Subito un piano straordinario al digitale. È forte all’appello di Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale. “Il problema vero è far capire il senso dell’urgenza – dice Avenia in un’intervista al Sole 24 Ore – Il legame fra bassi tassi di crescita economica e ritardo nella digitalizzazione è da scrivere a carattere cubitali. E purtroppo invece è ancora troppo poco compreso il fatto che accelerare sulla digitalizzazione è la vera chiave per riprendere a crescere. Per questo, per rientrare dal debito tecnologico e rilanciare l’economia serve un Piano di interventi straordinari per la trasformazione digitale del Paese”.
Avenia snocciola i dati per evidenziare l’urgenza di azioni e politiche ad hoc per l’Italia digitale: i dati dell’indice Desi segnalano plasticamente tutta la necessità di cambiare velocità. Alcuni dati del 2018 segnalano per esempio che in Italia il 19 per cento degli individui non ha mai usato Internet contro l’11 per cento dell’Ue 28.
Altro dato: sull’eGovemment l’Italia è ultima in Europa con solo il 30 per cento degli utenti Internet che ha usato servizi pubblici digitali. Il tema però ciclicamente viene fuori. “A fine 2018 l’Italia era 22esima su 28 Paesi europei per gli sforzi fatti nell’attuazione della sua agenda digitale e 25esima per risultati raggiunti. Fra 2013 e 2018 il tasso medio di crescita del Pil è salito dello 0,5 per cento ma contro una media Ocse del 2,16 per cento. Quindi, nonostante le azioni messe in campo che pure ci sono state, il divario di crescita con gli altri Paesi è aumentato. Questi numeri sono un fatto”.
“Sono state fatte cose buone – prosegue – ma implementate con una lentezza incredibile. Come Paese abbiamo però sicuramente fallito nel coinvolgimento degli enti locali. Se la PA non diventa moderna non andiamo da nessuna parte”. Tra le cose buone spicca Anpr. Ma anche in questo caso il progetto prosegue a ralenti.
Ecco perché, avverte il presidente di Confindustria Digitale, bisogna accelerare i programmi di digitalizzazione. “Non c’è alternativa. Prevengo l’obiezione: non è un problema di risorse. L’Europa ha messo a disposizione dell’Italia 11,5 miliardi dal 2014 al 2020. A fine 2017 l’Italia aveva speso il 3 per cento e impegnato il 10 per cento . Per questo dico che l’imperativo è accelerare. E la mia proposta e’ di attuare un piano straordinario di interventi”.
La digitalizzazione va incentivata, vincolata a risultati e guidata con una regia centralizzata. “Vanno previsti piani di finanziamento rivolti alle PA locali e centrali vincolati all’effettiva adesione alle piattaforme abilitanti, come Spid, PagoPa, Anpr. Ma penso anche a investimenti nelle competenze digitali, a interventi normativi per snellire le procedure di acquisto da parte della PA di beni e servizi e a campagne di comunicazione e informazione verso i cittadini”.
“La governance è un tema centrale. Attenzione però. Quando per esempio sento parlare di un nuovo ‘ministero del Digitale’ penso al rischio di tornare indietro di anni. Come Confindustria Digitale ci siamo sempre battuti ritenendo la trasformazione digitale del Paese possibile solo con una regia forte della presidenza del Consiglio, supportata da un comitato interministeriale e da un ‘Program manager officer’ per monitorare l’avanzamento dei progetti – conclude Avenia – Non ultimo: occorre accelerare sulla costituzione di commissioni parlamentari di Camera e Senato per la digitalizzazione del Paese”.