L’Italia ha appena assunto la Presidenza di turno del Consiglio Ue. È una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità e non poteva capitare in un momento migliore, considerato che dobbiamo costruire l’Europa digitale. Dalla sanità ai trasporti, dalla scuola all’energia, gli strumenti digitali stanno trasformando tutto ciò che facciamo, contribuiscono a costruire la nostra economia e rafforzano la società. Dalle acquisizioni nel settore delle Tlc ai cyberattacchi passando per i gadget più innovativi: il digitale è quasi sempre in prima pagina. Da Google a Samsung, i principali operatori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) oggi figurano tra le più grandi aziende al mondo, ma sempre meno sono di nazionalità europea.
L’Italia è fra le più importanti economie industriali: ha una lunga tradizione nel campo delle tecnologie e vuole essere competitiva guardando al futuro. Lo stato attuale, però, non è in sincronia con le ambizioni. I governi passati avevano dichiarato di dare grande importanza allo sviluppo digitale, ma di fatto gli investimenti strutturali non sono stati all’altezza delle intenzioni. È arrivato il momento di trasformare l’ambizione in azione. L’8 luglio l’Italia inaugura la sua Presidenza con l’evento Digital Venice. Questo sì che è un messaggio giusto: il governo intende approfittare di questa opportunità per costruire un’economia più forte per l’Italia e per il resto dell’Europa.
Lo sviluppo digitale può essere destabilizzante, anche difficile, ma è inevitabile. Voltare le spalle al digitale significa voltare le spalle ad un rilancio strutturale della competitività. E sarebbe l’intera società a rimetterci. In primo luogo l’Europa ha bisogno di capitale umano: oggi circa il 90% delle professioni richiede competenze digitali e c’è ancora un milione di posti di lavoro vacanti nell’Ict proprio perché mancano queste professionalità. La programmazione è la “nuova alfabetizzazione” e ha innumerevoli applicazioni creative, eppure in Italia un adulto su tre non ha mai usato Internet; è incredibile quello che si sta perdendo. Le iniziative per affrontare il problema e dotare le persone di competenze digitali – a scuola, sul lavoro e tramite organizzazioni di volontariato – sono numerose. La Europe Code Week di ottobre e la Grande coalizione per l’occupazione nel digitale sono due ottimi esempi. Allo stesso modo, il Mese europeo della sicurezza informatica, sempre a ottobre, contribuirà a sensibilizzare i cittadini sull’importanza di usare Internet in sicurezza. Mi auguro di vedere molte organizzazioni italiane prendere parte a queste iniziative.
In secondo luogo l’Europa ha bisogno di infrastrutture fisiche. In Italia, quattro abitazioni su cinque non sono raggiunte dalla banda larga veloce, parecchio al di sotto della media europea. È tempo di cominciare a realizzare queste reti. Grazie alle nuove norme Ue, che creano un clima di stabilità per gli investimenti ed eliminano la necessità di duplicare le opere civili, ora è più semplice farlo, ma spetta al governo italiano, alle Regioni e alle autorità locali cogliere questa opportunità. Le nuove norme europee sugli aiuti di Stato rendono più semplice mettere in campo fondi pubblici senza distorcere la concorrenza e ci sono milioni di euro di fondi strutturali e di risorse da investire nella banda larga e nell’Ict, che sono considerati priorità.
In terzo luogo, dobbiamo sfruttare al massimo il potenziale del mercato unico. È il fiore all’occhiello della Ue perché dà nuove opportunità e nuovi diritti a milioni di persone. Studenti di tutta Europa possono trascorrere un anno di Erasmus nella più antica università del continente, quella di Bologna; gli imprenditori italiani possono diffondere le loro idee brillanti in tutta Europa; milioni di persone possono viaggiare, lavorare o vivere dove desiderano.
Qualunque sia il motivo del viaggio, c’è un oggetto che certamente portiamo con noi: il cellulare. Eppure c’è ancora una cosa che ci ricorda che abbiamo attraversato il confine del nostro paese. Dal 1° luglio, grazie alle nuove norme Ue, i prezzi del roaming mobile all’interno dell’Europa sono notevolmente diminuiti. Ma perché, se siamo in un mercato unico, esiste ancora il roaming? Questi sovrapprezzi ci ricordano che il mercato unico delle Tlc non esiste ancora e che sono ancora molti gli ostacoli da superare prima che l’Europa possa diventare un continente veramente connesso e comunicante.
E mentre le minacce informatiche non conoscono frontiere, per quanto tempo ancora potremo pretendere che la sicurezza non esca dai confini di casa? Per proteggerci dobbiamo spingere verso una maggiore cooperazione a livello operativo. Oggi tutte queste questioni sono in primo piano. Con il nuovo Parlamento europeo e la nuova Commissione la Ue è in una fase di grandi cambiamenti e molte discussioni sono incentrate proprio sull’importanza del digitale, di cui si stanno rendendo conto sempre più persone “che contano”. La Presidenza italiana è una grande occasione per dimostrare che anche l’Italia se ne rende conto. Sul tavolo ci sono la normativa per proteggere le reti europee da hacker e attacchi, la completa eliminazione delle tariffe di roaming, la garanzia della neutralità della rete e molto altro. Portando a termine il processo legislativo la Presidenza di turno può fare del bene ai cittadini e all’economia, oltre a gettare le basi per un futuro migliore e per la costruzione di un’Europa digitale più unita e più sicura.
Nel mondo digitale di oggi non possiamo permetterci confini e barriere all’informazione e alla comunicazione. I cambiamenti del digitale, però, non vengono imposti dall’alto: possiamo influenzarli, sostenerli e favorirli. Quando i decisori italiani ed europei si incontreranno a Digital Venice avranno l’opportunità di mostrare la loro leadership e porre le basi per il nostro futuro di continente connesso e competitivo. Spero che si dimostreranno coraggiosi e lungimiranti.