Italiani “allergici” agli anti-virus. E poco attenti alla privacy online

Secondo l’Eurostat siamo in coda alla classifica dei Paesi europei per quel che riguarda la sicurezza in Rete. E il Moige lancia l’sos: sempre più bambini sui social network, bisogna tutelarli

Pubblicato il 07 Feb 2011

I navigatori italiani sono tra i più esposti ai rischi sicurezza
su internet, da virus a problemi di protezione della privacy, ma
anche phishing e accesso a siti inadeguati o pericolosi da parte
dei bambini. È quanto emerge dai dati Eurostat, l'Ufficio
statistico dell'Unione europea, diffusi in occasione del Safer
Internet Day, manifestazione promossa dall'Ue per migliorare la
consapevolezza dei rischi legati al web che si terrà domani con
iniziative in tutti i paesi dell'Unione.

Secondo i dati diffusi da Bruxelles, gli internauti italiani sono
tra i più colpiti da virus (45%). Peggio solo i bulgari (58%), i
maltesi (50%), gli slovacchi (47%) e gli ungheresi (46%), mentre
tra i meno colpiti gli austriaci (14%), gli irlandesi (15%), i
finaldesi (20%) e i tedeschi (22%).

Ma gli italiani sono anche tra coloro che meno fanno uso di
antivirus, appena il 67% contro una media Ue dell'83%. Problemi
di conseguenza anche per quanto riguarda dati personali diffusi su
internet e abusi della privacy, dove l'Italia ha riscontrato
più problemi insieme all'Olanda (6%), preceduti da Bulgaria e
Spagna (7%).

Anche per quanto riguarda il phishing e le conseguenti perdite di
denaro per esempio sui conti correnti online o tramite uso di carta
di credito, ben il 4% degli utenti italiani segnala di avere avuto
problemi. Le frodi online hanno fatto più vittime solo in Lettonia
(8%), Gran Bretagna (7%), Malta e Austria (in entrambe 5%).

Moige, scarsi controlli da parte dei genitori

Gli adolescenti italiani utilizzano ampiamente i social network e 9
su 10 preferiscono Facebook, ma solo il 40% conosce le impostazioni
per la privacy. E sebbene i genitori siano molto preoccupati dai
rischi della pedofilia on line, meno di 8 genitori su 100
utilizzano il parental control per la sicurezza dei pc. È quanto
emerge da un'indagine del Moige (Movimento genitori) e di Trend
Micro alla vigilia del 'Safer Internet Day'.

Oltre l'82% dei ragazzi tra i 15 e 16 anni usa Facebook, dice
la ricerca, che vede i genitori impreparati e disorientati ad
affrontare i rischi nonchè fiduciosi nei comportamenti dei figli
in Rete. Le misure di controllo e prevenzione adottate dai genitori
non sembrano tra le più severe: 6 genitori su 10 (60%) si limitano
a parlare genericamente dell'argomento con i propri figli, 4 su
10 (43%) navigano insieme a loro (ma solo il 28,1% se i figli hanno
15-16 anni) e solo 3 genitori su 10 (33,3%) condividono la scelta
dei siti da visitare.

Il 40% controlla periodicamente siti visitati e le attività
online, mentre pochissimi, solo 8 genitori su 100 (7,8%),
utilizzano le funzioni di Parental Control messe a disposizione dai
software di sicurezza. E comunque non sembra esserci consapevolezza
dei pericoli per la privacy e conoscenza delle necessarie misure di
protezione: solo 3 adulti (30%) e 4 ragazzi su 10 (40%) sanno come
impostare le regole di privacy nei Social Network.

I genitori, secondo la ricerca, tendono a concentrare la sensazione
di rischio nei "contatti indesiderati con sconosciuti",
temuti nel 56,7% dei casi e soprattutto verso la pedofilia,
considerata fonte di preoccupazione da quasi 7 genitori su 10
(67,8%). Più limitata la percezione del rischio verso i giochi
d'azzardo e acquisti impropri: "basta non dare in mano una
carta prepagata ai ragazzi", infatti meno di 4 genitori su 10
(34%) se ne preoccupano.

La preoccupazione però cresce con uno sguardo più attento agli
atteggiamenti dei ragazzi: tra i ragazzi della fascia dai 15 ai 16
anni, ad esempio, la pubblicazione delle foto personali e dei
familiari raggiunge l'81,4%, come la rivelazione del luogo dove
vanno a scuola (62,9%), o gli eventi a cui partecipano (51,4%), o i
luoghi frequentati (30%).

Emerge quindi, conclude il Moige, la necessità di una strategia di
controllo e di un'attività di formazione per genitori e figli
all'interno della scuola.

Il report di Save The Children

Via i giornalini porno di antica memoria o i consigli dei fratelli
più grandi e delle amiche. È la Rete ormai il luogo dove
scoprono, esprimono, esibiscono, raccontano e anche sperimentano la
propria sessualità, con pochi pudori e molta libertà, i
pre-adolescenti e gli adolescenti italiani. È la fotografia
scattata dalla ricerca di Save the Children “Sessualità e
Internet: i comportamenti dei teenager italiani” realizzata anche
quest’anno da Ipsos , secondo cui il 34% degli intervistati (1
ragazzo su 3) dichiara di aver ricevuto messaggi con riferimenti al
sesso mentre è tra i 14 e i 15 anni che la maggior parte degli
adolescenti maschi e femmine – ovvero il 54% del campione –
diventano “attivi” inviando il loro primo messaggio hard, invio
che non imbarazza ma anzi vede in azione anche il 36% degli
intervistati fra i 10 e i 14 anni.

