“Non sono un fanatico delle tecnologie, ho lo stesso cellulare da nove anni, preferisco leggere libri di carta anziché ebook sull’iPad e non credo si possa sempre spiegare la complessità della politica con un tweet, ma sarebbe stupido non abbracciare a pieno le nuove tecnologie”. Scrive così nel suo editoriale sul Wall Street Journal Jean-Claude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo e presidente dell’Eurogruppo dei ministri delle Finanze, oggi principale candidato del Partito Popolare Europeo alla presidenza della Commissione Ue.
“E’ impressionante il potere di trasformare il mondo che hanno le tecnologie digitali e trovo che sia una mossa disperata quella del primo ministro turco Erdogan di limitare la libertà di espressione bloccando Twitter e YouTube“, scrive Juncker. “I social media sono una buona notizia per la democrazia, e anche per la crescita economica”.
I politici europei hanno per il prossimo futuro l’importante compito di riportare il Vecchio Continente alla crescita e alla creazione di posti di lavoro, superando le conseguenze della crisi finanziaria e per Juncker le tecnologie digitali possono essere usate proficuamente a questo scopo. “La strada dell’Europa verso la crescita verrà costruita a suon di tablet e smartphone”.
“Come presidente della Commissione europea, le mie priorità sarebbero quelle di forgiare un’Europa pienamente digitale e un mercato veramente unico e digitale”, scrive Juncker, secondo cui l’Europa dovrebbe diventare un continente dove usare il telefono cellulare è semplice ed economico all’estero come in patria; dove i consumatori possono scaricare una canzone o un film sul loro iPhone senza problemi da qualunque parte dell’Ue; dove gli utenti di Internet sanno che i loro dati personali sono protetti in qualunque paese d’Europa facciano acquisti. “L’Europa deve diventare un continente in cui l’uso delle tecnologie digitali non ha soluzione di continuità e al tempo stesso si creano interessanti opportunità per le imprese. Se prendiamo oggi le decisioni corrette, il settore digitale può crescere sette volte più velocemente del Pil complessivo dell’Ue nei prossimi anni”.
Altrettanto grande è il potenziale della app-economy, con revenues che dal 2013 al 2018 si moltiplicheranno per tre, da meno di 20 miliardi di euro a più di 60. “Ma i politici devono agire, e non solo fare promesse”, afferma Juncker. “Voglio che le prossime Apple, Facebook e Microsoft siano aziende europee. L’Europa è indietro nelle tecnologie digitali, non perché non sia abbastanza capace di innovare, ma perché è frammentata in 28 mercati separati”. Questo scoraggia le imprese, che devono adattarsi a 28 realtà diverse quando vendono i loro prodotti e servizi, anche digitali.
“Eppure possiamo offrire in Europa opportunità ancora maggiori che negli Stati Uniti, con i nostri 500 milioni di potenziali clienti per i nuovi prodotti e servizi digitali — se abbattiamo le barriere regolatorie e finalmente passiamo da 28 mercati a un mercato unico. Dobbiamo agire con determinazione, ponendo fine ai compartimenti stagni nelle regole per le telecomunicazioni e il copyright, per la protezione dei dati e l’applicazione delle norme sulla concorrenza”, dice il politico lussemburghese.
Juncker riconosce che questa linea politica potrà incontrare delle resistenze, ma queste andranno vinte con determinazione: “Se vogliamo avere reti di telecomunicazione pan-continentali, fornitura cross-border di servizi digitali e un’ondata di start-up innovative in Europa, dobbiamo allontanarci dall’antiquata logica che privilegia i mercati nazionali come punto di riferimento per prodotti e servizi digitali. Per questo la politica digitale deve diventare una priorità dell’agenda politica generale, non una specializzazione per appassionati della tecnologia. Come presidente della Commissione europea, è su questo che punterei: l’Europa deve cambiare per tornare ad essere competitiva”.