IL PIANO

Italia smart nation, Di Maio punta 1 miliardo di euro

Il ministro dello Sviluppo economico lancia il Fondo Nazionale Innovazione: “Puntiamo a mobilitare anche un altro miliardo di risorse private. Progetto strategico per i prossimi 15-20 anni”. Cruciale il ruolo di Cdp. Ecco come funziona

Pubblicato il 04 Mar 2019

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Portiamo l’innovazione al centro delle politiche del futuro”. Con queste parole il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha presentato a Torino il Fondo Nazionale Innovazione.

“La nascita di questo fondo a un anno dalle elezioni politiche per me è un grande orgoglio – ha sottolineato il ministro – Vogliamo portare questo tema al centro delle politiche del futuro. Oggi è stato fatto un primo passo, questo fondo è stato il frutto di un grande lavoro di squadra”.

“L’impatto di tale fondo lo vedremo nei prossimi anni, puntiamo – oltre a un miliardo di soldi pubblici – a raggiungere due miliardi. Bisogna che tutto il sistema lavori insieme per fare lavorare i venture capital italiani e attrarre quelli stranieri”, ha osservato ancora Di Maio parlando a una platea nella quale siedono, tra gli altri, l’ad di Cdp Fabrizio Palermo, l’Ad di Fincantieri, Giuseppe Bono, Davide Casaleggio, Marco Gay di Digital Magics e numerosi imprenditori.

Per attivare il Fondo è stata firmata dal Mise la direttiva prevista dalla Legge di Bilancio 2019 che autorizza, a prezzo di mercato, la cessione da parte dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa Spa – Invitalia di una quota di partecipazione pari al 70% del capitale sociale detenuto nella società di gestione del risparmio Invitalia Ventures Sgr Spa – Invitalia Sgr.

Sulla quota cedibile è attribuito all’Istituto nazionale di promozione un diritto di opzione perfezionabile con la sottoscrizione di un contratto di cessione di cui il corrispettivo sarà determinato da un soggetto indipendente di adeguata esperienza e qualificazione professionale. In conformità al dettato normativo – ha spiegato una nota del Mise – il soggetto acquirente apporterà risorse aggiuntive, almeno pari all’ammontare delle risorse pubbliche già in gestione alla Sgr. Sono quindi partite le attività necessarie per favorire la proficua attuazione della direttiva che condurrà alla creazione del Fondo Nazionale Innovazione.

Lanciamo un progetto strategico per i prossimi 15-20 anni almeno – ha spiegato ancora Di Maio – Sono sicuro ci saranno tutte le condizioni per farlo partire entro maggio”. Obiettivo di tale fondo, spiega il ministro, è anche “lasciare tanti giovani che abbiamo formato sul territorio nazionale”. Un’altra ambizione è “far venire giovani idee innovative straniere qui”. Di Maio ha poi detto che “ci sarà un voucher da 40mila euro per le imprese che vorranno assumere un manager dell’innovazione. Bisogna dare l’opportunità alle imprese di avere un regista della digitalizzazione in azienda”.

Il fondo è una delle leve strategiche per la realizzazione della Smart nation dato che abiliterà investimenti ad alto moltiplicatore occupazionale per creare nuove opportunità di lavoro e nuove professioni.

Il fondo  verrà gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, attraverso una cabina di regia che ha l’obiettivo di riunire e moltiplicare risorse pubbliche e private dedicate al tema strategico dell’innovazione. Nella realizzazione della smart nation cruciale sarà infatti il ruolo di Cdp . Come annunciato dall’Ad della Cassa, Fabrizio Palermo: “La casa del venture capital sarà a Roma e seguirà tutte le fasi di sviluppo delle star up con un orizzonte di lungo periodo”. “Cdp – ha spiegato Palermo a Torino – metterà a disposizione delle startup maggiori risorse, un vasto network di aziende e la propria rete territoriale per tradurre l’Innovazione in nuova imprenditorialità. L’obiettivo è contribuire alla crescita del Paese e sostenere l’occupazione”.

“La centralità dell’innovazione tecnologica e dell’adeguato supporto a tutta la filiera delle imprese innovative è essenziale per garantire al Paese la possibilità di crescere, competere, generare nuove opportunità di lavoro qualificato, creare e distribuire nuova ricchezza in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale – ha detto ancora il ministro –  Senza questi elementi nessun Paese può crescere in modo stabile, sostenibile e duraturo. In un settore, come quello dell’innovazione oggi dominato da operatori stranieri, usualmente extraeuropei, largamente supportati da mercati ed investitori, da grandi soggetti pubblici e privati”.

