In Italia i nativi digitali rispetto alla popolazione totale sono solo il 6,7%, ovvero 4 milioni, una cifra che ci fa finire al 78mo posto su una classifica di 180 Paesi. Sono dati provenienti da uno studio del Georgia Institute of Technology e dell’Itu, agenzia dell’Onu per le telecomunicazioni. Si tratta della prima ricerca che si propone di misurare, per nazione, i nativi digitali del mondo, ossia quei giovani nati in anni coincidenti con l’introduzione del personal computer che spendono la loro vita connessi.
Un luogo comune vuole che tutti i giovani stiano sempre incollati a Internet. Nei fatti, però’, solo il 30 per cento della gioventù mondiale di età compresa fra 15 e 24 anni è stato attivo on line per almeno cinque anni. Nella Corea del Sud il 99,6% dei giovani è attivo su Internet, la percentuale più alta del mondo, mentre nell’isola asiatica di Timor Est questo dato non supera l’un per cento, il minimo mondiale. Il dato italiano è del 90 per cento.
Circa il 96 per cento dei “millennials” (giovani nati negli anni ’80) americani sono nativi digitali. Una cifra inferiore a quella del Giappone (99,5%) e di molti paesi europei come Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi. I Paesi con una maggiore proporzione di nativi digitali, rispetto alla popolazione generale, sono l’Islanda, con il 13,9 per cento, Nuova Zelanda e Corea del Sud. In questa classifica, l’Italia è settantottesima (su 180), sotto paesi come la Micronesia, il Libano e la Bosnia. La nostra percentuale di nativi digitali, rispetto alla popolazione totale, è del 6,7% (poco più di 4 milioni di persone) e i nativi digitali costituiscono il 67,8 per cento dei giovani di età compresa fra 15 e 24 anni.