SOCIAL MEDIA

Italiani “influencer-addicted”. E il prezzo da pagare rischia di essere alto

Secondo Kaspersky, il 43% degli utenti apprezza gli opinion leader virtuali. Ma il rafforzamento delle relazioni virtuali porta con sé effetti negativi: hacking, phishing, bullismo e shaming online

Pubblicato il 27 Set 2021

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Si chiamano “relazioni unilaterali”, o anche “parasociali”: sono i rapporti intrattenuti regolarmente con il mondo social. E in particolare con le star dei social: gli influencer. Il cui successo ha registrato un incremento in tempi di lockdown. Circa la metà (43%) degli utenti italiani di social media, ritiene infatti che gli influencer costituiscano “una fuga dalla realtà”. Ancora, il 19% ritiene di sentirsi “amico” degli influencer che segue e circa il 26% invia messaggi privati ai personaggi preferiti, emerge dal report Kaspersky secondo cui, nonostante la natura in gran parte virtuale di queste relazioni, il 28% degli utenti italiani di social media ha affermato di aver incontrato alcuni influencer anche nella vita reale.

I rischi delle relazioni “unilaterali”

Ma attenzione, avverte Kaspersky: le relazioni unilaterali possono spesso portare a una condivisione eccessiva di contenuti sui social media, perché le persone cercano di far evolvere sempre di più questi rapporti. Si tratta di un comportamento che può portare a conseguenze negative e impreviste: tentativi di hacking e phishing, doxing e bullismo, shaming online, e molto altro ancora. È comprensibile che con i vari lockdown vissuti nell’ultimo anno le persone tendano ad instaurare relazioni online e parasociali per combattere solitudine e noia, ma è importante essere consapevoli delle conseguenze a cui l’eccessiva condivisione online può portare, e adottare un approccio più equilibrato”.

Cosa si chiede agli influencer

La relazionedefinita “unilaterale” è in grado di influenzare in vari modi la vita delle persone: quasi la metà degli intervistati italiani (48%), infatti, ha affermato di imparare nuove cose dagli influencer che segue in aree come salute, hobby, lifestyle e notizie. Il 13% afferma di essere addirittura “dipendente” dai contenuti degli influencer mentre solo il 4% dichiara di provare un senso di “vuoto” quando non interagisce con il proprio influencer preferito.

Sono anche molti gli italiani che cercano un contatto diretto con i profili che seguono e la maggior parte lo fa commentando i loro post (37%) o attraverso le reazioni a post e stories (33%).

Social media, una fuga dalla realtà

Durante la pandemia i social media hanno rappresentato una vera propria boccata d’aria per moti italiani: il 63% ha, infatti, affermato che i social media hanno costituito per loro una “connessione vitale” in questo periodo difficile. Solo il 39% degli italiani ha affermato di essere diventato, proprio in questo periodo, meno tollerante nei confronti delle persone incontrate sui social media. La percentuale di quelli che si sono affidati ai social media per mantenere una connessione con il resto del mondo aumenta se guardiamo ai giovani di età compresa tra 18 e 34 anni con il 74%.

Guardando agli altri Paesi europei sono i tedeschi (66%) e gli spagnoli (62%), che come gli italiani, hanno dichiarato di aver trovato nei social media un modo per rimanere connessi con il mondo.

Come bilanciare effetti positivi e negativi

“Nonostante il 22% degli italiani sia attivo sui social media da più di un decennio (il 56% se guardiamo al resto del mondo), molti di noi stanno ancora cercando di capire come bilanciare gli aspetti positivi dei social media con quelli negativi – dice Morten Lehn, Managing Director Northen Europe di Kaspersky -. Oggi ci troviamo in una nuova era in cui le relazioni virtuali stanno diventando la norma”.

In particolare il 59% degli italiani ricorda di aver sentito o letto almeno una volta, una notizia relativa agli effetti negativi dei social media per la privacy dei dati e il 67% di loro afferma che questo ha influenzato il modo in cui usa i social media. A livello globale, le due percentuali ammontano rispettivamente a 63% e 78% . Il 29% degli italiani conosce una persona a cui sono stati compromessi i dati personali. Il 51% se guardiamo ai più giovani nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni.

Complessivamente il 30% degli italiani ritiene che i social media siano positivi per la società e la politica. La percentuale, anche in questo caso, aumenta se guardiamo ai più giovani con il 40%. Solo il 20% degli italiani è convinto, invece, che i social media abbiano un impatto negativo. Quando utilizzano i social media gli italiani si sentono “divertiti” (58%), “ispirati” (32%), “motivati” (25%) e “felici” (19%).

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