Lo strumento operativo di intervento del Fondo Nazionale è il Venture Capital, ovvero investimenti diretti e indiretti in minoranze qualificate nel capitale di imprese innovative con Fondi generalisti, verticali o Fondi di Fondi, a supporto di startup, scaleup e Pmi innovative.

Cos’è il Fondo Innovazione

Il Fondo Nazionale Innovazione è un soggetto (Sgr) multifondo che opera esclusivamente attraverso metodologie di cd Venture Capital. Si tratta dello strumento finanziario elettivo per investimenti diretti o indiretti allo scopo di acquisire minoranze qualificate del capitale di startup, scaleup e PMI innovative. Gli investimenti sono effettuati dai singoli Fondi del FNI in modo selettivo, in conformità con le migliori pratiche del settore, in funzione della capacità di generare impatto e valore sia per l’investimento sia per l’economia nazionale. La selettività, flessibilità e rapidità degli investimenti sono gli elementi che consentono al VC la natura di strumento chiave di mercato per lo sviluppo dell’innovazione. Oltre che il modo migliore per allineare gli interessi di investitori e imprenditori verso il comune obiettivo della crescita economica.

Principi Generali

Inclusione. Il Diritto ad innovare è un diritto fondamentale, per questo sosteniamo una innovazione tecnologica che sia accessibile a tutti, imprese, cittadini e territori. L’innovazione è un potente strumento di crescita e di mobilità sociale, un motore di opportunità per talenti e imprese, per tutto il Paese. Il FNI ha tra le proprie missioni costitutive l’obiettivo di dare sostanza all’esercizio di questo diritto. Esprime quindi la vicinanza dello Stato verso chiunque abbia il talento, le competenze e la visione per contribuire alla crescita del Paese. In ogni aspetto del ciclo di sviluppo: a partire da acceleratori e incubatori, fino alla fase di espansione anche globale.

Crescita. La sfida della crescita richiede la capacità di mobilitare ingenti capitali, sia intelligenti sia pazienti. Il FNI è uno strumento di mercato anticiclico che intende supportare e sviluppare un ecosistema dell’innovazione più maturo, anche attraverso l’attrazione di capitali privati e internazionali. Oltre che attraverso il coordinamento delle risorse pubbliche, incluse quelle funzionali alla crescita dei territori. Da Nord a Sud e viceversa. FNI non sostituisce lo sviluppo di un mercato privato dei capitali per l’innovazione, ma è un volano di crescita che ne accompagna e completa in modo virtuoso l’evoluzione e la sostenibilità. Al servizio della collettività.

Presidio strategico. L’innovazione tecnologica ha generato negli ultimi venti anni diversi fenomeni di crisi della tenuta sociale su scala globale. Anche in Italia. Sono cresciute le diseguaglianze, sono stati colpiti interi settori tradizionali con conseguenti gravi perdite di posti di lavoro qualificato, la digitalizzazione e la rivoluzione generata da Internet hanno portato alla concentrazione delle potenziali opportunità in nuovi monopoli planetari. Azzerando paradossalmente la possibilità di innovare. FNI ha tra le proprie missioni anche quella di presidiare per il nostro Paese le tecnologie ed i mercati emergenti più innovativi, garantendo alle nostre startup e Pmi innovative tutto il supporto strategico necessario in una logica di sistema. Consideriamo dunque una missione strategica per il Paese sostenere tutto il ciclo del cd Technology Transfer e del raccordo tra ricerca ed impresa, come tra Università e Mercato.

Ecosistema. Il Fondo Nazionale Innovazione nasce con l’obiettivo di accelerare la maturazione del nostro sistema dell’innovazione. Attraverso i propri Fondi particolare attenzione verrà dedicata ad una serie di ritardi culturali e strutturali del nostro ecosistema: ampliare il mercato degli operatori di Venture Capital (oggi limitato a 9/10 soggetti verso le decine o centinaia di Francia, Germania, UK); creare spazio ed opportunità di crescita per un contestuale ricambio generazionale, individuando nuovi cd “first time team” in grado di costituire nuovi Fondi in linea con le innovazioni emergenti; riequilibrare in modo radicale il gender gap, favorendo una maggiore e qualificata presenza femminile; accelerare la nascita e lo sviluppo in Italia del cd Corporate Venture Capital, offrendo ai principali Gruppi italiani una piattaforma di Venture Capital di assoluto standing e professionalità; offrire ai territori e alle finanziarie regionali l’opportunità di contribuire ad una grande sfida nazionale.

