STUDIO ISPO

Italiani pronti alla moneta virtuale, ma (per ora) solo in teoria

Secondo uno studio Ispo il 52% è favorevole ai nuovi sistemi di pagamento elettronico. Ma l’Italia resta ancora il paese dove il contante la fa padrone

Pubblicato il 20 Giu 2012

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Si dicono pronti, nella grande maggioranza, a utilizzare pagamenti elettronici al posto del contante. Tuttavia solo il 57% degli internauti italiani, pur dichiarando per il 96% di possederne una o più, dice di usare frequentemente le carte di pagamento. E’ il quadro che emerge da una ricerca dell’istituto Ispo presentata da Renato Mannheimer in occasione del secondo “No Cash Day”.
Il sondaggio è stato condotto su un campione nazionale di 800 individui che utilizzano regolarmente Internet. E fra i dati raccolti c’è l’indicazione che il 52% degli intervistati dice di essere molto favorevole ai sistemi di pagamento elettronico e il 28% lo è abbastanza. Tra i più favorevoli sono gli uomini, i residenti al Centro Italia, gli occupati e i più istruiti, con un atteggiamento più interessato da parte degli over 55.

Un quadro di comportamenti dichiarati che comunque va visto sullo sfondo di un paese che è rimasto in Europa il maggior utilizzatore di contanti, che al vecchio continente costano lo 0,6% del Pil: la moneta cartacea costa annualmente, in Italia, 10 miliardi di euro, dato di cui il campione Ispo rivela essere consapevoli solo il 37% degli intervistati.

Secondo Dave Birch, l’inventore del Digital Forum di Londra e uno dei maggiori esperti in materia di moneta digitale, entro il 2050 l’utilizzo del contante diventerà “un’attività assolutamente minoritaria, in quanto le operazioni no cash registrano un tasso di crescita annuale del 6% in Europa e del 5 nel Nord Europa”. Secondo i dati forniti da Birch, i quattro quinti dei 388 miliardi di transazioni europee al dettaglio sono ancora regolati in contanti e il costo totale dell’accettazione, distribuzione, gestione, movimentazione, trattamento e riciclo dei contanti viene stimato in 84 miliardi: questo rappresenta lo 0.6 del Pil, oppure 130 euro per singolo europeo. E potrebbe sssere un dato basso: una stima di McKinsey lo eleva a circa 200 a persona.

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