La crisi economica attuale è un test anche per le nostre democrazie: c’è bisogno di ripristinare fiducia non solo nei mercati ma anche nei governi. Niente di meglio che gli strumenti della tecnologia digitale per farlo. Ne è convinta il vice presidente della Commissione europea Neelie Kroes, responsabile per l’Agenda digitale europea. “Un modo per riportare fiducia è rendere i governi più trasparenti, permettere ai cittadini di controllare quello che fanno i politici che hanno eletto- e come lo fanno”, ha sottolineato la Kroes nel discorso pronunciato in occasione della presentazione dell’Acion Plan per la democrazia aperta della Repubbica slovacca. Per questo il commissario Ue spinge su un tema-chiave: l’apertura dei dati pubblici, che garantisce non solo un più alto livello di conoscenza di ciò che accade nella Pa, ma anche un funzionamento più efficiente di economia e società.
“Gli strumenti digitali possono aiutare a connettere i governi con l’elettorato”, ha continuato la Kroes, dando anche le cifre della “trasformazione digitale” che l’Europa sta vivendo e che apporta benefici all’economia ma anche alla società: nel solo 2011, in Europa sono stati acquistati circa 170 mlioni di smartphone, 20 milioni di tablet e 60 milioni di computer; gli utenti di Internet si avvicinano ai 400 milioni. “Ma questi strumenti non sono solo una moda: ci aiutano a trovare informazioni e a dare voce alle nostre idee. Possono donare nuova linfa alla politica e dare sostegno alle democrazie”, ha detto la Kroes. “Lo abbiamo visto con la Primavera araba, ma vale anche per l’Unione europea, che sia Twitter per seguire il parlamentare che abbiamo votato o l’uso dell’e-government per accedere ai servizi pubblici”.
Ma, appunto, se gli strumenti digitali possono far circolare le informazioni e alimentare il dibattito politico, l’amministrazione pubblica deve saper aprire le sue porte. La Kroes si è detta particolarmente impegnata sul fronte degli “open data”, l’apertura dei dati pubblici, che ritiene essenziale perché la tecnologia digitale sia messa al servizio della governance e della trasparenza.
“Nell’era digitale i dati assumono un nuovo valore. Aprirli non stimola solo la trasparenza, ma nuovi contenuti su Internet, e fornisce alimento per l’economia futura”, ha affermato la Kroes. “Per questo ritengo che i dati siano il petrolio dell’era digitale. Quanti altri modi conoscete di stimolare un mercato che vale 70 miliardi di euro l’anno, senza impiegare grossi budget?”.
“Perciò abbiamo intenzione di cambiare il modo in cui le autorità pubbliche condividono i dati”, ha continuato il commissario Ue. “Abbiamo di recente proposto degli emendamenti alla Public Sector Information Directive che renderanno meno costoso, più semplice e più automatico per i cittadini usare e ri-usare i dati pubblici”.
In base a queste proposte, ha spiegato la Kroes, le persone potranno ri-usare automaticamente i dati pubblici, senza bisogno di “complicate autorizzazioni”. E il costo per farlo sarà “marginale” o addirittura nullo. “E proponiamo di estendere queste regole anche al materiale culturale di valore delle biblioteche, degli archivi e dei musei, nel rispetto della loro vulnerabilità commerciale”.
La proposta al momento è al vaglio del Parlamento e del Consiglio d’Europa. “Quando sarà approvata, rappresenterà un importante incentivo al singolo mercato degli open data, perché le stesse regole varranno in tutti i paesi Ue”, ha sottolineato la Kroes.
Il cambiamento non è facile perché è innanzitutto culturale. L’Ue sta cercando di dare l’esempio applicando il nuovo sistema alla propria amministrazione: nei prossimi mesi la Commissione renderà i suoi dati disponibili a tutti, gratuitamente, in modo facile da utilizzare, perché saranno riuniti in un solo portale. E poi spingerà le altre istituzioni e agenzie dell’Ue a fare lo stesso.
“Si tratta di un nuovo modo di pensare che richiede che tutti, a ogni livello della pubblica amministrazione, riconoscano i benefici, per la Pa e i cittadini, dell’apertura dei dati”, ha osservato la Kroes. “Prendendo esempio dai paesi dove questo è già realtà e le imprese ne traggono enormi vantaggi. Vedendo come questi strumenti danno impulso all’economia e aiutano le stesse pubbliche amministrazioni a essere più efficienti”.
Certo, “La trasparenza non significa che la privacy scompare o che tutti i dati sono a disposizione senza rispettare i diritti degli individui, inclusi quelli della proprietà intellettuale o delle informazioni private”, ha concluso la Kroes. Che ha ribadito il suo impegno anche su un altro fronte: “La libertà di parola, importante anche nel mondo di Internet, resta un valore da preservare”. L’esigenza, ha detto il commissario, è “di diventare più sofisticati nel gestire questi temi spinosi, cosicché diritti e responsabilità siano pienamente garantiti pur nella trasparenza- e anche questa è democrazia aperta”.