione delle stazioni radio base, in una filiera che già oggi presenta deficit produttivi. E sono tra i 10mila e i 15mila quelle mancanti.
“Ci sono importanti criticità relative ai tempi necessari per la formazione delle risorse umane, agli investimenti in ricerca e sviluppo, indispensabili per la realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni, e agli investimenti per i mezzi necessari all’esecuzione delle opere che Anie stima incidere per oltre il 10% del valore dei bandi”, ha evidenziato Luigi Piergiovanni, Presidente del Gruppo System Integrator Reti Tlc di Anie.