Lo rivela la nuova analisi realizzata da Comscore sullo scenario digitale italiano. La panoramica mette a confronto i dati del 2021 con quelli precedenti alla pandemia di Covid-19. In particolare sono stati esaminati i primi undici mesi del 2021 (gennaio-novembre) e confrontati con lo stesso periodo del 2020 e del 2019.
Più italiani online per le categorie PA, salute, scuola
Lo sviluppo della digitalizzazione è fortemente influenzato da fattori infrastrutturali e sociologici e il differenziale rispetto ai Paesi più avanzati evidenzia un potenziale di crescita ancora molto significativo, sottolinea lo studio.
Dall’analisi degli andamenti mensili si evince chiaramente come i picchi di utilizzo abbiano coinciso con le varie fasi di recrudescenza del virus e intensità delle misure di contenimento.
L’impatto della pandemia si manifesta chiaramente nella crescita delle audience online su quelle categorie di contenuti più direttamente collegate all’emergenza sanitaria e al lockdown: rispetto al 2019 si registrano incrementi del 53% degli utenti unici delle categoria government; del 48% della categoria education; del 29% della categoria health i cui livelli di utilizzo sul totale della popolazione online hanno raggiunto rispettivamente il 56%, il 64% e l’86% di penetrazione.
Gli incrementi più significativi si sono registrati nei segmenti di popolazione più maturi (45+) con crescite del +76% su government; +70% education e +53% health. Il Covid 19 si è quindi rivelato soprattutto un fattore di accelerazione dell’utilizzo di Internet per funzioni di pubblica utilità e nel rapporto con la PA con un impatto più marcato sulle generazioni mature.
“Appification”: dominio dei big Usa
Considerando il valore medio dei primi undici mesi dell’anno gli italiani trascorrono in rete 2 ore e 37 minuti al giorno, dato allineato con quello del 2020 ma in crescita del 12% rispetto al 2019. Significative le differenze generazionali, con i giovani (18-24 anni) che passano su Internet 3 ore e 17 minuti al giorno (+22% rispetto allo stesso periodo del 2019), ovvero quasi un’ora in più rispetto alle classi d’età più mature (45+ con 2 ore e 25 minuti al giorno e un +15% sul 2019).
La maggior parte di tale tempo di connessione avviene attraverso le mobile app su cui si trascorre il 75% del tempo speso online, + 8 punti percentuali rispetto al 2019. Si manifesta quindi in tutta la sua portata il cosiddetto fenomeno della “appification” nella fruizione di Internet con conseguenze importanti sulle dinamiche di sviluppo e sugli equilibri di mercato.
Basti pensare che le prime 10 app per penetrazione sul mercato italiano sono tutte di proprietà di Facebook, Google e Amazon e che le prime 10 app sulla metrica del tempo speso complessivamente considerate rappresentano il 58% del totale tempo speso in App.
AppIO batte le app di videoconferenza
Anche l’analisi della crescita delle diverse tipologie di app in termini di audience è esplicativa delle varie fasi d’evoluzione della pandemia. Confrontando i primi undici mesi del 2020 con quelli del 2019 le prime tre app in termini di aumento degli utenti unici mensili erano tutte di soluzioni di videoconferenza (Teams, Zoom, Google Classroom); mentre quella con la crescita più forte nei primi undici mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 è l’AppIO. All’interno della Top ten figurano anche l’app Ufficio Postale e l’app Poste ID, confermando il sempre più intenso utilizzo della rete per servizi di pubblica utilità.
La polarizzazione delle diete mediatiche
Altro fenomeno emergente è la progressiva polarizzazione e differenziazione delle diete mediatiche degli italiani rispetto alla variabile generazionale. Sui principali segmenti demografici sono stati messi a confronto il tempo speso sulla Tv lineare (dato Auditel) con quello trascorso nella fruizione di contenuti digitali di intrattenimento genericamente inteso e informazione (categorie: Entertainment; Social Network; Instant messaging; News e Games).
Il dato medio sul totale popolazione vede la televisione ancora largamente prevalente (76%) ma analizzando nel dettaglio l’articolazione socio-demografica si osservano notevoli differenze. Nel segmento 18-24 anni la componente digital è decisamente prevalente (65%) con la categoria intrattenimento online (dominata dai provider di video online) che pesa per un 30% a fronte del 35% della televisione. La fascia d’età 25-34 anni registra una distribuzione più equilibrata (55% Tv e 45% digital) mentre il peso della televisione cresce proporzionalmente all’aumentare dell’età fino a raggiungere l’84% nel segmento 45+.
“Alla fine del 2021 si consolida la crescita dell’utilizzo di Internet generato dalla pandemia in tutte le fasce d’età e soprattutto su determinate aree di attività che scontavano uno storico ritardo di digitalizzazione nel nostro Paese”, afferma Fabrizio Angelini, Ceo di Sensemakers che rappresenta in esclusiva Comscore in Italia. “Alcuni fenomeni strutturali come la progressiva concentrazione del tempo speso sulle applicazioni mobili dei principali player e la differenziazione della fruizione dei contenuti informativi e di intrattenimento su base generazionale, sembrano destinati a caratterizzare l’evoluzione del settore anche nel prossimo futuro”.