Ict tra i settori su cui puntare per creare occupazione e azioni dell’Agenda digitale relative a fatturazione elettronica, pagamenti elettronici e investimenti sulla rete. Sono alcuni degli elementi contenuti nel JobsAct, documento di riforme sul mondo del lavoro preparato dal neo segretario del Pd Matteo Renzi e dalla sua squadra. Un testo anticipato a grandi linee nel suo sito, che sarà presentato in dettaglio il 16 gennaio e che comunque resta aperto a osservazioni, critiche e interventi esterni su cui avviare una discussione. Lo scopo è tramutarlo, entro un mese, in un vero e proprio documento tecnico.
L’obiettivo, spiega il leader politico, è “creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori e attraendo capitali stranieri”.
In particolare il sindaco di Firenze indica sette settori, per i quali il JobsAct “conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro”.
I settori sono Ict, Green Economy, Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers), le realtà produttive che comprendono cultura, turismo, agricoltura e cibo, nuovo welfare, edilizia e manifattura.
Perché sia possibile incentivare l’occupazione in Italia è però necessario che cambi il sistema. Renzi indica alcune aree su cui intervenire: tra queste, oltre a energia, tasse e revisione della spesa, c’è anche l’Agenda Digitale. Il documento del segretario Pd sollecita, per ora genericamente, azioni riguardanti la fatturazione elettronica, i pagamenti elettronici e gli investimenti sulla rete. Tra le altre proposte c’è l’adozione dell’obbligo di trasparenza: “amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato”. Inoltre viene proposta la rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico
In generale Renzi sottolinea che “non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori” e si dice convinto che “l’Italia può farcela” ma “c’è bisogno di una visione per i prossimi anni e di piccoli interventi per i prossimi mesi”.
Renzi ricorda tuttavia che tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri: metà della Germania e un terzo della Francia e della Spagna. Per la Banca Mondiale, rimarca, siamo al 73esimo posto al mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42esimo posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). “Vi sembra possibile?” conclude il segretario. “No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto”.