Italtel in vendita o, peggio ancora, all’asta come ha scritto il settimanale Il Mondo e come ha ripreso anche il nostro sito? “No – fanno sapere dall’azienda – Piuttosto, Italtel ha davanti a sé la prospettiva di un ambizioso piano industriale”. Se gli obiettivi saranno raggiunti, gli azionisti finanziari (Unicredit, Ge Capital, Bpm) che hanno ricapitalizzato l’azienda consentendole di affrontare uno dei momenti più cruciali della sua storia, potranno uscire nel medio termine dall’operazione passando la mano ai nuovi partner industriali di Italtel che si affiancheranno a Cisco che oggi ha il 44% del capitale formato da circa il 18% di azioni ordinarie ed il 50% di azioni privilegiate in Italtel Group. Italtel Group a sua volta detiene il 100% delle azioni di Italtel s.p.a. che è la vera azienda operativa. Dopo l’omologa dell’accordo di rifinanziamento dei debiti, che avverrà nel mese di febbraio, Italtel s.p.a. emetterà strumenti finanziari partecipativi (sfp) per 152 milioni di euro dei quali Cisco sottoscriverà il 33%.
Potrebbe essere questa anche l’occasione per un forte ridimensionamento della presenza di Telecom Italia nella nuova Italtel (oggi TI ha il 44% della società, come Cisco). Dell’avvio del processo di analisi delle manifestazioni di interesse industriale su Italtel, comunque, non si parlerà prima della primavera del prossimo anno. Nel 2011 era stato avviato un processo di M&A per la ricerca di ulteriori soci industriali interessati ad entrare nel capitale Italtel. Furono recepite ed analizzate alcune manifestazioni di interesse tra le quali quelle di Accenture, Ericsson, Huawei e Zte. Tali manifestazioni di interesse non si sono concretizzate in offerte e dunque, alla fine del 2011, Italtel, gli azionisti ed il pool delle banche hanno convenuto di procedere ad un piano di ristrutturazione dei debiti escludendo l’eventualità dell’ingresso di nuovi soci.
La conferma dell’esistenza di un piano di rilancio viene dallo stesso amministratore delegato Stefano Pileri. “Lo scorso 11 dicembre gli azionisti dell’Italtel, Cisco e Telecom Italia, ed il pool di banche tra le quali Unicredit, Ge Capital, Bpm hanno firmato, insieme all’azienda, un importante accordo per la ristrutturazione dei debiti rinnovandoci la fiducia in base ad un nuovo piano industriale approvato dal Consiglio di Amministrazione”, spiega Pileri al Corriere delle Comunicazioni.
A quanto risulta al nostro giornale, Il piano prevede lo sviluppo di due distinte ma sinergiche attività industriali.
La prima è dedicata alla fornitura di Servizi d’ingegneria e di gestione delle Reti di Telecomunicazioni di nuova generazione basate, pubbliche e private, totalmente sul protocollo IP (caratteristico del mondo Internet e del web).
La seconda linea è dedicata alla ricerca e sviluppo industriale di Prodotti originali che abilitano le comunicazioni voce e video a qualità garantita all’interno ed al bordo delle reti di nuova generazione rendendole interconnettibili ed interoperabili. Fanno parte di questo portafoglio i sistemi IMS (IP multimedia systems per servizi VOIP e per Voice over LTE) e SBC (Session Border Controller) per l’interconnessione IP tra reti pubbliche e per le funzioni di SIP Trunking necessarie alle grandi reti IP Enterprise. Entrambi tali sistemi costituiscono segmenti di mercato in forte crescita.
Inoltre, il piano prevede la crescita della presenza di Italtel su nuovi mercati: in quello domestico si punta su un’espansione nel segmento delle medie/grandi aziende e della Pubblica Amministrazione, anche raccogliendo la spinta che verrà dall’attuazione dell’Agenda Digitale e delle tecnologie di networking, communication & collaboration, cloud disponibili nel portafoglio dell’azionista Cisco; sui mercati internazionali l’attenzione è puntata nell’area dell’America Latina ed in particolare in Brasile ove già ora la società è attiva.
Italtel manterrà comunque il focus nel mercato degli operatori di telecomunicazioni con l’intenzione di offrire un servizio sempre più di tipo globale, come del resto chiede il mercato. Da questo punto di vista, la conferma della forte partnership già esistente con Cisco appare come un elemento di ulteriore solidità.
Il combinato delle innovazioni nei servizi e nei prodotti e dell’accelerazione sui mercati a maggiore potenziale di crescita, consente di prevedere fatturati in sviluppo dai 405 milioni di euro del 2011 a circa 480 milioni di euro nel 2016 con un margine operativo lordo di 60 milioni di euro, pari al 12% delle vendite.
La tenuta competitiva sul mercato richiederà un significativo decremento dell’incidenza dei costi industriali sui ricavi: dal 34% del 2011 scenderanno a circa il 24% nel 2016. “La riduzione dei costi industriali, di cui il costo del lavoro costituisce una quota preponderante, è anche basata sulla gestione condivisa con il sindacato degli esuberi di personale che oggi individuiamo in un totale di 500 unità”, spiegano all’azienda.
Da questo punto di vista, appare fondamentale l’incontro azienda-sindacati previsto nei prossimi giorni e in cui, molto probabilmente, si discuterà anche del nuovo progetto industriale.
“Siamo molto confidenti di poter realizzare il nostro piano industriale consentendo così ad azionisti e banche di mantenere il valore del nuovo investimento fatto e alla società di avere un futuro importante davanti a sé”, chiosa Pileri.