Crediamo si tratti innanzitutto di una questione di cultura e di investimenti. In merito al tema della cultura, in Microsoft riteniamo che occorra ripensare il sistema educativo, sin dalle elementari, avvicinando anche i bambini più piccoli alla programmazione ed al pensiero computazionale, per proseguire poi con il coinvolgimento di tutte le altre fasce d’età, fino ad arrivare ad un cambiamento sostanziale della ricerca in Italia, in grado di attivare una collaborazione costante e proficua con l’industria. Un altro modo per imprimere un impatto positivo sulla cultura digitale del Paese è quello di concepire un bouquet di servizi digitali nazionali, per cambiare radicalmente l’interazione fra il cittadino e l’amministrazione pubblica.
Su questo l’Italia ha accumulato un ritardo notevole rispetto agli altri Paesi europei, che a sua volta si sta riflettendo in una minore attitudine al digitale da parte degli italiani. Infine, sul fronte degli investimenti nel privato, grazie all’esperienza di Territori Digitali e attraverso il coordinamento di un team di colleghi di 15 aziende associate a Confindustria Digitale, abbiamo riscontrato quanto è forte e crescente l’interesse delle Pmi Italiane rispetto all’informatizzazione, ma tanto resta ancora da fare per guidare queste stesse aziende verso l’azione. Far crescere il numero di esperti del digitale in Italia e stimolare l’adozione diffusa di soluzioni cloud dovrebbero essere oggetto di politiche precise da parte del Governo per favorire un’accelerazione che è oggi necessaria alla sopravvivenza stessa del nostro tessuto industriale.