Leadership internazionale. Fin dalla nascita, il Fondo Nazionale Innovazione esprime una magnitudo (1M€) tale da qualificarlo da subito come uno dei principali operatori di venture capital europei, ed ha l’ambizione di giocare un ruolo da protagonista. L’ampiezza della sfida è coerente con lo status di un Paese, come l’Italia, seconda potenza manifatturiera d’Europa, leader in molti settori e con un export dinamico e qualificato, determinante per l’equilibrio economico nazionale. FNI si propone dunque come interfaccia privilegiata verso gli investitori istituzionali EU, come BEI e FEI, in un rapporto non subalterno di collaborazione e pianificazione. Al tempo stesso, FNI intende concretamente operare per attrarre in Italia grandi e qualificati operatori ed investitori VC europei e internazionali, inclusi Fondi Sovrani, e grandi aziende internazionali. Agendo da catalizzatore e favorendo la crescita dell’innovazione nazionale verso una scala globale.

Impatto atteso. L’impatto complessivo del FNI sul sistema dell’innovazione italiano può essere decisivo. Insieme alla crescita naturale del mercato privato e grazie all’attrazione di nuovi investitori sia nazionali sia internazionali, può rendere l’Italia uno dei paesi più competitivi in Europa in appena due anni. Allo stesso tempo la natura specifica dell’intervento e degli strumenti (FVC) può aiutare il Paese a riprendere, dopo oltre venti anni, la strada della crescita. Fare dell’Italia una “smart nation” non è ovviamente soltanto un obiettivo finanziario, ma un obiettivo politico, civile e culturale. La generazione di lavoro qualificato nel settore dell’innovazione non soltanto migliora la capacità del nostro Paese di crescere e competere, ma è un potentissimo motore di opportunità per le nuove generazioni, per i nuovi talenti, per il riequilibrio in positivo delle diseguaglianze, anche di genere. La strada è quella di uno sviluppo giusto e sostenibile, che crede nelle potenzialità di risveglio dell’Italia. FNI contribuisce a questa idea di sviluppo, direttamente e indirettamente, puntando a effettuare e suscitare investimenti per complessivi 5 miliardi di € in 5 anni, generando in parallelo lavoro qualificato a moltiplicatore 5. Oggi l’insieme degli occupati in ambito startup e PMI innovative è stimato in almeno 50.000 persone. Non è utopia immaginare che le nuove opportunità create possano in breve tempo raddoppiare o triplicare questo numero. Nuovi talenti e nuovi imprenditori che saranno la forza trainante di un Paese che guarda al futuro.

Focus anche sull’automotive uno dei settori chiave per l’economia 4.0. “A Torino come Mise investiremo nell’area complessa di crisi milioni di euro per permettere la riconversione di tutte le aziende dell’indotto legate alla produzione della 500 elettrica che Fca farà a Mirafiori – ha annunciato il ministro –  Questo è un altro progetto di riconversione economica – ha aggiunto – e la 500 elettrica sarà un altro simbolo di un nuovo mondo della mobilità. Speriamo che un giorno si possa avere anche la guida autonoma. E speriamo si possa sviluppare sempre di più”.

A margine dell’evento il ministro ha acceso i riflettori sulla questione di riders. “Ci saranno soglie minime di diritti fondamentali anche per loro – ha detto – Noi stiamo lavorando per far sì che i rider abbiano le stesse tutele del lavoratore subordinato. Finche’ si utilizzano gli esseri umani, non si possono mettere in competizione esseri umani e tecnologia”. Quanto all’eventuale equiparazione tra i rider e i lavoratori dipendenti, se non ci sarà un accordo con le piattaforme a un certo punto devo prendere una decisione”.

Il governo è infatti pronto ad inserire, sottoforma di emendamento, nel “decretone” su reddito di cittadinanza e quota 100 anche le norme sui diritti dei riders in vista del passaggio alla Camera

Si mira a ricondurre i riders nel quadro dei collaboratori e equiparare tutele e diritti a quelle del lavoro subordinato. Divieto di pagamento a cottimo, copertura assicurativa obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali e l’istituzione di un apposito Osservatorio, gli altri elementi cardine dell’emedamento.

Al fine di promuovere un’occupazione sicura e dignitosa e nella prospettiva di accrescere e riordinare i livelli di tutela per i lavoratori occupati con rapporti di lavoro non subordinato”, si legge nella bozza dell’emendamento, si definiscono “livelli minimi di tutela dei lavoratori impiegati nelle attività di consegna di pasti a domicilio in ambito urbano per conto altrui, attraverso piattaforme digitali”. L’emendamento potrebbe tuttavia ancora subire modifiche in quanto si starebbe ancora valutando la tipologia di lavoratori a cui ricondurre i rider e la compatibilità delle altre norme sul mercato del lavoro.

 

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