Secondo la ricerca, inoltre, il 32% di teen ager dà il suo numero
di cellulare a qualcuno conosciuto online, il 27% si dà
appuntamento di persona con qualcuno contattato in internet, il 19%
riceve video-immagini di persone conosciute solo in rete
seminude/nude, il 17% ha rapporti intimi con persone contattate via
web, il 13% invia video/immagini di sé seminudo/nudo. Percentuali
che cambiano e salgono con il salire dell’età: per esempio fra i
12 e i 13enni è il 10,5% a darsi appuntamento con una persona
incontrata in rete a fronte del 31% fra i 16 e i 17 anni; ha
rapporti intimi off line a seguito di una conoscenza online il 6,5%
dei nostri pre-adolescenti a fronte del 19% dei 16-17enni. E una
quota non banale di ragazzini/e di dodici-tredici anni, il 6,5% del
campione, invia video e immagini di sé nudi a fronte del 16% dei
16enni-17enni.

“Questi dati dicono in modo eloquente come i ragazzi e le ragazze
utilizzino la rete per esprimere e sperimentare a 360° la loro
sessualità – spiega Valerio Neri, direttore
generale Save the Children Italia – Non solo si espongono alla
visione di immagini, foto, messaggi a sfondo sessuale ma espongono
loro stessi, in prima persona, fino ad arrivare al contatto off
line cioè all’incontro intimo vero e proprio con persone
conosciute via web”.

Non a caso il messaggio di quest’anno del Safer Internet Day si
riassume nello slogan è più di un gioco, è la tua vita.
“E’ fondamentale che i ragazzi e le ragazze capiscano che non
esistono mondi virtuali perché quello che si fa su Internet o con
il cellulare ha un impatto diretto e concreto sulle loro vite –
prosegue – quindi ogni azione deve essere ponderata e valutata
nelle sue possibili conseguenze positive o negative perché stiamo
tirando in ballo la nostra vita, i nostri sentimenti, la nostra
sfera più personale e intima”.
Triveneto e Campania sono le regioni in cui più ragazzi dichiarano
comportamenti hard e rischiosi. Se infatti per la ricezione di
messaggi a contenuto sessuale si impone il Triveneto con il 43% dei
ragazzi e ragazze che dichiarano di riceverne, è poi la Campania
insieme al Sud Italia ad emergere con rispettivamente il 38% e il
35% dei ragazzi che dichiara di essersi dato appuntamento con
qualcuno conosciuto in Internet, il 23% e il 20% che ammette di
avere avuto rapporti intimi con persone contattate in rete, il 22%
di aver inviato video/immagini di sé seminudo o nudo.

Per quanto riguarda invece l’invio di messaggi a contenuto
sessuale e lo scambio di immagini provocanti via internet, si
segnalano il Lazio con il 65% di ragazzini e ragazzine che dicono
di averlo fatto la prima volta fra 10 e 14 anni e il Nord Ovest
(Piemonte, Liguria, Val d’Aosta) con il 59% dei ragazzi e ragazze
che ammette di averlo fatto per la prima volta fra i 15 e i 17
anni. Nel 43% dei casi sono gli amici e i fidanzati i destinatari
dei messaggi hard ma per il 12% degli intervistati sono degli
sconosciuti.

Quanto poi al perché una ragazza o un ragazza inviano o pubblicano
in Internet messaggi, immagini o video di se stessi con riferimenti
sessuali o in atteggiamenti provocanti, gli intervistati indicano
come motivazione prevalente nei propri coetanei il farsi notare da
qualcuno o il sentirsi sexy (rispettivamente danno queste ragioni
il 55% e il 43% di intervistati con riferimento alle ragazze, il
52% e il 27% degli intervistati con riferimento ai ragazzi). Non
mancano però anche motivazioni più utilitaristiche: secondo il
29% le ragazze o i ragazzi fanno tutto ciò per ricevere
regali/ricompense/ricariche.
“L’indagine di Save the Children svela le emozioni e le
motivazioni che sono dietro ai comportamenti degli adolescenti e
pre-adolescenti in rete – puntualizza ancora Neri – Tra le
principali ragioni alla base del loro intenso scambio di materiali
a sfondo sessuale mettono in testa il divertimento (per il 44%
degli intervistati) o riuscire a vincere la propria timidezza (40%)
e più in generale la voglia e il bisogno di esibizione e di
mostrarsi competenti in materia sessuale”.

Tuttavia la ricerca apre anche ulteriori prospettive: alla domanda
se parlano di tutto ciò che fanno, vedono, scambiamo o trovano in
Internet, il 46% degli intervistati dice di sì, di parlare di
questi argomenti. L’86% lo fa con i propri amici ma anche con
adulti di riferimento (genitori, parenti, insegnanti). Inoltre gli
adulti – in particolare i genitori – vengono indicati tra
coloro che l’80% dei ragazzi intervistati ha tra i propri
contatti sui social network.

“Si tratta di indicazioni rilevanti perché ci dicono che c’è
uno spazio di dialogo fra genitori e figli e tra i ragazzi e il
mondo adulto nel suo complesso- conclude il dg di Save the Children
Italia – D’altra parte se come dimostra questa ricerca è ormai
evidente che la sessualità dei ragazzi si esprime e si esperimenta
sempre di più attraverso le nuove tecnologie, il rischio è che
ciò avvenga in modo improprio, dove le emozioni sono sempre più
sganciate dalla fisicità e dove la sessualità è solo sesso,
sperimentato con modalità e tempi inadeguati, agito, ad esempio,
in età precoce o con adulti. Quello che dunque va fatto è
approfittare dello spazio aperto, favorendo il dialogo fra minori e
adulti anche e soprattutto sulla sessualità e sui sentimenti,
lavorando sulla vita emotiva dei ragazzi”.

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